“Stiamo lanciando nuove funzionalità di privacy per fornirti più controllo sulle pubblicità che vedi” si legge nell’avviso di Chrome che negli ultimi giorni sta comparendo agli utenti di tutto il mondo. Google ha infatti rilasciato Privacy Sandbox, un insieme di tecnologie per spostare il tracciamento utente dai cookie di terze parti al browser.
L’iniziativa, cominciata nel 2019, mira a sostituire i cookie di terze parti, ovvero i cookie generati da domini che non sono quello che si sta visitando, utilizzati per il tracciamento delle preferenze utente e la generazione di annunci pubblicitari.
Con Privacy Sandbox gli interessi dell’utente vengono memorizzati e analizzati nel browser, riducendo il numero di informazioni condivise con compagnie terze.
“Abbiamo seguito questo approccio perché pensiamo che sia vitale per migliorare la privacy e preservare l’accesso alle informazioni, siano esse notizie, guide o un video divertente” ha affermato Anthony Chavez, VP di Privacy Sandbox.
Gli inserzionisti potranno comunque accedere ai dati dell’utente, ma saranno anonimizzati e riguarderanno solo le categorie di interesse dell’utente, non il dettaglio delle navigazioni. Queste categorie, si legge nelle impostazioni, vengono generate in base alla cronologia di navigazione e comprendono diverse aree tematiche (sport, auto e veicoli, viaggi, show televisivi e così via). Gli utenti possono decidere quali interessi condividere con le terze parti per ricevere soltanto gli annunci più rilevanti.
Nella sezione dedicata alla Sandbox nelle impostazioni di Chrome (in italiano “Privacy per gli annunci”) è anche possibile abilitare e disabilitare le opzioni di misurazione degli annunci, tramite la quali siti e inserzionisti possono misurare il rendimento dei propri ad, e gli annunci suggeriti dai siti.
Le critiche a Privacy Sandbox
Google ha collaborato con diversi grandi nomi nel panorama tech, ma al contempo ha ricevuto anche diverse critiche per la sua nuova soluzione.
Brave aveva già avanzato le sue preoccupazioni all’inizio del 2022, quando il progetto di Privacy Sandbox era entrato nel vivo degli sviluppi, sostenendo, tra le altre cose, che la piattaforma avrebbe rafforzato il monopolio di Google sul web.
Anche Mozilla ha espresso un’opinione negativa sulla Sandbox, spiegando che non vede come possa essere un aiuto concreto per la privacy. “Anche se le informazioni condivise con le terze parti sono ridotte, crediamo che questa soluzione serva più a ridurre l’utilità delle informazioni per gli advertiser che a garantire protezione significativa per la privacy”.
Apple si è unito al coro di commenti contrari alla soluzione di Google, sottolineando tra gli altri problemi la questione della generazione degli argomenti: al momento, si legge nel commento, il set di argomenti utilizzato è improntato a una visione occidentale; Apple teme che “anche la tassonomia standardizzata possa contenere questi pregiudizi”.
Di fatto, secondo Apple uno dei problemi più grandi risiede nel “chi” e “come” classificherà i siti. Il set di argomenti dovrebbe essere condiviso dai player sul mercato, diventando possibilmente una lista condivisa e aggiornata da diverse realtà.
La funzionalità è ancora in una fase beta e il testing vero e proprio comincerà nel 2024. I cookie di terze parti verranno disabilitati progressivamente a partire dal Q1 2024, e a fine anno saranno disattivati del tutto.
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