Castelli (Mef): “No tassa su contanti, ma bonus mensili per chi paga con carta”. Perché seguire il modello ‘Satispay’

  ICT, Rassegna Stampa
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Laura Castelli, viceministro all’Economia, getta acqua sul fuoco delle polemiche nate dall’idea di Confindustria di tassare i prelievi di contanti oltre 1.500 euro al mese: “La proposta di mettere una quota su quanto prelevato allo sportello non esiste in questo ministero, e non esiste nella nostra testa”, ha detto nell’intervista rilasciata a ItaliaOggi. “Esiste invece uno studio per agevolare i pagamenti elettronici”, ha annunciato Castelli, che poi ha spiegato meglio a Sky Tg Economia: “Sugli incentivi per i pagamenti con le carte sono molto d’accordo con Confindustria. Aggiungo che si può fare meglio del credito d’imposta, che arriva molto in ritardo, ma con la tecnologia attuale si può permettere un recupero mensile dell’incentivo”.

Il “recupero mensile dell’incentivo” sembra essere una premialità fiscale più allettante rispetto a quanto avanzato dal centro studi di Confindustria che ha previsto un beneficio per il consumatore differito al momento della dichiarazione annuale dei redditi con il riconoscimento del credito fiscale (detrazione).

Ridurre le commissioni per piccoli importi e sanzioni per chi rifiuta pagamenti con il Pos: le altre misure da varare

Dunque il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) sta studiando per la prossima legge di Bilancio come garantire il “bonus” mensile a chi paga con le carte di credito, debito e prepagate nominative o con bonifico bancario, senza penalizzare con sanzioni chi utilizza il contante. Questa mossa, però, non è sufficiente per recuperare gettito fiscale attraverso la tracciabilità delle transazioni con la moneta elettronica ed accelerare i pagamenti digitali.

  • Tagliare o ridurre la percentuale delle commissioni per chi paga piccole somme (almeno 5 euro?) con la carta elettronica.
  • Prevedere un sistema sanzionatorio efficace per commercianti e professionisti non dotati di Pos (Point of sale).
  • Obbigo di accettare pagamenti elettronici nelle PA.

Queste due sono le altre misure necessarie da varare per facilitare i pagamenti digitali in Italia da un lato e dall’altro combattere l’evasione fiscale per recuperare un “tesoretto” da reinvestire per le politiche sociali ed economiche del Governo.

Perché non seguire il modello ‘Satispay’? Zero commissioni per importi fino a 10 euro

Il Mef potrebbe seguire per esempio quello che definiamo il modello ‘Satispay’, l’app, made in Italy, che consente i pagamenti con lo smartphone: puoi acquistare anche solo un caffè, una bottiglia d’acqua o un giornale e il suo metodo di pagamento è sempre più accettato dagli esercenti perché non prevede commissioni per importi fino a 10 euro e solo un costo di 20 centesimi per gli acquisti superiori a 10 euro. Per questo motivo il titolare della pescheria dove vado di solito mi ha detto di recente: “Piano piano passeremo tutti a Satispay e abbandonerò questi altri Pos”.

A proposito di Pos, l’Italia è il Paese dell’Eurozona con il maggior numero di terminali Pos (fonte: Bankitalia), ma nonostante questo i pagamenti elettronici non decollano, perché la Legge di Stabilità 2016 che ha imposto l’obbligo di possesso per commercianti e professionisti, non ha previsto sanzioni per chi rifiuta il pagamento con il terminale.

Anche Castelli mette in evidenza questa legge monca: “Ricordo che esiste una norma sull’obbligo del Pos mai realmente attuata in assenza delle sanzioni. Serve un lavoro di squadra, le banche ad esempio avrebbero già potuto togliere la commissione sui pagamenti di piccole cifre”. “C’è, insomma da accordare le corde e riuscire insieme a non avere sul punto più alibi”, ha concluso il viceministro all’Economia.

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