La famiglia BRICS si allarga, ne fa parte anche l’Arabia Saudita
Una mossa che cambia e non poco il panorama economico e politico mondiale. L’Arabia Saudita è da qualche settimana (1° gennaio 2024) ufficialmente il nuovo membro dei BRICS, raggruppamento delle economie mondiali emergenti formato originariamente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma che oggi conta complessivamente 9 Paesi.
Oltre all’Arabia Saudita, infatti, sono entrati a far parte dei BRICS anche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.
La decisione di Riyad potrebbe secondo molti esperti di geopolitica e geostrategia alterare e non poco il cosiddetto ordine mondiale (Cina e Russia hanno come alleati i nemici dell’Occidente), già di per sé fortemente scosso dai conflitti in Ucraina, Medio Oriente e Mar Rosso (senza contare la tensione sempre alta attorno a Taiwan e nel Mar cinese meridionale).
Questo perché l’Arabia Saudita è da decenni ormai un partner fidato di Washington e i suoi alleati, potremmo dire del G7. La sua adesione ai BRICS potrebbe modificare equilibri consolidati e strategie di lungo termine per l’egemonia occidentale su gran parte del mondo.
Per i BRICS, al contrario, è un passo in avanti considerevole, anche grazie alle altre nuove adesioni, ma in particolare attraverso l’Arabia Saudita, con cui si ampliano le capacità di influenza globale in termini economici, finanziari e diplomatici.
Dedollarizzazione dei mercati e diversificazione dell’economia
Non solo petrolio, Riyad vuole diversificare la propria economia. Prova ne è la riduzione dei barili di petrolio prodotti giornalmente dal colosso saudita dei combustibili fossili, Saudi Aramco, segnale chiaro di un nuovo orientamento energetico e di nuove strategie di investimento.
Resta da vedere ora in che modo e se l’Arabia Saudita riuscirà ad allinearsi ai piani di dedollarizzazione, alla diversificazione economico-finanziaria e al cambiamento delle relazioni internazionali stabiliti dai BRICS (che di fatto stanno cercando di sviluppare un’ampia area di egemonia condivisa per svincolarsi da quella americana e occidentale in generale).
Non solo, per l’anno in corso tutti i membri del raggruppamento dovranno lavorare ad una maggiore cooperazione fiscale e doganale, aumentare il peso sul sistema finanziario internazionale ed incentivare la collaborazione dei sistemi bancari nazionali.
Il gigante Aramco in vendita
Nelle ultime ore si sta definendo una delle più grandi operazioni di vendita multimiliardaria degli ultimi anni, proprio con il tentativo di mettere sul mercato la Aramco. Un esempio concreto di diversificazione economica del Paese.
Come riportato dall’Ansa, Riyad sta lavorando all’operazione con un gruppo di consulenti e sta cercando di raccogliere potenzialmente almeno 40 miliardi di riyal (10 miliardi di dollari) dalla vendita di azioni sulla Borsa saudita.
Aramco è il più grande esportatore di petrolio al mondo, con un valore di mercato di poco più di 2.000 miliardi di dollari. Il Governo saudita possiede direttamente circa il 90% di Aramco e un altro 8% è detenuto dal Fondo pubblico per gli investimenti.
BRICS, chi sono e da dove vengono
Il blocco dei BRICS nasce nel 2009 da Brasile, Russia, Cina e India. Il Sud Africa si è aggiunto successivamente nel 2010.
Si tratta di un raggruppamento di economie emergenti che in quegli anni vantava un tasso di crescita straordinario, tanto da indurre il banchiere Jim O’Neil a coniare per primo questo acronimo.
Con l’ampliamento del gruppo originario ad Arabia Saudita, Iran, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti ed Argentina, i BRICS rappresentano oggi quasi il 40% dei PILe il 46% della popolazione mondiale.
I Paesi che hanno presentato domanda di adesione ai BRICS e che in futuro potranno effettivamente farne parte sono tantissimi, tra cui: Algeria, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Venezuela, Vietnam, Honduras, Indonesia, Kazakistan, Cuba, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia.
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