La Cina ha visto precipitare la propria crescita economica nel secondo trimestre del 2022, con addirittura un risultato negativo se la crescita è valutata rispetto al trimestre precedente
Nei tre mesi fino a giugno 2022, l’economia cinese ha subito una contrazione destagionalizzata del 2,6% su base trimestrale, rispetto alle stime del mercato che prevedevano un calo dell’1,5% e dopo una crescita dell’1,4% rivista al rialzo nel trimestre precedente. Si è trattato della prima contrazione trimestrale dal primo trimestre del 2020, quando un focolaio di COVID-19 a Wuhan, rilevato per la prima volta alla fine del 2019, si è trasformato in una vera e propria epidemia. Da marzo a maggio del 2022 sono state imposte chiusure totali o parziali nelle principali città cinesi, compreso l’hub finanziario e commerciale di Shanghai. L’agenzia statistica cinese ha evidenziato che la pressione al ribasso sull’economia è aumentata significativamente a partire dal trimestre di giugno, con gravi impatti dovuti a fattori imprevisti. “Le fondamenta di una ripresa economica sostenuta non sono stabili”, ha dichiarato, tra l’aumento dei rischi di inflazione a livello globale, l’inasprimento delle politiche monetarie nelle principali economie e l’impatto delle epidemie virali interne.
Su base annua, quindi confrontando con il PIL di giugno 2021, c’è ancora una crescita, ma ridotta al lumicino, cioè lo 0,4%. Sotto il 4% normalmente la Cina si considera in recessione
Un calo fortissimo rispetto al primo trimestre 2022, quando la crescita era ancora del 4,8% e sembrava essere ancora sostenuta.
Come viene spiegato questo risultato negativo? Ufficialmente l’Ufficio di statistica cinese ha affermato: “Il rischio di stagflazione nell’economia mondiale è in aumento, le politiche delle principali economie tendono a inasprirsi e l’instabilità esterna e le incertezze sono aumentate in modo significativo “”L’impatto dell’epidemia interna cinese non è stato completamente eliminato. La contrazione della domanda e lo shock dell’offerta si intrecciano, le contraddizioni strutturali e i problemi ciclici si sovrappongono, le entità di mercato sono ancora relativamente difficili da gestire e le basi per una ripresa economica sostenuta non sono stabili”.
In realtà la crescita è molto bassa proprio nelle zone con alto sviluppo economico e dove è stato applicato il lockdown nel tentavo di applicare la politica Covid zero sono quelle con peggiori risultati di crescita: Shanghai meno 13,7% nel secondo trimestre, Pechino meno 2,7%, Jiangsu meno 1,1%, Jilin meno 4,5%, Hainan meno 2,5%, Guangdong cresce solo del 0,7%. Si sviluppano oltre il 3% solo regioni secondarie come la Mongolia Interna e lo Chongqing,
Quindi Covid zero sta portando grossi danni all’economia cinese, che poi si incrociano con una congiuntura internazionale non positiva e con la crisi profonda del settore immobiliare. La Cina non è abituata a questi rallentamenti e il risultato rischia di essere un incremento nei problemi di carattere sociale.
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