Boom di attacchi ai collegamenti in remoto RDP

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L’allarme di Kaspersky: con la quarantena da Covid sono aumentati esponenzialmente gli attacchi di brute forcing ai sistemi Remote Desktop.

Altro che tregua: se alcuni gruppi di cyber-criminali hanno annunciato una sorta di “sospensione delle attività” durante la pandemia che sta attraversando il pianeta, altri stanno approfittando della situazione sottoponendo i sistemi delle aziende a veri e propri bombardamenti.

Il bersaglio preferito, spiegano dalle parti di Kaspersky, sono i collegamenti Remote Desktop, che molte aziende hanno dovuto attivare in fretta e furia per consentire ai loro dipendenti di continuare a lavorare da casa.

Stando ai rilevamenti della società di sicurezza, gli attacchi basati su tecniche di brute forcing rivolti ai servizi RDP (Remote Desktop Protocol) hanno registrato una clamorosa impennata nel momento stesso in cui molti paesi hanno avviato il lockdown delle attività, invitando le imprese ad adottare formule di smart working quando possibile.

RDP

Il servizio RDP è lo standard Microsoft per le connessioni da remoto e utilizza, di solito, un sistema di autenticazione basato esclusivamente su username e password. L’adozione di attacchi di brute forcing, di conseguenza, rappresenta la tecnica più semplice per violare gli account.

Una tecnica che, per la verità, era già ampiamente utilizzata dai pirati informatici per avere accesso ai network aziendali. In particolare nelle strategie adottate per diffondere ransomware.

Come difendersi? Gli esperti consigliano l’utilizzo di VPN e una particolare attenzione nella gestione delle impostazioni dei firewall, prevedendo la chiusura della porta 3389 se il servizio non viene utilizzato.

La soluzione adottata da alcuni amministratori IT di modificare la porta utilizzata per RDP è invece completamente inutile. Strumenti come Shodan permettono tranquillamente di rilevarne la presenza anche su una porta diversa.

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