Associazioni consumatori in rivolta di fronte all’ipotesi avanzata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di legare il canone Rai agli smartphone. Il canone, finora, è sempre stato legato al possesso del televisore e non di altri device. Questo è requisito di legge.
Non pagano il canone computer, smartphone e tablet, dato che fruiscono dei programmi TV solo via Internet. Pagano soltanto quelli “privi di sintonizzatore” (oggi collegabile con una chiavetta USB) per ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare.
Legare il pagamento del canone Rai al possesso di uno smartphone sarebbe in parole povere un sopruso secondo i consumatori.
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Canone Rai, non riguarda smartphone e tablet (almeno per ora)
Difficoltà tecniche
Di certo, Giorgetti ha detto una cosa difficile da realizzare sul canone per i cellulari. Già in passato erano emerse delle ipotesi di far pagare il canone Rai per i tablet e comunque per tutti i device mobili. Ma come si potrebbe fare? Ci sono 107 milioni di numeri cellulari in Italia, o meglio di utenze attive. Ma queste 107 milioni di sim sono anche delle semplici sim dati, per la gestione ad esempio di allarmi e garage. Secondo l’ultimo osservatorio Agcom, su 107,6 milioni di sim complessive in Italia, 78,3 Human e 29,2 M2M per il semplice scambio dati.
Come si fa a scindere le sim human che dovrebbero pagare da quelle M2M? Come si fa a sapere quanti numeri di cellulare ci sono per singola famiglia? La stessa persona spesso e volentieri detiene più di una sim. Deve pagare per ogni singolo smartphone? Un discreto ginepraio.
E poi come fanno a far pagare le famiglie? 4 componenti pagano una sola sim?
Adiconsum, no al canone Rai sulla telefonia mobile
“Per Adiconsum, la proposta del Ministro Giorgetti di estendere il pagamento del canone Rai, ora inserito nella bolletta elettrica, ai detentori di uno smartphone perché è possibile vedere i programmi televisivi anche da questi dispositivi, giustificando tale scelta con ipotetiche riduzioni di spesa per i consumatori, è inaccettabile per una serie di ragioni:
- il canone Rai attualmente è una tassa sulla proprietà dell’apparato di ricezione presente nell’abitazione o nell’ufficio (abbonamento speciale), quindi un abbonamento familiare e non solo personale, mentre la telefonia mobile ha valenza personale, contraria quindi al principio istitutivo del canone
- la visione dei programmi televisivi tramite smartphone non è legata all’apparecchio in sé, ma ad internet. Si vuole tassare tutto ciò che è possibile fare collegandosi ad internet?
- il trasferimento del pagamento del canone Rai sulla telefonia mobile è di più difficile attuazione perché questa è basata su ricaricabili e non su bollette.
Per Adiconsum, è inutile trasferire la riscossione del canone da una bolletta all’altra, considerato che l’attuale prelievo funziona bene e non ha prodotto contenziosi.
Semmai, poiché il servizio pubblico viene utilizzato da tutti i cittadini anche non in possesso del televisore grazie ad internet, bisognerebbe prevedere una nuova legge sul canone del servizio pubblico televisivo (oggi affidato alla RAI) caricandolo sulla fiscalità generale in base al reddito e prevedendone opportune esclusioni. Tale sistema permetterebbe di ridurre notevolmente il costo del canone, di farlo pagare a tutti, proporzionalmente al proprio reddito, tutelando, così, le fasce deboli. Tale modifica spetta naturalmente al Parlamento”.
Unc: “Sì a canone da fiscalità generale, ma barricate contro ipotesi smartphone“
“Sarebbe una prevaricazione mettere le mani nelle tasche degli italiani solo perché hanno uno smartphone”. È la posizione dell’Unione Nazionale Consumatori su una delle ipotesi di riforma per il pagamento del canone Rai indicata dal ministro Giorgetti. L’Unc sottolinea che “c’è una pluralità di ipotesi di riforma del canone Rai allo studio: dallo scorporare una quota relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai sulla fiscalità generale a farlo pagare a chi ha un’utenza telefonica mobile” si legge in una nota.
“Da sempre proponiamo di eliminare il canone Rai, continuando a finanziare il servizio pubblico con la fiscalità generale. Sarebbe più equo considerato che“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, “oggi il canone lo pagano anche i poveri assoluti, salvo abbiano più di 75 anni, un’ingiustizia vergognosa. Non possiamo, quindi, che dire si alla proposta di spostare sulla fiscalità anche solo una parte del canone”.
“Faremo, invece, le barricate”, ha concluso Dona, “contro l’abuso di far pagare il canone Rai a chi ha un telefonino. Un argomento, quello dei nuovi device, che è stato ampiamente risolto dalla Nota n. 9668 del ministero dello Sviluppo Economico del 20-04-2016 che ha escluso dal pagamento del canone computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare. Non accetteremo alcun passo indietro. Sarebbe una prevaricazione mettere le mani nelle tasche degli italiani solo perché hanno uno smartphone”.
Udicon, ‘Bolletta rifletta consumi effettivi’
Presidente Nazionale di Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), Martina Donini:
Sta facendo molto discutere l’ipotesi del canone Rai fuori dalla bolletta elettrica, ma collegato alle utenze telefoniche dei cellulari, avanzata ieri in Commissione Rai dal Ministro Giorgetti. Un provvedimento che merita di essere oggetto di attenzioni per i possibili effetti negativi sulla trasparenza e la comparabilità delle tariffe, oltre a disincentivare il risparmio.
La bolletta non deve continuare ad essere un contenitore di oneri che non hanno a che fare né con il settore energetico né telefonico. Dal 2016, come Udicon, ci battiamo per l’abbandono della bolletta contenitore in favore di un documento di fatturazione più trasparente, che non contenga altri oneri, ma rifletta pienamente i consumi effettivi di ogni singolo consumatore. In questo modo invece si rischia di portare le cattive prassi utilizzate nel settore energetico in quello telefonico.
Al momento, il meccanismo risulta complicato, tra le altre cose, per quanto riguarda i criteri di applicazione relativi al calcolo delle utenze per nucleo familiare. Ci auguriamo che il Ministro possa ripensare al provvedimento, in favore di una riforma generale che introduca una bolletta di nuova generazione dove ci sia spazio per i soli consumi.
Aduc, ‘Privatizzare la Rai per sanare abuso di posizione dominante’
In un articolo realizzato da Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), infine, relativamente alla possibilità di far pagare il canone Rai ai possessori di uno smartphone, si legge quanto segue:
Vecchio metodo di diverse decine di anni fa ma che, se applicato oggi, oltre a stimolare un assalto degli utenti alla Rai e al ministero, qualificherebbe il nostro sistema fiscale e di informazione fiscale come il più ridicolo, pacchiano e archeologico di tutto il Pianeta.
Il ministro fa tante ipotesi ma ne dimentica una fondamentale e fortemente politica, quella che gli italiani nel 1995 fa consigliarono con un referendum, la privatizzazione. Decisione che comporterebbe, a partire da un bando di gara per l’assegnazione del servizio, di rivedere tutto l’aspetto commerciale e di abuso di posizione dominante oggi messa in atto dalla Rai contro la concorrenza delle altre emittenti generaliste, che hanno introiti solo da pubblicità.
Privatizzazione come ingresso nella legalità che gioverebbe a tutti, istituzioni, politici e utenti compresi. Facendo dimensionare l’emittente di Stato ad un reale servizio pubblico di informazione e non, come oggi, carrozzone multitasking per succhiare e condizionare tutto quello che passa nell’informazione, nello spettacolo e nello sport.
Aduc ha anche sottolineato come il Ministro Giorgetti abbia smentito il suo segretario di partito che si era speso in favore dell’abolizione del canone.
Canone Rai, Federconsumatori: introduzione nella bolletta telefonica impraticabile
Federconsumatori commenta le ipotesi avanzate in merito al pagamento del Canone Rai: “si dovranno individuare modalità improntate alla trasparenza e alla chiarezza nei confronti dei cittadini”
Circolano diverse ipotesi relative a come riscuotere il Canone Rai, una volta venuto meno il pagamento in bolletta. Federconsumatori fa il punto della situazione.
Canone Rai, le ipotesi sul tavolo
Secondo le ipotesi, spiega l’associazione, “una quota del canone, nell’esempio riportato dal Ministro Giorgetti quella relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai per la capacità trasmissiva, potrebbe essere spostata a carico della fiscalità generale. O, ancora, l’ipotesi più fantasiosa, è quella di agganciare il canone alle utenze di telefonia mobile (107 milioni sono attive oggi in Italia)”.
“Per la prima ipotesi – commenta Federconsumatori – attendiamo chiarimenti e dettagli, la seconda, invece, ci pare del tutto impraticabile, per gli stessi motivi per cui abbiamo sempre contestato l’applicazione del canone in bolletta: la necessità di tenere separati servizi che, per natura, contenuto e modalità di fruizione sono differenti tra loro. L’unione non farebbe che aggravare la complessità delle fatture che i cittadini devono “decifrare”, complicando loro la vita in caso di contestazioni di addebiti non dovuti. Rispetto alla riscossione in bolletta, inoltre, vi è un’importante e sostanziale differenza: non esiste alcun legame con l’abitazione, luogo in cui il televisore trova posto classicamente”.
Per l’associazione “si tratterebbe, inoltre, dell’ennesimo tentativo di riscuotere importi che non si riesce a riscuotere altrimenti (visto l’elevato tasso di evasione relativo al pagamento del canone). In questo caso si dimostra una particolare severità nei confronti della riscossione a carico dei cittadini, più volte messa da parte quando c’è da discutere di condoni o tassazione a carico delle imprese”.
“Il canone – conclude l’associazione – va pagato per chi usufruisce del servizio, questo è certo, ma si dovranno individuare modalità improntate alla trasparenza e alla chiarezza nei confronti dei cittadini, che vorrebbero poter fruire, in tal senso, di un servizio di alta qualità, imparziale e indipendente da logiche di partito”.
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