Attacco mirato all’Arabia Saudita. Gli esperti: “i pirati cercavano soldi”

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L’operazione Bad Tidings attirava le vittime su un falso sito identico a quello del ministero degli interni. Ma davvero lo scopo è rubare denaro?

Leggi “Arabia Saudita” e immediatamente il pensiero va a intrighi internazionali, spionaggio e segreti militari. Invece, in questo caso, gli esperti sostengono che il movente dei cyber-criminali che hanno preso di mira il governo saudita sia uno dei più banali: il denaro.

A individuare l’attacco sono stati i ricercatori di Anomali Labs, in collaborazione con la società di telecomunicazioni saudita. Secondo la ricostruzione che si può leggere nel report pubblicato dalla società di sicurezza, l’attività dei pirati informatici ai danni del governo saudita si sarebbe protratta per più di tre anni.

L’operazione, battezzata con il nome di Bad Tidings (brutte notizie), ha preso di mira diversi siti Web del governo saudita. In particolare, nel mirino dei cyber-criminali sono finiti il ministero dell’interno, il governo, il ministero degli esteri, quello dello sviluppo sociale e la Saudi British Bank.

La tecnica è quella classica del phishing, cioè della creazione di siti clonati dagli originali e il cui scopo è quello di rubare le credenziali degli utenti che vi si collegano.

Per rendere più credibile la loro azione, i pirati hanno sfruttato il fatto che i siti in questione utilizzano Unicode per rendere i caratteri arabi originali, utilizzando una tecnica di “punycode” per registrare domini che agli occhi dei visitatori appaiono identici a quelli originali.

Il sito più bersagliato è stato quello del ministero dell’interno, noto anche come Absher. Si tratta di un portale che offre una serie di servizi per i cittadini sauditi, tra cui la richiesta dei visti e la registrazione di veicoli.

Bad Tidings

L’obiettivo, secondo i ricercatori, sarebbe quello di rubare le credenziali che poi verrebbero “monetizzate” in qualche modo. A leggere i dettagli del report, però, qualche dubbio sui reali intenti dei pirati rimane.

Prima di tutto per la tipologia dei bersagli, ma anche per alcuni indizi che si leggono qui e là nel rapporto stesso. L’analisi delle registrazioni dei domini usati per gli attacchi, infatti, sottolinea come alcuni di questi facciano riferimento allo Yemen.

E visto che Yemen e Arabia Saudita sono coinvolti in un conflitto armato che dura da qualche tempo, il dubbio che gli interessi dei pirati non siano tanto rivolti al denaro ma a informazioni di intelligence è più che legittimo.

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