Crollati i ricavi derivanti dal traffico di Sms e voce, sempre più marginali, mentre aumenta a dismisura il traffico dati che però viene considerato una commodity dagli utenti con il prezzo per giga in costante flessione. L’Arpu medio, vale a dire i ricavi mensili per cliente, sono piombati del 40% in 10 anni, passando da 313,9 euro nel 2013 a 188 euro nel 2023. Una perdita di valore che si riflette inevitabilmente sulla capacità di investire delle telco. E’ quanto emerge dalla rielaborazione dei dati Agcom da parte di Assium, l’associazione degli utility manager italiani, che ha realizzato una apposita indagine sul settore prendendo spunto dai dati dell’Autorità.
Per dare una idea di come siano cambiate le abitudini quotidiane dei cittadini, basta soffermarsi sul numero di “sms” inviati dai telefonini – esordisce Assium – Erano 77,78 miliardi nel 2013, oggi si fermano a 4,10 miliardi. In rapporto alle Sim attive, si è passati dai circa 70 sms al mese per utente, ai 4 messaggi mensili del 2023.
Spesa degli italiani per rete mobile in calo del 33,7%
In generale la spesa per i servizi telefonici si è ridotta di ben 6 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, passando dai 28,22 miliardi di euro del 2013 ai 22,23 miliardi del 2023, con una contrazione del -21%: nel dettaglio la spesa degli italiani per la rete fissa è scesa da 13,23 a 12,30 miliardi (-7%), quella per la rete mobile da 14,99 a 9,93 miliardi (-33,7%) – analizza Assium – Il ricavo medio per utente dei servizi telefonici è così crollato dai 313,9 euro annui del 2013 ai 188 euro del 2023, con una riduzione del 40%.
Consumi Sms e voce residuali
Se è cresciuto in modo sostanzioso il numero di Sim attive che effettuano traffico dati (da 33,6 milioni del 2013 a 57,6 milioni del 2023), il consumo di Gigabit in termini di traffico medio mensile delle Sim è letteralmente esploso, registrando un aumento in 10 anni del 2.370%: da 0,86 a 21,25 Gigabit/mese.
Il consumo in volume di servizi voce è rimasto invece sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni: da 156,5 a 160 miliardi di minuti.
La relazione annuale dell’Agcom evidenzia che “L’analisi degli introiti unitari per tipologia di servizi (Grafico 1.1.12) evidenzia una crescita sia di quelli voce, sia di quelli SMS. Ciò sembra potersi attribuire in parte alla riduzione dei volumi (-15% per il traffico voce, -25% per gli SMS inviati) a parità di condizioni contrattuali, e, in parte, a eventuali rimodulazioni del pricing o a variazioni nei driver di attribuzione dei ricavi da parte degli operatori. Nel caso dei servizi dati, la crescita dei ricavi (+4,5%) inferiore all’ aumento dei volumi di traffico (+28,5%) ha prodotto una riduzione dei ricavi per GB dell’ordine del 18% (da 47 a 38 centesimi di euro per GB)”.
Mercato concentrato?
Nonostante l’ingresso di nuovi operatori e l’evoluzione dei servizi, il mercato della telefonia presenta ancora evidenti criticità che danneggiano gli utenti – denuncia Assium – Nel settore mobile i tre principali operatori detengono oltre l’82% del mercato, mentre sulla rete fissa quattro operatori coprono una quota dell’85%. D’altra parte, un processo di consolidamento sulla scia del merger fra Fastweb e Vodafone sembra la strada inevitabile per il mercato. I consumatori dovranno farci il callo.
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