Beppe Grillo taccia di ‘fallimento’ Open Fiber che replica: ‘Solo fake news’. Botta e risposta a stretto giro fra Beppe Grillo, che attacca a testa bassa Open Fiber, l’azienda controllata alla pari da Enel e Cdp, che dal canto suo replica senza mezzi termini: ‘Dal leader del M5S soltanto fake news nei nostri confronti’.
Ma perché proprio oggi l’attacco del leader maximo del M5S?
Era da tanto tempo che Grillo non postava nulla in tema di Tlc. E quindi, perché proprio adesso questa presa di posizione ad personam, quasi offensiva nei confronti di Elisabetta Ripa, ad di Open Fiber vicina a Enel?
In realtà, dietro all’attacco ad Elisabetta Ripa sembra di poter leggere fra le righe un attacco nei confronti di Enel, l’azionista paritetico di Open Fiber che da tempo sta guerreggiando con Tim sui contorni e la governance del progetto rete unica. Da tempo, i vertici di Open Fiber ed Enel da un lato, e quelli di Tim dall’altro si stanno lanciando frecce avvelenate su come procedere con il progetto rete unica. Nel mezzo c’è Cdp, che non si pronuncia e resta in secondo piano, in quanto parte in causa in entrambe le società, come azionista di Open Fiber (50%) e Tim (10%).
Quindi, ricapitolando, lo scontro vero sulla rete unica è in atto fra Tim da una parte ed Enel dall’altra. L’arrivo dei fondi europei per la ricostruzione spinge Grillo ad intervenire a gamba tesa su Enel, che di fatto rappresenta l’ostacolo maggiore da superare per una soluzione del dossier rete unica, con Cdp perno dell’operazione.
Grillo attacca a testa bassa
A lanciare l’attacco è stato in primis Beppe Grillo in un post: “Siamo costretti a registrare a distanza di anni il completo fallimento dell’esperimento “Open Fiber”, la società che avrebbe dovuto spingere la digitalizzazione e lo sviluppo della fibra in tutta Italia. Le aree bianche, quelle su cui per intenderci nessuno voleva investire per dotarle di una rete all’altezza del resto del Paese, continuano ad essere arretrate come il terzo mondo”. Lo scrive Beppe Grillo in un post in cui sostiene che “ci deve essere una rete unica”.
Grillo ‘Rete unica male minore’
“Anni fa – ricorda Grillo – scrissi che non poteva esistere un vero mercato se chi possedeva la rete erogava anche i servizi (per intenderci Telecom). Arrivai alla conclusione che la rete dovesse rimanere in mani pubbliche o, almeno, essere soggetta al controllo dello Stato con una partecipazione rilevante. Visto quello che è successo con Open Fiber, mi sento di dire che il male minore, in questo momento difficile per il Paese, può essere quello di avere un’unica infrastruttura, anche privata ma aperta a tutti, purché sia in grado di fare gli investimenti necessari”.
Grillo ‘Evitare altri errori’
Per evitare “altri errori e ulteriori ritardi”, il fondatore M5S propone 3 azioni. “A mio parere il perno è Cassa Depositi e Prestiti che avrebbe la capacità di scegliere un management all’altezza. Bisogna cambiare subito l’amministratrice delegata di Open Fiber. Non all’altezza. E nominare una persona che inizi a lavorare alla fusione con Tim”. Poi “fare entrare Cdp in Tim” e infine visto che “le azioni Tim sono ai minimi storici, dalla posizione di forza di Cdp, proporre ai francesi di vendere”.
Open Fiber ‘Se noi fallimento, perché tanto interesse da parte di Tim?’
Dal canto suo, a stretto giro la replica di Open Fiber, che non ci sta e ribatte punto su punto: “Beppe Grillo ha scritto, auspicando la nascita di una rete unica nazionale, che saremmo di fronte al “completo fallimento dell’esperimento Open Fiber”. Ci sembra chiaro che è stato male informato – si legge nella nota aziendale – Se davvero si trattasse di un progetto fallimentare, Open Fiber non incasserebbe una dietro l’altra partnership di peso – Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, SKY, Orange, solo per citarne alcune – con soggetti di grandissimo livello sia nazionale, sia internazionale che scelgono di puntare sulla sua rete FTTH (Fiber To The Home) di ultima generazione. E ancora, se davvero fosse “fallimentare”, perché questo evidente interesse di aziende (TIM) e di grandi fondi infrastrutturali ad investire nel progetto o ad acquisirlo a caro prezzo? Forse perché invece in meno di tre anni ha coperto un terzo del Paese diventando la terza rete in fibra ottica in Europa dopo Telefonica ed Orange (la prima gestita da un operatore wholesale only) con 8,6 milioni di unità immobiliari già cablate ed un piano di risorse per portarla, con questo passo, ad oltre 20 milioni di case in tre anni. Un progetto alla cui costruzione lavorano oggi oltre 10 mila persone”.
Open Fiber, ‘da Grillo fake news’
Nel merito, lo scritto di Grillo, secondo Open Fiber, evidenzia che gli sono state date false informazioni (fake news) almeno sui seguenti punti:
- “Open Fiber non fa concorrenza a “tutti gli operatori tradizionali”, ma solo a TIM. Tutti gli altri operatori hanno invece tratto beneficio dall’accresciuta concorrenza del mercato: negli ultimi mesi hanno infatti espresso ripetutamente giudizi positivi su Open Fiber e hanno annunciato che contrasteranno un ritorno a un monopolio verticalmente integrato con tutti gli strumenti a loro disposizione (l’ultimo in ordine di tempo è stato Maximo Ibarra, ad di Sky Italia ndr).
- I soldi pubblici vengono versati a OF solo a stati di avanzamento, e dunque per le infrastrutture effettivamente costruite e per le quali OF investe anche risorse proprie.
- OF ha vinto tutte le gare pubbliche perché il suo progetto è stato giudicato il migliore, ha una quota di fibra più elevata e impiega meno soldi pubblici dei progetti respinti.
- Le uniche duplicazioni esistenti sono state fatte da TIM con il progetto Cassiopea, per il quale è anche stata sanzionata con una multa da 116 milioni dall’Antitrust il 6 marzo 2020. Senza contare che, guardando l’estensione della rete FTTH, di autostrada digitale al momento ne esiste una sola, quella di Open Fiber.
- Ci sono ritardi sullo sviluppo nelle aree bianche, prive di connettività a causa di decenni di mancati investimenti. È vero, ritardi in parte derivanti dalla guerra legale avviata da TIM al progetto e da una burocrazia che blocca qualsiasi iniziativa sul territorio. Ma alla fine 2022 il 92% delle Unità immobiliari previste dal grande piano BUL sarà connesso, con una coda nel 2023 per l’8% delle Unità Immobiliari residue. In questo modo l’Italia vedrà realizzata – in circa 4 anni dall’avvio dei cantieri nelle aree C e D (metà 2018) – una nuova rete nazionale e pubblica in fibra ottica.
- Grillo ora auspica un’unica infrastruttura privata aperta a tutti, che sotto il controllo di TIM metta assieme rete mobile, 5G, banda ultra larga. Un monopolio talmente vasto che nessun legislatore o autorità potrebbe autorizzare (senza contare i legittimi interessi di chi investe tempo e ingenti risorse nel business) ma che soprattutto metterebbe il destino della rete nelle mani di chi per decenni non ha investito adeguatamente in moderne infrastrutture, generando il divide che si vorrebbe invece colmare.
C’è ancora tanto da fare, certamente. Ma non c’è dubbio che quello di Open Fiber sia un progetto strategico che, se non supportato, vorremmo almeno non fosse denigrato. L’obiettivo della realizzazione di una rete interamente in Fibra ottica per tutti gli italiani è troppo importante e complesso per essere alimentato a colpi di fake news”.
Rete unica, Capitanio (Lega): ‘Grillo esce dal letargo e commissaria due ministri e Colao’
“Finalmente anche Grillo è uscito dal letargo e si è accorto che abbiamo un problema con il piano Bul. Non è difficile intuire da chi si sia fatto dettare l’intervento, colmo di strafalcioni tecnici ed economici. Speriamo si sia accorto di aver commissariato in un colpo solo il ministro allo Sviluppo economico, che non ha mai affidato le deleghe sulle tlc a nessun sottosegretario, il ministro all’Innovazione e lo stesso Colao, dai cui Stati generali non è arrivato alcun segnale concreto. Se siamo in queste condizioni le responsabilità, oltre che di Open Fiber, sono del PD e del M5S, alleati di Renzi, che hanno avuto per anni le chiavi dell’innovazione e delle tlc, relegandoci al fondo dell’indice Desi. Un suggerimento a Grillo: il problema non è fare una rete unica, ma come farla. La Lega ha le idee chiare: monitoraggio e federazione dell’esistente senza inutili duplicazioni, sinergia con la tecnologia fwa, più poteri alle regioni, semplificazione burocratica. Basta perdere tempo!”. Così Massimiliano Capitanio, deputato Lega in Commissione Poste, Trasporti e Tlc e Segretario della Vigilanza Rai.
Butti (FdI) ‘Su rete unica Grillo sconfessa 5s, Conte se stesso’
“Beppe Grillo questa mattina ha sconfessato i 5 Stelle e il governo in materia di rete unica TLC, sostenendo, in modo scomposto, le ragioni dell’ex monopolista TIM. In sostanza, Grillo vuole una rete unica, ma vuole che sia quella di TIM, quindi una rete verticalmente integrata che umilia gli operatori e il mercato e che difficilmente potrà essere accettata dall’Europa. Il mercato ovviamente ha ignorato il comico e il titolo TIM non ha conosciuto incrementi. Chi non ha ignorato Grillo è stato Conte che, forse abbagliato dalla propria immagine riflessa nello specchio, si è auto sconfessato dichiarando che quella di Grillo “è una buona idea che potrebbe essere sperimentata”. Qualcuno avvisi Conte che la sua prima maggioranza gialloverde ha già varato una norma nel decreto fiscale 2019. Questa norma dice l’esatto contrario di quanto proposto da Grillo e avallato dal premier. Il Parlamento si è espresso per una rete pubblica, unica e wholesale only. Se siamo agli ultimi posti nelle classifiche dell’innovazione (DESI) un motivo c’è: abbiamo un governo che non decide e quando decide prende la direzione sbagliata”. Così Alessio Butti, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile TLC di FDI.
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