Covid-19, la riapertura all’insegna dei rimpalli fra Stato centrale e Regioni

  ICT, Rassegna Stampa
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Una “riapertura” all’insegna del comprensibile entusiasmo della gran parte dei cittadini, ma, al tempo stesso, caratterizzata da una enorme confusione.

Una confusione maggiore di quella della “Fase 1”, perché da oggi – dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri venerdì sera del “Dl Quadro”, ovvero il Decreto Legge che, insieme ad un novello Dpcm, dovrebbe definire giustappunto il “quadro” della nostra quotidianità nelle prossime settimane – “i livelli” del processo decisionale si moltiplicano, avendo lo Stato centrale “concesso” alle Regioni una sorta di libertà regolatoria.

Come abbiamo già evidenziato su queste colonne, le parole-chiave della “riapertura” sono “linee guida” e “protocolli”, ma il problema di fondo è la fonte di questi atti, che oscillano tra la normazione e la regolazione: tra leggi dello Stato, norme regionali, decreti ed ordinanze di varia natura. E, ancora, alla fin fine, tra indicazioni di massima e consigli di buon senso.

Il concetto-chiave del Decreto Legge “Quadro” lo si può identificare in queste due frasi: “le singole Regioni possono adottare propri protocolli nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali”. Le misure limitative dovranno rispettare, anche in questo caso, “i principi di adeguatezza e proporzionalità”. Formula piuttosto generica e suscettibile di infinite soggettività interpretative. Ancora, “la Regione, informando contestualmente il Ministro della Salute, può introdurre, anche nell’ambito delle attività economiche e produttive svolte nel territorio regionale, misure derogatorie, ampliative o restrittive”.

Queste misure “derogatorie” ovvero “ampliative” o “restrittive” sono una formula che consente di tutto. Ed il contrario di tutto, nell’Italia dei Mille Campanili.

Assistiamo quindi, da oggi, ad un processo veramente oscillatorio, a fisarmonica, che sta già producendo, nelle prime ore di lunedì 18 maggio quelle dinamiche confusionali che confermano il rischio sempre latente in Italia: tutto finisce quindi per essere amministrato dal sempre latente Ucas, l’ironico acronimo con cui si definisce l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici.

La semplificazione della Pubblica Amministrazione italiana resta un pio auspicio, che si scontra, da sempre, con una legiferazione barocca e polisemica, e finanche con una burocrazia che – in buona parte – resiste immarcescibile al cambiamento. Con buona pace della digitalizzazione catartica e salvifica che resta soltanto nelle belle parole del Ministro “dell’Innovazione” di turno.

Effetti paradossali: al mare a fare il bagno, ma non a prendere il sole in spiaggia (Raggi dixit)

Questo processo di accentuato policentrismo decisionale produce effetti paradossali e talvolta comici: in alcuni comuni d’Italia, per esempio, è possibile da oggi fare il bagno in mare, in altri ci sono limitazioni surreali… A Rimini, si torna allegramente in spiaggia… Il Governatore del Veneto Luca Zaia dichiara oggi “ho autorizzato tutto”… Nella Capitale, la Sindaca grillina Virginia Raggi ha autorizzato i bagni in mare (bontà sua), ma… è vietato prendere il sole e soffermarsi sulla spiaggia!

E che dire dei “protocolli” di varia natura per la riapertura delle attività commerciali, in un rimpallo di regole e regolette tra Inail, Istituto Superiore di Sanità, Conferenza Stato-Regioni, Anci?! Si ha notizia di aspre discussioni, tra il Premier ed i Governatori, su quali regole e regolette dovessero essere… “allegate” al Dpcm!

Venerdì scorso, abbiamo anticipato alcuni concetti essenziali del Decreto legge (accompagnato dall’ennesimo Dpcm) che il Consiglio dei Ministri ha approvato nel tardo pomeriggio di venerdì stesso, con ennesimo “discorso alla Nazione” di Giuseppe Conte (saremmo a quota 20, secondo alcuni calcoli) trasmesso “in diretta” dal Tg1 della Rai… Prevedevamo il rischio di confusione interpretativa, e così è stato (vedi “Key4biz” del 15 maggio 2020, “Fase 2, ma nessuno sa cosa si potrà davvero fare da lunedì 18 maggio”).

Cala la pandemia, cresce l’infodemia: il “comma 22” del Ministro Sileri

La pandemia in calo si accompagna ad una infodemia in aumento.

Quel che qui ci piace segnalare è che oggi, giorno 1° della “riapertura”, un esponente non marginale del Governo, quale deve essere considerato il Vice Ministro Pierpaolo Sileri (M5S) concede un’intervista al quotidiano “La Verità”, firmata da Luca Telese, che contiene informazioni ai limiti dell’incredibile… Alle ore 17, l’intervista non è stata smentita, né oggetto di richiesta di rettifiche di sorta, e si ha quindi ragione di ritenere che essa sia autentica (in epoca di “fake news” onnipresenti… la precisazione è d’obbligo).

Peraltro, ieri sera (domenica 17) a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, il Vice Ministro aveva sostenuto tesi simili. Un estratto delle dichiarazioni dell’esponente grillino a La7: “il Ministero della Salute si è tramutato in ministero anti-covid, ma… dei pazienti cinesi positivi, io l’ho saputo dal Tg. Oggi non è ancora normale che non arrivi il materiale sulla scrivania del Vice Ministro”. No, onorevole Sileri, non è normale, non è proprio normale.

Quel che riteniamo però altrettanto grave è che i verbali dell’organo consultivo (anzi co-decisionale) che ha co-gestito “de facto” la “Fase 1” della pandemia per oltre due mesi, ovvero il Comitato Tecnico Scientifico del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri non siano stati “occultati” soltanto alla pubblica opinione (siamo stati tra i primi a denunciarlo), ma addirittura agli occhi di un Vice Ministro!

Dichiara infatti Pierpaolo Sileri, a proposito dei verbali del Cts: “mi dicevano: ‘Non sono secretati ma non puoi leggerli’. Un perfetto comma 22, mentre in Italia si moriva a centinaia e purtroppo abbiamo ancora tante perdite”.

La dichiarazione è veramente incredibile: o il Vice Ministro ha perso la testa, oppure una qualche testa deve cadere.

Spiega Sileri: “io e la mia collega, la Sottosegretaria Sandra Zampa, che fra l’altro fa parte della delegazione del Pd, abbiamo ottenuto, non le dico quanto ci è voluto, di poter inserire degli osservatori” durante gli incontri del Cts. “Attenzione – precisa – ho detto che è un osservatore nel Comitato: riferisce a me quando io non partecipo alle riunioni, ma non ha potere deliberativo al pari dei membri del Cts”. Insomma, chiede il cronista, è una specie di “spia”? “Per carità – puntualizza il Vice Ministro – non lo definisca così: è un medico del mio gabinetto, una persona serissima, mica Mata Hari”.

In verità, il Vice Ministro Sileri già il 17 aprile, aveva dichiarato a “Tpi” (“The Post Internazionale Italia”) che i verbali del Cts non li ha mai potuti leggere: “quei documenti sono sotto cassaforte e inaccessibili. Sono stati blindati e né io né la Sottosegretaria Sandra Zampa abbiamo potuto vederli. Gli atti del Cts sono secretati”. E dopo un mese la situazione è rimasta immutata!

Ma che Paese è l’Italia, da dover assistere a simili assurde dinamiche?!

I lettori più attenti di questa rubrica “ilprincipenudo” ricorderanno che per primi abbiamo messo il dito nella piaga, ovvero nella piega burocratica della vicenda (vedi “Key4biz” del 28 aprile 2020, “Covid-19, ma perché i verbali del Comitato Tecnico Scientifico non vengono pubblicati?”), affrontando la questione direttamente con il Capo Dipartimento: durante le conferenze stampa presso la Protezione Civile, abbiamo domandato al Capo Dipartimento Angelo Borrelli se non fosse naturale rendere di pubblico dominio i verbali del Comitato Tecnico Scientifico.

Dapprima tendenzialmente favorevole, il Capo Dipartimento ha risposto che avrebbe sottoposto la questione agli uffici tecnico-legali, ma qualche giorno dopo è stato manifestato il responso: negativo. Non sono documenti classificati non come “segreti”, ma si tratta di (così recita la formula, tra il burocratico e lo slang dell’intelligence) “informazioni non classificate controllate”.

Potrebbe sembrare un dettaglio di natura squisitamente amministrativa, ma tale non è, perché riguarda l’interesse pubblico tout-court, riguarda il diritto dei cittadini ad accedere ai documenti amministrativi: è una questione di trasparenza della “res publica”.

La “regia” (…) della pandemia passa ormai dalla Scienza alla Politica?!

Va peraltro segnalato che, dal 4 maggio, “qualcosa” sembra essere cambiato, nella “strategia” (se così la vogliamo definire, nobilitando un agire contraddittorio e confuso) comunicazionale del Governo.

Dal 30 aprile, non è stata più messa in scena la conferenza stampa presso la Protezione Civile (che è stata celebrata quotidianamente per due mesi, e poi, da ultimo, soltanto a cadenza bisettimanale), ed i flussi informativi sono divenuti ancora più strani ed erratici.

Venerdì scorso 15 maggio, si sarebbe dovuta tenere la conferenza stampa dell’Istituto Superiore di Sanità (finora organizzata a cadenza settimanale), che è stata rimandata a mercoledì 20 maggio: piccolo “dettaglio”, questa sarebbe stata la prima occasione di verifica tecnico-scientifica dei risultati dei primi 10 giorni di allentamento del “lockdown” (da lunedì 4 maggio). Prima dell’adozione degli annunciati provvedimenti governativi di venerdì sera 15 maggio.

Sicuramente i risultati dell’Iss sono stati opportunamente portati all’attenzione del Governo (prima della gestazione del Decreto Legge e del Dpcm), ma non della cittadinanza, e comunque non consentendo un minimo di confronto dialogico con i giornalisti.

Nella serata di sabato 16 maggio, esce però qualcosa di nuovo dal “cappello magico” del Governo: verso le 20 viene pubblicato sul sito web del Ministero uno strano video, anzi due… Un breve discorso del Ministro Roberto Speranza ed un discorso del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. L’iniziativa non ha registrato alcuna significativa ricaduta mediatica, eppure merita attenzione, perché emblematica – riteniamo – di un “new deal” comunicazionale: meno spazio alla Scienza, più spazio alla Politica.

Basta “numeri”, insomma, procediamo coi “fatti”! La situazione è sotto controllo, ed il Governo governa al meglio. Agli scienziati, ormai, il monitoraggio… ché le regole, da oggi, le detta il Governo (anzi, i “Governi” regionali).

Nel video, il Ministro si vanta di quanto il Governo sia stato abile nella gestione della pandemia, il secondo illustra i primi dati della “Cabina di Regia” istituita tra Ministero della Salute – Iss – Regioni, nell’economia del monitoraggio della diffusione del Covid (novella “Cabina” istituita ai sensi del Decreto ministeriale del 30 aprile 2020). Dichiara poi Brusaferro: “ad oggi, abbiamo 18 Regioni con bassa circolazione del virus, in alcune di queste, 6, la è situazione è in evoluzione a causa di alcuni focolai identificati che abbiamo sotto controllo. Abbiamo realtà come la Lombardia – prosegue – dove ancora abbiamo dei casi ogni giorno, ma siamo in grado di far fronte alle esigenze che si manifestano di bisogno sanitario. Ci sono anche zone dove abbiamo altri focolai, ma con numeri molto contenuti, dunque sotto controllo. Tutte le Regioni hanno condiviso dati sulla capacità di risposta, questa è la settimana zero sarà dunque importante valutare trend prossime settimane. Alcuni sistemi sanitari hanno ancora fragilità che andranno messi a punto”.

In sintesi, comunque, questo il messaggio: è tutto sotto controllo, relax popolo!

Viene annunciato l’avvio di questo monitoraggio “dettagliato” (regionale), che pure si aveva ragione di ritenere fosse iniziato da lunedì 4 maggio (e magari anche dal 4 marzo, ma non pretendiamo troppo!)… Si tratta di un sistema di monitoraggio “serrato, territorio per territorio”, che è “essenziale” per ripartire in sicurezza nella “settimana zero” della “Fase 2” prevista da lunedì 18. Uno strumento “fondamentale per gestire la seconda fase – dichiara nel video il Ministro della Salute – “con prudenza proviamo a ripartire… Abbiamo bisogno di capire esattamente quello che sta succedendo, perché i decisori politici siano in grado di intervenire prima possibile”.

Naturale sorge il quesito: ma, quindi, nella “Fase 2”, dal 18 maggio, il ruolo del Comitato Tecnico Scientifico viene ridimensionato? E la mitica Task Force coordinata da Vittorio Colao (il manager sembra scomparso dai radar)?!

Peraltro, stupisce che “i dati” in questione siano stati rivelati assai sinteticamente: i documenti diramati nel pomeriggio di sabato dall’Ufficio Stampa dell’Istituto Superiore di Sanità appaiono di approccio più metodologico che statitico-quantitativo. Ma d’altronde si tratta del “Report 0” e verosimilmente il prossimo rapporto sarà più approfondito e dettagliato.

Si immagina che siano stati questi dati (o altri ancora, non resi di pubblico dominio) a determinare la mediazione tra Stato centrale e Regioni nei processi decisionali relativi alla “Fase 2”.

Dati rassicuranti, evidentemente, se lo Stato centrale ha deciso di consentire da oggi alle Regioni le succitate “misure derogatorie, ampliative o restrittive”.

Si ha ragione di temere che saremo costretti a dedicare ancora molto inchiostro, nella nostra attività di… monitoraggio della confusione (decisionale e comunicazionale).

Clicca qui, per leggere la “Presentazione del Monitoraggio Fase 2 – Report settimanale” (Iss – Cabina di Regia Ministero della Salute), diffusa il 16 maggio 2020.  

Clicca qui, per leggere “Monitoraggio Fase 2 – Report settimanale – Report 0: situazione alla fine del lockdown. Sintesi nazionale” (Iss – Cabina di Regia Ministero della Salute), diffuso il 16 maggio 2020.  

https://www.key4biz.it/covid-19-la-riapertura-allinsegna-dei-rimpalli-fra-stato-centrale-e-regioni/306113/