La volatilità nel mercato del petrolio rimane comunque elevatissima. I petrolio Brent in pochi giorni è passato da 120 dollari al barile a meno di 100, per poi tornare a 120 e calare ancora . Un sali e scendi continuo, legato a vicende politiche da un lato, ma anche all’incertezza sulla futura capacità della Russia di produrre petrolio.
Il problema è che gli esperti del settore sono estremamente divisi nella valutazioni di quale sarà la capacità produttiva russa nel corso della seconda parte del 2022 e nella prima parte del 2023. Le differenze sono fortissime e sconcertano il mercato.
Nette differenze tra le previsioni per la produzione di petrolio russo
Fonte: Standard Chartered
L’OPEC+ e la US Energy Information Administration (EIA) sono le più rialziste sulle prospettive del greggio russo, mentre l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) e Standard Chartered sono meno ottimiste.
La previsione più recente arriva dall’IEA: nel suo rapporto del 16 marzo, l’organismo di vigilanza sull’energia con sede a Parigi ha avvertito di un potenziale shock dell’offerta globale di petrolio, con circa 3 milioni di barili al giorno di produzione petrolifera russa che probabilmente saranno bloccati il mese prossimo.
Nel suo ultimo rapporto mensile, l’IEA prevede una crescita della domanda inferiore per il 2022 da 1,1 milioni di barili al giorno a 2,1 milioni di barili al giorno grazie alla riduzione dei consumi russi e all’aumento dei prezzi.
Da parte sua, Standard Chartered (StanChart) è diventato ancora più pessimista sulla prospettiva russa. Nel suo rapporto del 9 marzo, StanChart ha abbassato le sue previsioni per il 2022 a 1,94 mb/g, quasi un milione di barili al giorno in meno rispetto alle previsioni di febbraio.
Alla fine fra le previsioni ottimistiche dell’OPEC+ e quelle più pessimistiche di StandChart ci sono 4 milioni di barili al giorno, un deficit produttivo enorme che sconcerta il mercato e gli operatori.
Chi può colmare questo gap, nel caso si realizzasse ? StanChart stima che un accordo con l’Iran potrebbe potenzialmente fornire 1,2 mb/g in più nel secondo semestre del 2022, lasciando comunque un divario significativo che può essere realisticamente colmato solo dai membri dell’OPEC con capacità inutilizzata, in particolare Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
Quindi a colmare il gap e impedire un’esplosione ancora maggiore dei prezzi dovrebbero essere i paesi extra OPEC+, cioè prima di tutto USA e Canada. Se il Canada può aumentare , e lo sta facendo, le proprie produzioni, al contrario gli ultimi conteggi dei pozzi USA vedono un calo. Quindi le prospettive non sono positive, tranne che qualche paese extra OPEC+ non intervenga. Il Brasile incrementerà la produzione, ma di soli 300 mila barili al giorno.
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