Il 65% degli studenti italiani fra 16 e 18 anni usa l’intelligenza artificiale di ChatGPT per fare i compiti e scrivere saggi. un numero in crescita costante destinato ad aumentare ancora nei prossimi anni. E’ quanto emerge da una ricerca condotta a marzo su un campione di più di mille studenti fra i 16 e i 18 anni di diverse città da parte di TGM Research per conto di NoPlagio, (www.noplagio.it) la piattaforma internazionale di prevenzione del plagio su testi scritti attiva in diversi paesi (clicca sull’infografica per ingrandirla).
Grande utilizzo ma anche preoccupazione
Ma al di là della crescente diffusione dell’AI in ambito educativo, quello che più emerge dall’indagine è la preoccupazione dei ragazzi per le possibili conseguenze di un uso sconsiderato dell’AI in ambito scolastico. In primo luogo, gli studenti temono che un uso sregolato dell’AI a scuola possa danneggiare il processo di apprendimento, traducendosi in una semplice attività di scopiazzatura e di delega all’algoritmo dell’attività di studio.
Il 64% dei ragazzi è preoccupato dell’uso illimitato che se ne possa fare a scuola e al lavoro. A questo si aggiunge anche un buon 54% di loro che non si fida dei contenuti prodotti da ChatGPT.
Il rischio che l’uso di ChatGPT si riduca alla fine in una mera opera di copiatura non sfugge agli studenti, che auspicano l’intervento diretto dei governi per regolarne l’uso.
Serve quindi, secondo gli studenti stessi, una forte regolamentazione dell’uso dell’AI. Che per il momento è totalmente assente nelle scuole e che visti i tempi pachidermici delle autorità nell’accogliere le novità tecnologiche rischia di arrivare troppo tardi, quando l’uso dell’AI sarà già ormai diffuso a macchia d’olio.
Il tema dell’AI a scuola e all’università rischia quindi di diventare un’altra patata bollente per il sistema, simile se non più pervasivo dell’uso (spesso abuso) dello smartphone in classe e a casa sempre per i compiti.
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Confronto con la Germania e la Spagna
L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) da parte dei ragazzi per compiti scolastici e la scrittura di saggi è molto diffuso anche in Germania e Spagna. Nonostante ci siano leggere variazioni tra i tre paesi, con il 63% dei ragazzi in Germania, l’70% in Spagna e il 65% in Italia che utilizzano l’IA per questi scopi, il trend è il medesimo.
Dal sondaggio è emerso che nelle scuole italiane, il 71% dei ragazzi dai 16 ai 18 anni usa l’IA per cercare informazioni il 60% per fare i compiti, il 33% per imparare, il 18% per rispondere ai test, il 21% la usa come assistente personale (per scrivere email per esempio), il 13% per scrivere saggi.
ChatGPT e i compiti
Rispondendo alla domanda “Hai mai utilizzato ChatGPT o strumenti di intelligenza artificiale simili per completare i compiti”, su coloro che hanno risposto sì all’uso in generale dell’IA, il 79% dei ragazzi ha risposto che li usa per fare i compiti e scrivere saggi. I sedicenni sono più attivi dei diciottenni con un +3%. Se guardiamo la distribuzione geografica troviamo il 60% dei ragazzi appartiene alle città di Napoli e Torino seguite da Milano con il 56% e Roma con il 53%.
Hai intenzione di utilizzare l’IA come ChatGPT, Gemini, etc. in futuro?
I ragazzi sono entusiasti di usare l’IA tanto che il 68% di loro intende continuare in futuro ad utilizzarla. I ragazzi sono quelli più propensi a farlo con il 71% contro il 65% delle ragazze. Sicuramente in questo caso i sedicenni sono stati meno propositivi nell’uso futuro dei diciottenni: il 63% contro il 71%.
Percezioni sull’IA: pro e contro
Il 31% pensa che l’IA possa essere uno strumento utile nella vita quotidiana, ma c’è un buon 64% di ragazzi che si dice essere preoccupato dell’uso illimitato che se ne possa fare sia a scuola che a lavoro. Solo il 4% ha paura di questa scoperta.
L’IA rende inclusivi?
Alla domanda pensi che i contenuti prodotti da ChatGPT possano portare al rischio di opinioni non inclusive e prevenute. Il 48% pensa che l’utente potrebbe raggirare questo rischio.
Il 32% risponde positivamente dichiarando che i contenuti prodotti dagli algoritmi seguono un pregiudizio rispetto ai contenuti mainstream su Internet. Il 19% ammette di non saperlo.
ChatGPT e fiducia
Il 54% risponde che l’utente dovrebbe fare attenzione e non fare affidamento sui contenuti prodotti da ChatGPT. Il 25% ammette l’affidabilità dello strumento. Il 18% indica una risposta netta, che non bisognerebbe mai fidarsi.
L’IA come influencer sociale
Il 57% dei ragazzi ha risposto di non credere che l’IA possa arrivare a imporre i suoi algoritmi influenzando l’opinione pubblica, contro il 21% che crede spaventosamente reale questo rischio, seguito da un altro 20% convinto che si possa evitare di essere soggiogati, se i governi intervengono con delle apposite politiche di controllo e restrizioni.
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