Daniel Moghimi, un ricercatore di Google, ha individuato Downfall, una falla nei processori Intel che consente di ottenere i dati sensibili degli utenti di un sistema.
La vulnerabilità, identificata come CVE-2022-40982, è causata da una feature di ottimizzazione di memoria dei processori che rivela alcuni registri hardware interni alle componenti software; ciò, spiega Moghimi, consente a un software malevolo di accedere ai dati memorizzati da altri programmi, cosa che normalmente non dovrebbe accadere.
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Credits: Dan74- Depositphotos
Nel dettaglio, l’istruzione incriminata è la “gather” che si occupa di velocizzare l’accesso ai dati in memoria; durante il processo, però, la funzione rende disponibile alle applicazioni il contenuto dei registri interni.
Grazie a questa vulnerabilità un attaccante è in grado di sottrarre password e chiavi di cifratura per poi sferrare altri attacchi volti a violare l’integrità dei dati sul dispositivo.
Per sfruttare la vulnerabilità l’attaccante e la vittima devono condividere lo stesso processore fisico, una casistica oggi abbastanza frequente sui dispositivi che implementano multithreading simultaneo e multitasking con prelazione. Il ricercatore è riuscito a replicare il caso in sole due settimane, sviluppando un attacco end-to-end in grado di sottrarre chiavi di cifratura da OpenSSL.
Secondo Moghimi è possibile sfruttare la vulnerabilità anche da remoto tramite browser, anche se in questo caso l’esecuzione dell’attacco è più complessa e necessita di ulteriori approfondimenti.
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Pixabay
La vulnerabilità è presente da almeno 9 anni: i processori vulnerabili vanno dagli Intel Core Skylake di sesta generazione fino ai Tiger Lake di undicesima generazione. Moghimi aveva individuato la falla un anno fa, il 24 agosto 2022, ma Intel ha deciso di renderla nota soltanto all’inizio di questo mese.
Intel ha rilasciato la lista completa di processori vulnerabili invitando gli utenti ad aggiornarli all’ultima versione del firmware disponibile. La compagnia ha affermato che il fix potrebbe causare fino al 50% di overhead in più nell’esecuzione di alcuni carichi di lavoro.
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