Affluenza al voto, quest’anno si rischia quota 70%

  ICT, Rassegna Stampa
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La vera domanda che occorrerebbe porsi non è tanto chi vincerà le prossime elezioni, anche se tutti i sondaggi danno il centrodestra in vantaggio con un margine di circa (a seconda dei sondaggi) il 20%. Piuttosto la domanda è quanti: quanti italiani decideranno di andare a votare? Gli indecisi continuano a viaggiare sempre intorno al 30% (sempre, a seconda dei sondaggi), e tra questi ci sono molti che di politica non si interessano affatto e che quindi definire “indecisi” non rende l’idea. Sono loro, i “disinteressati” quelli che faranno crollare di nuovo l’affluenza al voto previsto per il 25 settembre.

La soglia del 70% di affluenza al voto

Quindi il vero rischio che si corre è che la soglia del 70% di soglia di partecipazione venga infranto. Sarebbe piuttosto traumatico per diverse ragioni una delle quali consiste nel fatto che qualsiasi schieramento vincesse la consultazione elettorale sarebbe meno legittimato a governare dato che la vittoria verrebbe da una più ristretta base elettorale.

I dati storici dell’affluenza al voto

Vediamo che cosa è successo negli anni scorsi partendo dalle ultime elezioni politiche, quelle del 2018. Quell’anno l’affluenza alle elezioni politiche per l’elezione della Camera dei Deputati è letteralmente crollata al 72,91%, il peggiore dato nella storia della Repubblica. Quindi la domanda da farsi è: siamo riusciti a restare sopra quota 70% oppure più del 30% degli italiani è rimasto a casa? Quel 72,91% è, in realtà, un dato in chiaroscuro: da un lato, l’incubo della discesa al di sotto della soglia 70% è stato scongiurato ma dall’altro il risultato registra l’ennesimo calo in termini di affluenza elettorale.

Il dato è tanto più importante se si considera che per quasi 50 anni l’Italia ha avuto tassi di partecipazione al voto che facevano impallidire quelli degli altri Stati europei. Senza arrivare all’oltre 93% di affluenza che ha caratterizzato il voto politico del 1976, anche solo in anni più vicini a noi l’affluenza alle urne non è mai scesa sotto l’80%. Almeno fino al 2008 quando si è toccato il 78,1% probabilmente a causa del fatto, spiegano gli esperti, che si sono trattate di elezioni anticipate, come quelle, peraltro, verso le quali ci stiamo avvicinando. Un sensibile calo si è infatti avuto in un’altra occasione: 1996 e anche allora sono state elezioni anticipate.

L’affluenza al voto degli italiani all’estero

È vero che il voto degli italiani all’estero abbassa sensibilmente la percentuale, dato che l’affluenza dei connazionali che non risiedono in Italia è tradizionalmente bassissima, ma è indiscutibile che la tendenza a disertare le urne sia un trend che parte dalle elezioni del 1987 e che da allora non si è più fermato.

Una spiegazione? Potrebbe essere questa: nella Prima Repubblica si andava a votare di più perché lo scontro era tra due visioni ideologiche della società contrapposte anche in modo violento. Con il passare del tempo non solo queste visioni contrapposte si sono edulcorate fino quasi addirittura a scomparire, ma sono venute meno anche le persone che hanno vissuto nel periodo di forti contrapposizioni quando andare a votare era considerato non solo un dovere verso lo Stato, ma un dovere verso l’ideologia che si sosteneva.

Queste persone sono state sostituite da altre, i giovani, che non vivono più la politica come uno scontro di ideologie e che sono quindi molto meno interessati a sostenerne una, probabilmente perché non ce l’hanno. Questo spiegherebbe, inoltre, perché i giovani hanno tassi di partecipazione al voto molto più bassi delle persone anziane.

I dati si riferiscono al:1946-2018

Fonte: Ministero dell’Interno

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