Apple può produrre gli iPhone fuori dalla Cina. Mentre Xiaomi e Oppo testano il sistema operativo di Huawei

  ICT, Rassegna Stampa
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Apple ha un piano B nel caso in cui le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina sfuggissero di mano. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, uno dei principali fornitori di Cupertino ha infatti abbastanza capacità per produrre gli iPhone destinati al mercato americano fuori dalla Cina se necessario. Il partner in questione è Foxcoon, pronto ad aiutare Apple nel caso ne avesse bisogno di rivedere la sua produzione.

Infatti, i vertici di Foxconn Technology Group, compagnia taiwanese che assembla gli iPhone di Apple in Cina e conosciuta anche come Hon Hai Precision, hanno dichiarato che la società è pronta per affrontare i rischi derivanti dalle tensioni commerciali tra Usa e Cina.

Se Apple dovesse spostare la propria catena di fornitura, Foxconn potrebbe a sua volta spostarsi in una delle proprie sedi al di fuori della Cina continentale, ha sottolineato Young Liu, responsabile del business di semiconduttori della compagnia.

Sarebbe un duro colpo all’occupazione in Cina.

Secondo gli analisti, Apple costituisce circa il 50% dei ricavi di Foxconn. Il gruppo statunitense non solo produce la maggior parte dei propri iPhone in Cina, ma conta molto anche sul mercato di questo Paese e subirebbe pesanti ripercussioni dall’applicazione dei dazi minacciati dal presidente Usa Donald Trump.

Il gruppo taiwanese ha anche confermato che la produzione nella sua nuova fabbrica nello Stato americano del Wisconsin inizierà come previsto entro la fine dell’anno. Là il gruppo intende investire 1,5 miliardi di dollari (in cambio di incentivi fiscali per 4,5 miliardi) e dare lavoro fino a 2mila americani entro la fine del 2020, quando inizierà a produrre server e prodotti di rete per il mercato statunitense in aggiunta a schermi a cristalli liquidi.

Xiaomi, Oppo e Vivo minacciano Google-Android: primi test con nuovo OS di Huawei

Dal versante opposto di questa tech war Usa-Cina o della “prima guerra mondiale tecnologica”, come l’ha definita il leader russo Vladimir Putin, le cinesi Xiaomi, Oppo e Vivo, tra i primi 6 produttori al mondo di smartphone, starebbero testando il nuovo sistema operativo sviluppato da Huawei, e alternativo ad Android di Google. Lo scrive il tabloid cinese Global Times.

I tempi di lancio del sistema operativo della tlc cinese sono “un segreto“, avrebbe detto il chief strategy officer della divisione consumer di Huawei, Shao Yang, invece nelle scorse settimane Yu Chengdong (Richard Yu), capo della divisione consumer dell’azienda cinese, ha dichiarato “sarà pronto al più presto in autunno o al massimo entro la prossima primavera”. Staremo a vedere. Nel frattempo in Cina ed Europa ha depositato due marchi, sarebbero i nomi dell’OS in patria e nel nostro continente: Huawei Hongmeng e Huawei Ark OS.

Il sistema operativo ‘made in China’ è la risposta di Huawei alle pressioni del Governo Usa, che ha iscritto la società nella lista nera del commercio impedendo alle aziende americane di vendergli beni e servizi. Il bando è sospeso fino al 19 agosto, ma ormai il dato è tratto. Huawei si è messa in moto per sviluppare un proprio OS, sarà difficile inizialmente conquistare il mercato con un nuovo sistema operativo, ma in futuro il problema sarà per gli Stati Uniti, perché così la Cina sarà sempre meno dipendente dagli americani, perché svilupperà anche software.

Quindi a rischiare grosso è Google dal bando nei confronti di Huawei, perché Android non sarebbe più il sistema operativo più utilizzato al mondo sugli smartphone.

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