Il documento delinea le strategie per la sicurezza informatica cui dovranno attenersi le agenzie spaziali per bloccare eventuali attacchi.
La corsa allo spazio, nel prossimo futuro, potrebbe subire un fortissimo impulso. Ne sono convinti, per lo meno, dalle parti della Casa Bianca e lo stesso Donald Trump lo ha ripetuto più volte, arrivando ad avviare il progetto per la futuribile Space Force, la forza armata che dovrebbe tutelare gli interessi statunitensi nello spazio.
In quest’ottica, l’amministrazione USA ha pensato bene di predisporre un documento chiamato Space Policy Directive-5 in cui vengono fissate le regole di cyber security necessarie per mitigare il rischio di attacchi hacker in grado di danneggiare l’attività nello spazio.
Il memorandum, piuttosto stringato, fissa come primo punto quello di introdurre una logica di “security by design”, specificando che i “sistemi spaziali e le loro infrastrutture” dovranno essere progettate e gestite da ingegneri con competenze in ambito di cyber security, con l’obiettivo di impedire che le loro operazioni possano essere “manipolate, negate, degradate, distrutte, sorvegliate o spiate”.
Nel testo, inoltre, viene posto un accento particolare sulla necessità di crittografare e proteggere le comunicazioni e i sistemi di accesso agli apparati considerati “critici”, come il controllo dei veicoli e dei sistemi di sopravvivenza.
Il testo del SPD-5 prende in esame anche i requisiti dei sistemi di sicurezza (tecnologici e fisici) delle strutture a terra che fanno parte dell’infrastruttura necessaria per la gestione delle operazioni spaziali.
Anche in ambito spaziale, l’amministrazione USA sembra estremamente attenta alla questione legata alle tecnologie utilizzate. Un punto specifico fa infatti riferimento alla filiera produttiva (supply chain) e alla necessità che le scelte dei fornitori siano ispirati all’affidabilità.
Uno dei timori, infatti, sembra essere quello di finire in un altro “caso 5G”, in cui la sicurezza possa essere messa in dubbio dall’utilizzo di tecnologie provenienti da nazioni concorrenti. Insomma, se corsa allo spazio sarà, potrà esserlo solo se totalmente “Made in USA”.
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