Anche al G7 il Presidente del Consiglio Mario Draghi è tornato sul tema dei tetto sui prezzi del gas e del petrolio. Purtroppo lo ha fatto in modo molto confuso, come nelle scorse settimane, e questo, paradossalmente, ha innervosito i mercato i fatto aumentare il prezzo del petrolio, che da poco più di 100 Dollari ante meeting, è tornato a superare quota 115 con il Brent. I mercati non amano la nebulosità e l’incertezza, e un ex banchiere centrale dovrebbe saperlo.
Il problema è che il tetto ai prezzi non ha ricevuto molti appoggi, al di là di un generico “Discutiamone”, perché non ha molto senso, e dirgli seccamente che è un’idea non sostenibile non fa fine , a livello internazionale.
Separiamo ora il tetto del petrolio da quello del gas e consideriamo i due casi separatamente:
- sul petrolio la UE avrebbe già deciso un bando parziale, e quindi il tetto non avrebbe molto senso. Recentemente si era parlato di concordare un “Tetto” con gli altri paesi che attualmente stanno importando il petrolio russo, cioè Cina e India in primis, ma in questo caso il tetto, da applicarsi SOLO al petrolio russo, non avrebbe senso: questi due stati già acquistano con uno sconto del 30% sul prezzo di mercato di riferimento, quindi hanno già un tetto del prezzo. Potrebbero perfino dire si all’idea di un tetto, ma , oggettivamente, non cambierebbe nulla. Il danno per Mosca sarebbe pari a zero, rispetto alla situazione attuale;
- sul gas, che giunge da strutture fisse, come i gasdotti, il discorso avrebbe ricadute diverse, ma comunque l’efficacia sarebbe uguale. Prima di tutto non è detto che la Russia accetti di proseguire a fornirci. Sinora i paesi occidentali hanno sempre sopravvalutato sia il proprio peso economico, sia la capacità della Russia di resistere alle pressioni esterne sotto forma di dazi o simili. Abbiamo già assistito ad un dimezzamento delle forniture di gas alla UE, alla fine Mosca potrebbe anche decidere di chiudere i rubinetti, ritenendo di aver già incassato abbastanza per l’anno. Dato che il tetto si applica solo a quello russo, questa forma di pressione verrebbe a perdere efficacia, diventando solo l’ennesimo orpello europeo. Quindi passiamo ai problemi di mercato, per il quali mi rifaccio ad una precisa speigazione di Sergio Giraldo su La Verità. In Europa purtroppo esiste il mercato spot del gas TTF, o meglio “Dutch TTF”, di riferimento. Dalla primavera del 2021, per volontà di Mosca, il gas che arriva in Europa vi giunge solo sulla base di contratti a lungo termine, non c’è più gas spot che va sul mercato olandese del TTF. Questa scelta, nella seconda metà del 2021, fece esplodere i prezzi spot perché mancava la materia prima, mandando in crisi tutta l’economia europea, dato che i prezzi al dettaglio sono poi legati NON ai contratti a lungo termine, ma proprio a quelli del TTF (altra genialata della Commissione). Nel caso fosse imposto un tetto del prezzo da parte dei compratori, che agirebbero in blocco, al gas russo, questo non potrebbe che essere molto più basso rispetto al prezzo di mercato imposto sul TTF. A questo punto cosa impedirebbe a un operatore che acquista gas calmierato dalla Russia di rivenderlo sul mercato TTF, lucrando una forte utile in un tempo brevissimo. Non sarebbe invece possibile mettere un tetto al TTF dove viene offerto anche gas da Mare del Nord e dai rigassificatori. Quindi, alla fine, il “Tetto sul prezzo non darebbe nessun sollievo ai consumatori, ma si convertirebbe in un utile, veramente extra, per gli importatori.
Sinceramente sono stupito che proprio il nostro Presidente del Consiglio si sia intestardito con un’idea che non può funzionare o che, anche se funzionasse parzialmente, non darebbe alcun vantaggio dal punto di vista pratico. L’impressione che ne traggo è che non si tratti di null’altro che una cortina fumogena stesa a favore dei mass media, sempre pronti a basse attività di lecchinaggio. Questo spiega perchè nessun altro leader europeo sia andato, su questo campo, oltre a qualche parola di cortesia.
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