“La Ue incentivi la separazione tra reti e servizi”, per promuovere la nascita di operatori “wholesale only” con reti nazionali “controllate dai rispettivi governi”. Lo ha detto il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti in una intervista al Corriere della Sera, dove ha snocciolato le proposte che l’Italia intende portare a Bruxelles per il Digital Networks Act europeo, il pacchetto Tlc del futuro.
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Consiglio Ue Tlc, Butti: ‘Separare reti e servizi per un mercato digitale davvero paneuropeo’
Reti wholesale, competizione paneuropea sui servizi
In sintesi, si tratta di alcune proposte ben definite: in primo luogo, la separazione delle reti dai servizi, per la creazione di reti “aperte e capaci di offrire servizi wholesale armonizzati a livello europeo”, ma è a livello paneuropeo che va cercato “il confronto competitivo tra operatori di servizi, che potranno così competere con i giganti americani”.
Deregulation della fibra
Inoltre, secondo Butti l’Europa dovrebbe avviare una politica di deregolamentazione del mercato della fibra, con regole più stringenti per gli operatori verticalmente integrati.
Per quanto riguarda lo spegnimento del rame, il modo migliore per arrivare a questo obiettivo secondo Butti è realizzare reti FTTH realmente performanti, “realmente collegate alle case”.
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Abolizione del roaming e reti Edge
Per quanto riguarda il mobile, secondo il nostro Sottosegretario per creare un mercato europeo delle telecomunicazioni bisognerebbe dimenticarsi del roaming, dando la possibilità a consumatori e imprese europee di scegliere liberamente l’operatore in tutta Europa.
Per quanto riguarda i servizi digitali, “bisogna guardare certamente ad una rete europea di Edge Cloud computing“ per migliorare le prestazioni e la qualità dei servizi per i consumatori e le imprese europee. Non basta realizzare le reti in fibra e 5G standalone, dove l’Italia è peraltro in ritardo. Per quanto riguarda lo spettro di frequenze ancora da assegnare, infine, “potrebbero essere usate almeno in parte solo per servizi paneuropei” con la ripartizione dei ricavi dei diritti d’uso tra gli Stati membri.
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