AI, Alibaba annuncia nuovo modello superiore a DeepSeek , GPT e Llama. La Cina cerca il colpo del KO?

  ICT, Rassegna Stampa
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L’anno del Serpente, la Cina pronta a colpire con l’AI?

Oggi inizia il Capodanno cinese, una delle festività più importanti e sentite in Cina e da tutto il suo popolo, ormai sparso in gran parte del mondo. Questo nuovo anno si apre sotto il segno del Serpente di Legno, simbolo di longevità e ricchezza, ma anche saggezza e intuizione.

Il serpente, un animale totemico che nella storia dell’umanità ha sempre rappresentato concetti profondi in ogni cultura, per tutti simbolo di trasformazione e di cambiamento, ma allo stesso tempo di integrità (il serpente cambia pelle, pur rimanendo sempre lo stesso).

Un rito di passaggio inerente alla sfera culturale che bene si adatta a quella della geopolitica e dell’economia di mercato, perché se la tradizione assegna a questo segno dello Zodiaco cinese la promessa di un tempo di cambiamenti profondi e allo stesso tempo di ricerca di una strategia, anche nella politica del gigante asiatico si potrebbero rintracciare elementi di questo tipo.

L’annuncio di Alibaba: “La nostra AI Qwen 2.5 superiore a DeepSeek, GPT e Llama

La Big Tech cinese Alibaba ha rilasciato ieri una nuova versione del suo modello di intelligenza artificiale Qwen 2.5, affermando pubblicamente che si tratta di un modello che supera l’app di assistenza AI V3 di DeepSeek e quindi anche tutte le versioni di ChatGPT di OpenAI e di Llama di Meta.

Secondo quanto riportato dalla Reuters, l’unità Cloud di Alibaba ha fatto sapere tramite l’account ufficiale di WeChat che “Qwen 2.5-Max outperforms … almost across the board GPT-4o, DeepSeek-V3 and Llama-3.1-405B” e che “Qwen 2.5 raggiunge prestazioni competitive rispetto ai modelli di fascia alta”.

Pechino fiacca gli americani, ma non può metterli KO

Un annuncio di questa portata, in un giorno di festa e quindi di distrazione dell’opinione pubblica, potrebbe significare che in Cina ormai la pressione politica sul tema dell’intelligenza artificiale (AI) è enorme, tale da non poter attendere (o tale da voler sfruttare anche un giorno di festa per tenere alta l’attenzione sul tema). Si tratta di una guerra conclamata con l’Occidente.

Dopo la conquista del palcoscenico tecnologico mondiale con l’arrivo di DeepSeek R1, Pechino sembra proprio intenzionata a dare il colpo del KO agli Stati Uniti. O almeno ci vuole provare.

In realtà non è in grado, ma anche l’esaltazione delle sue potenzialità tecnologiche è un modo per rafforzare una strategia di seduzione culturale (il caro vecchio “soft power”) che non è mai stato il suo forte fino ad ora.

DeepSeek ha fatto scalpore perché ha ottenuto un successo enorme, impiegando chip di media potenza e (fino a prova contraria), e una superiorità funzionale schiacciante rispetto ai grandi nomi come ChatGPT o Llama, spendendo incredibilmente di meno della controparte americana e raggiungendo un’efficienza energetica difficile da battere (aprendo anche una critica forte riguardo alla politica energetica sorta attorno all’AI negli USA e in minor misura in Europa).

Ma per quel che riguarda l’AI avanzata, o intelligenza artificiale generale (AGI), gli Stati Uniti sono i leader indiscussi (anche qui, fino a prova contraria ovviamente) e Pechino potrebbe non provare neanche a intraprendere una sfida, viste le limitazioni imposte da Washington alle sue imprese e ai suoi alleati nel fornire alla Cina chip AI di nuova generazione fondamentali per il salto di qualità.

In attesa della reazione di Washington

Il cambio di amministrazione a Washington è certamente il momento migliore per accelerare in questa corsa. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, mai troppo tenero con la Cina, al momento sembra impegnato più in questioni interne che esterne (nonostante i primi roboanti annunci sull’espansionismo americano verso Groenlandia, Canada e Canale di Panama).

La corsa alla leadership nell’AI ricorda tanto da vicino quella all’energia elettrica di fine XIX secolo, che passò alla storia come “guerra delle correnti elettriche”, ma che si svolse tra le Big Tech dell’epoca (Westinghouse Electric contro General Electric) e tutta all’interno degli Stati Uniti. E come accade oggi, anche a quei tempi le battaglie si svolsero a colpi di titoli giornalistici e si vinsero tramite la stampa.

Secondo il Wall Street Journal, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato proprio ieri, durante una conferenza stampa, che il Consiglio per la sicurezza nazionale avrebbe esaminato tutte le potenziali implicazioni per la sicurezza nazionale legate al lancio di DeepSeek.

Un portavoce di OpenAI ha riconosciuto che le aziende con sede in Cina e non solo stanno “cercando costantemente di copiare i modelli delle principali aziende statunitensi di intelligenza artificiale“. “Mentre andiamo avanti… è di fondamentale importanza che lavoriamo a stretto contatto con il Governo degli Stati Uniti per proteggere i nostri modelli più avanzati dai tentativi di avversari e concorrenti di impossessarsi della tecnologia statunitense“, ha aggiunto il portavoce.

Sicurezza nazionale e privacy

Da non dimenticare mai, comunque, che al di là dello scontro tra titani tecnologici che tanto caratterizza il nostro tempo, quando si parla di intelligenza artificiale e altre tecnologie di punta al centro di ogni nostra preoccupazione ci deve essere il trattamento dei dati personali.

La privacy è sempre la prima vittima. Ogni volta che interroghiamo un chatbot di AI sono i nostri dati che gli diamo in pasto. I dati sono la nostra essenza virtuale e allo stesso tempo fisica, perchè è come se parliamo della nostra carta di identità, della patente e della tessera sanitaria. Stiamo sempre attenti a non perderli e a non farceli rubare. Lo stesso dobbiamo fare con i nostri dati digitali.

Dati che sono ‘oro’ per le aziende tecnologiche, perchè più dati personali degli utenti si hanno sotto mano, migliori saranno le strategie per orientare le scelte di questi utenti in politica come in economia, migliori saranno le strategie per vendergli qualcosa.

Quando si usano chatbot come DeepSeek V3 o Qwen 2.5 è bene ricordare che tutti i dati che immettiamo, chat, testo, audio, prompt e file caricati, come immagini o PDF, vengono archiviati su server in Cina, finiscono quindi dritti in un altro Paese. In poche parole, non ne siamo più in possesso.

Ovviamente, quando si parla di AI si parla anche di controllo della conoscenza e costruzione dei saperi. Ogni entità statale che controlla queste tecnologie cercherà di imporre una propria etica, una propria visione del mondo e della storia sulla massa che accede ai servizi offerti tramite le famose Big Tech (fortemente legate a Governi e apparati statali).

AI e cybersecurity

La cybersecurity, infine, è un altro elemento centrale in questo discorso, perchè più questa tecnologia (come tante altre) arriva nelle case della gente, è impiegata dalle imprese, nelle industrie e dalle amministrazioni pubbliche, maggiore sarà la capacità di colpire e di fare danno per semplici crackers, organizzazioni criminali o team supportati da entità statali.

I tempi che viviamo sono dominati dalla frammentazione della globalizzazione, dalla multipolarità e dalla crescita delle tensioni geopolitiche, già sfociate in conflitti terribili in Ucraina e Medio Oriente. Tenere alta l’attenzione su questi temi è il minimo che possiamo fare per salvaguardare la tenuta delle nostre istituzioni democratiche e mantenere attiva la capacità di giudizio critico su quanto sta accadendo.

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