Asta 5G, anche ReteCapri fa ricorso al Tar su nuovo piano frequenze

  ICT, Rassegna Stampa
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Dopo Mediaset e Cairo, anche ReteCapri fa ricorso al Tar contro la delibera Agcom 137/18, che prevede l’avvio del nuovo piano frequenze nazionale che implica la cessione della banda 700 Mhz dai broadcaster alle telco entro il 2022. Il ricorso, con cui ReteCapri chiede un risarcimento di 31 milioni di euro, è di stringente attualità, in previsione dell’asta 5G prevista a settembre, perché la banda 700 è il pezzo pregiato a gara, anche se sarà disponibile per il 5G non prima del 2022.

C’è da dire, che in occasione della pubblicazione del nuovo Piano Nazionale Frequenze, l’Autorità ha inviato al Governo una segnalazione, evidenziando alcune criticità relative al passaggio della banda 700 dai broadcaster alle telco, un passaggio di per sé alquanto critico per le emittenti, che vedranno dimezzare da 20 a 10 i mux per trasmettere in digitale terrestre.

Passaggio delicato anche per le telco, visto che l’asta prevede la cessione di frequenze 700 Mhz ancora occupate dalle emittenti fino al 2022 e quindi non disponibili, anche se il pagamento è differito alla loro liberazione.

Detto questo, difficile prevedere in che modo il Governo potrà intervenire sulla vicenda, tanto più che l’asta 5G fissata a settembre dalla quale sono attesi almeno 2,5 miliardi di euro in quattro anni (di cui 1,2 miliardi nel 2018) è presente nella legge di Bilancio, su cui il Governo non avrebbe intenzione di mettere mano.

Gli Operatori di rete si aspettavano la batosta – si legge nella nota di ReteCapri – che puntualmente è avvenuta: riduzione della risorsa, (10 reti in banda UHF) che inevitabilmente non è sufficiente per tutti gli Operatori nazionali. Sulla base, quindi, della delibera Agcom N. 137/18/Cons che prevedeva l’avvio del procedimento per il nuovo piano frequenze con la cessione della banda 700MHz, ad avere la peggio sono stati i soggetti concessionari di un solo multiplex, come ReteCapri con l’Operatore di rete Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino. E’ per questo che si è reso necessario il ricorso al Tar del Lazio contro la suddetta delibera – così come già fatto da Mediaset e Cairo Network – al fine di chiedere il rilascio di una nuova concessione di capacità trasmissiva per lo meno uguale a quella precedentemente assegnata come Operatore di Rete in ambito nazionale”.

“L’abbandono dell’attuale canale 57 UHF e l’eventuale sostituzione con capacità trasmissiva ridotta rispetto a quella odierna – prosegue la nota – consentirà a ReteCapri di formulare una richiesta di risarcimento danni che fin d’ora si preannunciano non inferiori a 31 milioni di euro, vale a dire l’equivalente al corrispettivo richiesto in precedenza per l’assegnazione della licenza di Operatore di Rete in ambito nazionale su frequenza UHF”.

“Occorre ricordare che già nella precedente assegnazione ReteCapri è stata oggetto di forte discriminazione – chiude la nota – in quanto la frequenza assegnatagli era di qualità inferiore (trasmissione in KFN che abbisogna di più canali per raggiungere la copertura nazionale) rispetto a quelle assegnate a Rai, Mediaset e Persidera (trasmissione in SFN-Single Frequency Network che consiste invece in un solo canale), e ulteriormente compromessa dalle limitazioni subite per interferenze provenienti da Stati della ex Jugoslavia, Svizzera e Francia. Senza contare la mancata assegnazione di un secondo multiplex pur avendo ReteCapri, al pari di un altro operatore, titoli per analoga autorizzazione”.

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