Telecomunicazioni: quale futuro per gli operatori di mercato?
Si è svolto oggi a Roma, a Palazzo Wedekind, il convegno Annuale di AIIP – l’Associazione Italiana Internet Provider, che ogni anno mette attorno ad un tavolo le voci più importanti del settore telco. L’edizione 2024, dal titolo “Telecomunicazioni: quale futuro per gli operatori di mercato?” ha posto al centro del confronto alcuni temi chiave, tra cui il mercato dell’accesso, le infrastrutture e i servizi di cloud computing e la cybersecurity.
Gli anni successivi all’emergenza sanitaria dettata dalla pandemia da Covid-19, hanno visto l’avvio di una trasformazione del settore delle telecomunicazioni, che progressivamente è entrato in fermento finanziario, politico e geopolitico, soprattutto come conseguenze delle strategie delle cosiddette Big Tech.
“È un errore grave lasciare tutto in mano agli hyperscaler”, ha dichiarato Giovanni Zorzoni, Presidente AIIP. “Il mercato è in un equilibrio molto precario, bisogna muoversi con cautela. Noi siamo qui per creare il miglior ambiente in cui agire per favorire crescita e sviluppo. Ci sono molti aspetti da affrontare e noi non ci siamo mai sottratti al cambiamento”, ha aggiunto il Presidente nel suo intervento di presentazione dell’evento.
Il prossimo anno AIIP compie 30 anni, ha ricordato Zorzoni, “in questi anni abbiamo dato voce ai numerosi piccoli e medi operatori che contribuiscono significativamente alla diffusione della banda ultralarga e dei servizi Internet in Italia, al raggiungimento e alla copertura di aree sofferenti il digital divide, garantendo flessibilità e reale vicinanza agli operatori. Nel tempo, molti di questi hanno fatto il salto della finanziarizzazione e sono stati sostituiti da nuovi soggetti, che l’Associazione ha incubato, spesso portatori di nuovi modelli che hanno fatto scuola nel mercato. Sento parlare di necessità di campioni europei nelle telecomunicazioni, ma per raggiungere questo ambizioso risultato abbiamo bisogno di anche di una maggiore condivisione e di standard aperti”.
Riferendosi a quanto sta accadendo negli ultimi mesi al nostro ex incumbent, “alla futura SerCo di TIM chiediamo di evitare azioni aggressive nel mercato”. Tornando invece sul tema dei campioni nelle Tlc, per Zorzoni è importante non desertificare il comparto.
“I Gafam, che si tengono in pancia il 75% del traffico di rete, stanno cercando di trasformare internet in un enorme proxy, una grande Vpn, e lo stanno facendo cambiando gli standard e facendo di sé stessi dei gateway, accentrando il controllo sia dalla parte clienti, sia dei sistemi operativi, anche nel mobile”, ha spiegato il Presidente AIIP.
“C’è inoltre da tenere in considerazione il ruolo delle Pmi, vittime dell’affermazione dei modelli wholesale oly”, ha proseguito Zorzoni, che sul cloud ha detto: “Abbiamo avuto incontro interessante con il Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, sulla virtualizzazione delle reti, proponendo un vincolo al mantenimento e rafforzamento del cloud italiano al 100% su core delle reti nazionali, evidenziando il trend oligopolistico delle Big Tech che potrebbe impedire il lavoro delle Autorità nazionali”.
“Siamo in tempi di cambiamenti, è la nostra epoca che sta cambiando, ma la connettività rimane l’unico strumento attraverso il quale il nostro Paese potrà crescere a livello economico. Il nostro ruolo è di accelerare questo processo. Infratel garantisce il filo diretto tra Stato e imprese, proponendosi come ponte. La banda ultralarga, quindi, si offre come strumento principe attraverso il quale offrire servizi innovativi e di sviluppo del business, e che allo stesso tempo assicuri la libera concorrenza”, ha detto Alfredo Maria Becchetti, Presidente Infratel Italia.
Le telecomunicazioni tra intervento pubblico e mercato
Nel primo panel dal titolo “Il futuro delle TLC italiane, tra intervento pubblico e mercato”, moderato da Enrico Pagliarini, giornalista Radio24 – IlSole24Ore, sono intervenute le imprese.
“Rispetto alla situazione attuale c’è la possibilità di tornare al 2006 e al tempo della deregulation”, ha dichiarato Zorzoni intervenendo in questo panel. “Abbiamo il rischio di passare da una situazione di aumento del costo marginale delle attività a una situazione peggiore”. Negli anni, le Telco hanno creato l’infrastruttura per l’offerta di servizi digitali, di cui hanno beneficiato in particolare i soliti Gafam. Emblematica la differente crescita di ricavi, marginalità e capitalizzazioni tra queste due categorie di attori. “Attendiamo le carte dell’accordo tra TIM e KKR. Bisogna darci una mano nella realizzazione delle reti e nell’ampliamento della copertura. Bisogna riuscire a fare sistema sul mercato. È arrivato il momento che anche noi, visto che tutto cambia, riusciamo a confederarci. Sarebbe importante anche avere tanti modelli diversi, anche per la rete mobile”, ha aggiunto il Presidente dell’AIIP.
Francesco Nonno, Direttore Regolamentazione Open Fiber: “Il mercato attuale è monopolistico by design. Ci stiamo spostando nel mondo della fibra, in cui OpenFiber ricopre una posizione di vantaggio. Un mondo competitivo. La logica di separazione di TIM è di muoversi in mondo concorrenziale. Non di torna indietro alla situazione precedente. Dobbiamo trovare equilibri concorrenziali e cooperativi con gli altri soggetti sul mercato. Ci candidiamo ad un ruolo guida, soprattutto verso gli operatori più piccoli, con cui vogliamo trovare nuove intese per uno sviluppo equilibrato del mercato”.
“Fastweb è un operatore infrastrutturale. Investiremo sempre di più sulla rete per un ritorno di investimento efficace. Rappresentiamo un elemento di facilitazione per il mondo degli internet service provider, in virtù dell’utilizzo delle infrastrutture e dei servizi di rete. Possiamo essere utili per lo sviluppo della banda ultralarrga anche nelle aree più difficili da raggiungere. Riteniamo che l’evoluzione dei nostri competitor, che può scatenare una crescita della rete del Paese, è sempre un evento positivo. I rapporti tra Fastwebb e Fibercop sono di natura contrattuale per la rete secondaria e di natura finanziaria. È previsto un percorso di uscita di Fastweb dall’azionariato di Fibercop”, ha dichiarato Fabrizio Casati, Chief Wholesale Officer di Fastweb. Per la nascita della nuova Fastweb, con in dote Vodafone e i suoi 16 milioni di abbonati mobili e 3 milioni circa di banda ultralarga fissa, bisognerà comunque attendere il primo trimestre 2025.
“Siamo preoccupati per la situazione del mercato e le sfide che ci attendono. Siamo nati due anni fa con capitali privati. Abbiamo già connesso 40 mila insediamenti produttivi, soprattutto dove operano le pmi. Una nicchia di mercato in modalità wholsale only che cerchiamo di coprire. Ovviamente, lo scenario generale è fortemente instsabile, perché potrebbe essere messo in discussione da quello che sta accadendo sul mercato. Fino ad oggi c’è stato un quadro regolatorio che ci consentiva di competere, anche in quelle aree a basso profitto. I piccoli operatori potrebbero venir penalizzati da quello che sta accadendo”, ha precisato Renzo Ravaglia, amministratore delegato di Fibreconnect.
“Il mercato rischia di non essere più regolamentato e i piccoli operatori non avranno più la certezza di in un accesso regolato. Bisogna competere su questo mercato e sicuramente interverrà l’antitrust, ma certo nessuno sa dove finiranno i più piccoli. Le direttive europee sono distaccate dalla realtà di mercato. Lo switchoff è una condizione positiva per gli operatori come noi”, ha affermato Gilberto Di Maccio, amministratore delegato di Ehiweb
La necessità crescente di una cybersecurity ‘made in Italy’
Sono seguiti poi gli interventi previsti nel Secondo panel, dal titolo: “Cybersicurezza: un approccio made in Italy?”. Ad aprirlo è stato Giuliano Claudio Peritore, il vicepresidente dell’AIIP: “Veniamo da un tempo in cui tutti i nostri dati erano contenuti su device di nostra proprietà e sotto controllo diretto. Ma negli ultimi 30 anni, con internet, l’ampio utilizzo degli smartphone e in particolare dei computer desktop, abbiamo delegato la custodia dei nostri dati a terzi, soggetti che non sappiamo come trattano tutti i nostri dati e neanche dove. Il valore di un data center dipende dalla tipologia dei dati che vengono gestiti. La sicurezza va intesa come concetto generale, mai in termini verticali. Sta accadendo che la catena che divide il dato prodotto dal proprietario si sta allungando. Il dato si allontana dall’utente e si concentra in punti specifici, creando un problema generale di sicurezza. Si crea un oligopolio che danneggia la collettività. Serve maggior controllo sia sui dati, sia sui soggetti terzi e anche extraeuropei che li gestiscono”.
“Cloud4Defence è una rete di imprese nata all’interno del ministero della Difesa. Il ministro ha siglato un accordo per portare i data center al polo strategico nazionale. Due settimane fa con una società della rete che presiedo abbiamo tenuto un convegno internazionale a Venezia, su tema della sovranità digitale, nazionale ed europea. Abbiamo promosso due accordi con due società europee perché dobbiamo mettere assieme capacità non solo nazionali, cercando di far capire alle istituzioni che l’80% delle leggi in Italia derivano da direttive europee. Serve un rafforzamento della sovranità digitale e l’idea di metterci tutti assieme per portare avanti questo tema strategico a livello nazionale in prima battuta. Nostro sogno è la nascita di un data center made in Europe”, ha sottlineato Leandro Aglieri, Presidente di Cloud4Defence.
“Il vero valore di internet è il dato. A livello nazionale è fondamentale che i dati critici che rappresentano il valore del Paese vengano trattati da infrastrutture qualificate che consentano un monitoraggio pubblico su come vengono tutelati i dati e quindi utilizzati. Da un punto di vista operativo abbiamo diversi progetti. C’è l’HyperSoc, un’infrastruttura per il monitoraggio continuo della minaccia informatica. Ci permetterà di intercettare in maniera precoce possibili attacchi e capire dove un sistema di difesa è vulnerabile utilizzando anche sistemi di Ai. Il nostro approccio deve essere proattivo e predittivo. L’agenzia, inoltre, svilupperà un DNS nazionale che avrà l’obiettivo di fornire una piattaforma per il paese dove riverseremo tutte le informazioni di rischio e forniremo contestualmente gli strumenti per poter superare i problemi che non rendono visibile il traffico a chi ha titolo di controllo e monitoraggio. Abbiamo inoltre lavorato ad un’infrastruttura di risoluzione Domain Name System nazionale, con servizi di protezione della navigazione web a uso della PA, per un utilizzo più sicuro della rete Internet”, ha raccontato Roberto Caramia, Capo Divisione CSIRT Italia dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).
“Abbiamo una specificità nazionale da raccordare con l’Europa. I fattori abilitanti di internet sono stati l’interoperabilità, la trasparenza e la capacità di interconnettere gli attori principali della rete. L’offuscamento dei layer di rete che sta avvenendo crea aree oscure. Altro aspetto rilevante e altra prospettiva da cui guardare il futuro è il software. Oggi viviamo su uno strato digitale che ci consente di fare ogni cosa. !uando abbiano iniziato a sviluppare software per il cloud ci siamo di fatto spostati dalla cittadella medievale fortificata verso uno spazio dominato da uno sciame di piccoli oggetti sparpagliati nei cloud, che continuano a scambiarsi dati. Il futuro sarà uno spazio senza mura, uno sciame di software che non possiamo più proteggere come prima e che vivono in maniera distributiva. Serve consapevolezza condivisa sulla difesa distribuita e connessa, che ci consentirà di affrontare le nuove sfide della sicurezza”, ha detto nel suo intervento Roberto Loro, CTO di Dedagroup.
“La strategia 2022-2026 sulla cybersicurezza si caratterizza in protezione dei sistemi e dei servizi messi a disposizione del Pase per proteggere le infrastrutture cloud. Bisogna essere pronti ad affrontare ogni crisi ed emergenza, ma anche ad incentivare l’autonomia tecnologica europea. C’è un investimento da 623 milioni nel Pnrr per circa metà a sostegno della PA con investimenti forti sulle capacità cyber. Il centro di valutazione nazionale deve capire in questa catena dove sono le vulnerabilità e i potenziali rischi. Internet si compone di una serie di device e bisogna capire come lavorano. Sono tanti i progetti in ACN legati al Pnrr. L’anno scorso è partita la collaborazione con Cineca per l’acquisizione del sistema HPC dell’Agenzia da collocare presso il centro di San Giovanni a Teduccio di Napoli. Il sistema è dedicato, come previsto dal Pnrr, al monitoraggio della minaccia cyber centrale, l’HyperSOC, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e machine learning. La collaborazione tra l’ACN e il CINECA, inoltre, riguarda anche specifiche attività di sviluppo e ricerca nel settore del calcolo ad alte prestazioni e la gestione condivisa dell’HPC dell’Agenzia. L’investimento complessivo si aggira sui 70-80 milioni di euro, di cui l’Agenzia ne metterà circa un quarto. L’obiettivo è migliorare il livello dei servizi di agenzia verso gli attori nazionali, fornendo indicazioni in ‘near real time’ e a supporto dello sviluppo industriale. Si offrirà così grande capacità di calcolo alle imprese”, ha detto Andrea Margheri, Servizio Programmi industriali di ACN.
https://www.key4biz.it/il-convegno-annuale-dellaiip-il-presidente-zorzoni-non-lasciamo-tutto-in-mano-agli-hyperscaler/493399/