Dietro le quinte del clamoroso leak che ha reso pubblici i dati provenienti dai sistemi delle forze di polizia USA c’è un attacco a un’azienda privata.
Un vero terremoto che rischia di avere ripercussioni pesantissime sull’attività delle forze di polizia locali e federali negli Stati Uniti. È stato battezzato con il nome di BluLeaks e, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe il frutto di un attacco informatico condotto da membri di Anonymous ai danni di un’azienda texana.
Il materiale, composto da 269GB di documenti provenienti da oltre 200 enti tra commissariati di polizia e agenzie federali, è stato consegnato dagli hacker a DDoSecret (Distributed Denial of Secret), un sito che opera con la stessa logica di WikiLeaks e che ha pubblicato i dati in una pagina Web in cui è possibile consultarli attraverso un sistema di ricerca.
L’enorme mole di documenti coprirebbe 24 anni di attività di polizia e FBI, comprese informazioni riservate (ci sarebbero circa 3.000 file classificati Top Secret) che comprenderebbero informazioni sensibili come indirizzi email, numeri di telefono e addirittura gli IBAN di alcuni soggetti coinvolti nelle indagini.
Se a livello di opinione pubblica l’attenzione si sta concentrando sui contenuti del leak, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni interne della polizia in merito alle recenti proteste antirazziste sul territorio statunitense, sono ancora pochi i dettagli riguardo le modalità con cui gli Anonymous sono entrati in possesso dei dati.
If you’re trying to download #BlueLeaks, please make sure you’re using the most recent version of the torrent at https://t.co/XMEguCpIPH https://t.co/die52NK2yA
— Distributed Denial of Secrets (@DDoSecrets) June 23, 2020
Tutto il materiale sembrerebbe provenire dai cosiddetti fusion center, una sorta di hub telematico creato dall’amministrazione statunitense in chiave anti-terroristica dopo gli eventi dell’11 settembre 2001.
Il network, che mette in comunicazione le forze di polizia locali con le agenzie federali, è pensato per consentire la condivisione di informazioni sulle potenziali minacce alla sicurezza nazionale e funziona come una sorta di strato di coordinamento tra i vari soggetti coinvolti.
L’ipotesi più credibile è che gli hacker di Anonymous siano riusciti a ottenere i dati colpendo l’anello debole della catena, cioè l’azienda privata che ha sviluppato il software sui cui “gira” il sistema dei fusion center. Si tratta di Netsential, azienda di sviluppo software con sede a Houston, in Texas.
Non proprio un player di prima grandezza, come si può intuire dal (modesto) sito Web di rappresentanza, nel quale tra l’altro non è presente nemmeno una sezione dedicata ai comunicati stampa. Il quadro che si prospetta, però, è quello di un classico attacco supply chain, che ha permesso agli hacktivist di mettere a segno un colpo davvero clamoroso.
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