5G, Teko Telecom ‘La legge italiana sulle emissioni tra le più restrittive’

  ICT, Rassegna Stampa
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Una realtà che già da anni sta lavorando allo sviluppo della tecnologia 5G c’è anche Teko Telecom di Castel San Pietro, parte del gruppo americano Jma Wireless. Teko Telecom, intervistata oggi dal quotidiano Sabato Sera (clicca qui il link all’estratto dell’intervista Lorella Mirandola pubblicata oggi) l’azienda sviluppa e realizza, ad esempio, gli apparati utilizzati dagli operatori telefonici per riprodurre il segnale delle reti radio-cellulari nelle zone meno coperte o in cui è necessaria una capacità maggiore, come metropolitane, stadi, grandi edifici.

Luca D’Antonio, direttore area Strategy and Innovation di Teko Telecom, e Marco Della Mora, responsabile dell’ufficio legale, hanno parlato così del 5G: Il percorso per arrivare al 5G, infatti, è partito cinque anni fa e ha comportato centinaia di incontri periodici tra operatori telefonici, costruttori e ricercator iper arrivare a linee guida standard e condivise. Uno dei punti principali a sostegno della compatibilità di questa tecnologia è il fatto che cambia la modalità di trasmissione del segnale”, hanno detto D’Antonio e Della Mora.

E ancora: “Non si può aumentare in maniera indiscriminata la potenza delle antenne esistenti. La legge italiana sulle emissioni elettromagnetiche è la più restrittiva in Europa, se non nel mondo. Il livello stabilito in Italia per un campo elettromagnetico è di 6 volt per metro. L’Icnirp, Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, ha stabilito che il limite massimo per la protezione degli esseri umani dalle radiazioni elettromagnetiche è di 61 volt per metro. In Austria, ad esempio, così come in molti altri Paesi europei e mondiali, il limite fissato dalla legge nazionale è di 60 volt per metro. L’Italia è dieci volte sotto i limiti di sicurezza stabiliti dall’Icnirp. Per quanto riguarda la potenza, invece, il limite Icnirp corrisponde a 10 watt al metro quadro. Il nostro limite corrisponde invece a 0,1 watt al metro quadro. E’ bene quindi che i cittadini siano consapevoli del fatto che la nostra legge ci tutela.

“L’Arpa poi verifica che i valori di riferimento delle emissioni siano rispettati. Il problema quindi non è capire quante antenne in più saranno installate, anche perché il limite di 6 volt per metro si riferisce alla sommatoria dei campi emessi dagli apparati di tutti gli operatori presenti in uno stesso punto. Al di là che si aggiungano nuovi sistemi o stazioni radio, il livello di campo deve restare entro questo limite – proseguono – La potenza a cui trasmette la “lampadina” è una scelta dell’operatore, che è però vincolato a un limite rigoroso e monitorato. E’ doveroso che ci siano dibattiti sul migliore uso della tecnologia 5G e sugli eventuali rischi, che possono essere evidenziati con studi scientifici. Sono gli esperti di salute pubblica a dover fare questo tipo di valutazioni. Ad oggi, l’Istituto superiore di sanità non ha riscontrato rischi per la salute connessi alle antenne 5G. La potenziale nocività di un apparato va poi calibrata con il suo effettivo utilizzo in campo. Già a una breve distanza dall’antenna il valore delle emissioni si dimezza e così via”….. (lo.mi.) L”intervista completa è su «sabato sera» del 14 novembre

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