Se la crisi sanitaria, con un filo di speranza, appare prossima ad un superamento, resta la consapevolezza che, in una qualche misura, non si tornerà professionalmente alla situazione precedente. La parentesi contraddistinta dal home-working è stata probabilmente troppo lunga per non aver lasciato il segno e trasmesso l’idea che alcune attività possano essere portate avanti, almeno in parte, grazie alla tecnologia e ad una migliore organizzazione del lavoro.
Per questo motivo, è sempre più interessare osservare le sperimentazioni che hanno visto le imprese non solo gestire in modo più flessibile l’apporto di dipendenti e collaboratori, ma anche favorire la relazione con i clienti in un contesto di differente percezione della necessità di organizzare trasferte e viaggi di lavoro rispetto al passato.
Su entrambi i fronti, conta e conterà sempre di più la digital transformation delle competenze perché la tecnologia sappia supportare il cambiamento senza costituirne un freno. Aree di attenta osservazione saranno dunque:
- la creazione di community di clienti e partner commerciali come quella #restiamoconnessi che, durante la quarantena, ha organizzato L’Oreal Professionel su Facebook ed Instagram;
- l’attivazione di brand ambassador interni come nel caso delle Generali con il progetto https://storymakerclub.it/– lo sviluppo di team virtuali e di mentor che sappiano favorire l’onboarding delle nuove risorse in un contesto di minore, se non nulla, condivisione di spazi fisici comuni: togliere una dimensione al lavoro insieme può infatti essere compensato dall’avere dimensioni nuove di supporto e crescita professionale;
- la maturazione di competenze nuove da parte delle figure commerciali, in un contesto di minori spostamenti e di forme ibride di incontro e confronto: fiere e convegni “phygital” richiedono infatti vere e proprie tecniche di social selling;
- la necessità di individuare forme organizzative del lavoro rispettose del diverso impatto che lo smart-working ha su uomini e donne e su professionalità di diversa estrazione permettendo, ad esempio, orari flessibili nell’ambito di “core hours” in cui la reperibilità risulta essere necessaria per il rispetto che si deve a colleghi e clienti;
- il miglioramento delle risorse hardware e software necessarie nell’ambito di rinnovate sfide relative poste alla sicurezza dei dati e ad un aumento dell’approccio BYOD;
- l’inquadramento dello smart-working di fronte ad aspetti quali il diritto alla disconnessione e al lavoro per obiettivi.
Senza alcun dubbio, se il digitale ha permesso la prosecuzione del lavoro durante i mesi della quarantena e della riduzione degli spostamenti, i prossimi due anni saranno dunque dedicati ad individuare forme adeguate per servirsene e porle al servizio di un rinnovato equilibrio fra vita personale e vita professionale.
https://www.key4biz.it/la-digital-transformation-delle-competenze-le-nuove-aree-di-interesse/364334/