Come buttare dinamite in una polveriera, l’uccisione del Generale Soleimani e sue conseguenze.

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Baghdad (Iraq) – Tutto ha inizio in un pomeriggio di metà ottobre in una villa sulle rive del fiume Tigri, dove si sarebbero incontrati, secondo l’agenzia di stampa Reuters, il Generale iraniano Qasem Soleimani, il leader delle forze di Mobilitazione Popolare Irachene Abu Mahdi Al-Muhandis e l’Imam Shibi Al-Zayd leader delle brigate sciite Alì.

In quella riunione il Generale Soleimani avrebbe proposto e confermato l’invio di armi sofisticate da parte dell’Iran per armare le fazioni sciite irachene con lo scopo di attaccare non solo le forze armate degli Stati Uniti ma anche i civili ed i funzionari statunitensi di stanza in Iraq e rovesciare le istituzioni irachene accusate di corruzione da gran parte della popolazione.

Di questa riunione viene informato prima l’ambasciatore U.S.A. in Iraq, poi il Segretario di Stato Mike Pompeo ed il Segretario alla Difesa Mark Thomas Esper che a loro volta informano il Presidente USA Donald Trump.

Trump, senza consultare il Congresso Statunitense, da il via ad un <<assassinio mirato>> dei protagonisti della riunione nella villa sul fiume Tigri.

Il 3 gennaio 2020, alle ore 01:00, nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad con un drone MQ.9 Reaper armato di missili anticarro Hellfire R9X ed il supporto di un elicottero AH64 Apache viene colpito, con il missile lanciato dal drone, il convoglio di veicoli dove viaggiano il Generale Soleimani ed il leader delle forze di Mobilitazione Popolare Irachene Al-Muhandis, i quali, assieme ad altre otto persone muoiono all’istante.

Il giorno dopo, in un altro attacco con drone, viene ucciso il leader delle brigate sciite Alì, l’Imam Al-Zayd.

Dopo la conferma degli attacchi, le reazioni non si fanno attendere.

L’Iran parla di atto terroristico deliberato e giura vendetta contro gli Stati Uniti d’America, promettendo un altro Vietnam

L’Iraq parla di violazione della sovranità nazionale, con ripercussioni sui rapporti diplomatici, sospendendo immediatamente tutte le operazioni contro l’ISIS.

La Russia, alleata dell’Iran, esprime “rammarico”.

La Cina condanna l’uso eccessivo della forza da parte degli Stati Uniti.

L’Italia, tramite tweet del suo Ministro degli Affari Esteri, afferma che la priorità è la lotta allo Stato Islamico, peccato che proprio il Generale Soleimani è stato uno dei protagonisti della vittoria della coalizione internazionale sullo Stato Islamico e sostituirlo non sarà facile.

L’Alleanza Atlantica, ha sospeso il proprio supporto logistico all’Iraq per paura di ritorsioni sul proprio contingente.

Gli Stati Uniti parlano di <uccisione mirata preventiva> per difendere sia i propri interessi sia i propri cittadini da attacchi terroristici e accusano gli alleati europei di non essere stati di aiuto in questa operazione, però il Segretario della Difesa ha confermato che nessun alleato era stato messo al corrente dell’operazione per motivi di sicurezza.

Essendo in piena campagna elettorale, il presidente Trump, ha voluto dare un segnale forte, ed i candidati democratici hanno criticato aspramente questa decisione chiamandola “follia”

L’assassinio del Generale Qasem Soleimani segna un punto di svolta nei rapporti tra gli Stati Uniti ed i paesi arabi, egli infatti era una figura di spicco nella politica iraniana, consigliere personale della Guida Suprema Iraniana Alì- Khamenei, capo del corpo d’elitè Forza Quds, principale stratega della coalizione internazionale contro l’ISIS, eroe della guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, probabilmente sarebbe stato il futuro presidente dell’Iran visto il carisma, il prestigio ed il consenso popolare che aveva.

L’unilateralismo e l’improvvisazione delle decisioni del Presidente U.S.A. Donald Trump, pongono seri problemi anche agli alleati della NATO.

Stefano Campidelli

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