CdA Rai, nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Cinema e audiovisivo: tutto fermo, il 27 giugno nuova manifestazione di protesta dei lavoratori

  ICT, Rassegna Stampa
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Questa mattina, un manipolo di “resistenti” ha convocato una conferenza presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati per rinnovare un’azione di sana “resistenza civile” ovvero di fondata critica “metodologica” rispetto ad una delle tante “basse pratiche” del sistema politico italiano: la (pseudo) elezione dei 4 membri del Consiglio di Amministrazione della Rai che la “Legge Renzi” del 2015 di riforma del servizio pubblico prevede venga assegnata alla Camera ed al Senato (ognuno dei rami del Parlamento elegge 2 consiglieri di amministrazione, gli altri 3 sono designati rispettivamente due dal Governo – di fatto, Presidente ed Amministratore Delegato – ed uno è invece eletto dai dipendenti di Viale Mazzini).

(nell’ordine, da sinistra: Gianni Cuperlo, Giulio Vigevani, Roberto Zaccaria, Stefano Rolando, Giovanni Pravisani; foto di Luca Baldazzi)

Si tratta di una autentica “farsa” ovvero di una “designazione” piuttosto che di una vera “elezione” – come abbiamo denunciato nel corso degli anni anche sulle colonne del quotidiano online “Key4biz” – perché esiste sì una procedura pubblica, ma si tratta del tipico caso di “trasparenza a metà” (quanti nostri interventi su queste colonne hanno usato, purtroppo, questa sintetica formula?!): sul sito di Montecitorio e di Palazzo Madama viene sì pubblicato un “avviso” a presentare le candidature, ma nulla altro viene previsto dalla legge, e quindi nessuno procede mai a mettere in atto una valutazione comparativa dei curricula… Il giorno delle votazioni, i capigruppo dei vari partiti danno indicazioni di voto (certamente non vincolanti, ma i diktat vengono quasi sempre rispettati) ed i singoli parlamentari esprimono – nel segreto dell’urna (…) – la propria preferenza.

Vi è prova provata che quasi sempre questa decisione dei capigruppo viene comunicata in modalità “last minute” a deputati e senatori. Vi è notizia di un tentativo, naufragato, del Movimento 5 Stelle di pre-convocare informalmente alcuni dei candidati, per chiedere quale fosse la loro “idea di Rai”, ma parrebbe che, dopo questo tentativo di analisi comparativa, abbia alla fin fine prevalso nuovamente la volontà del segretario del partito…

Come abbiamo ben illustrato su “Key4biz” ormai tre settimane fa, 4 dei 72 candidati (sono infatti 72 coloro che hanno inviato la propria autocandidatura; la gran parte sia a Camera e Senato, alcuni soltanto ad uno dei due rami del Parlamento) hanno deciso di opporre (civile) resistenza: vedi “Key4biz” del 31 maggio 2024, “Cda Rai: il Tar del Lazio non accoglie la sospensiva, ma riconosce che la questione è complessa”, e prima ancora “Key4biz” del 2 maggio 2024, “Cinema, ancora nebbie sul tax credit e ricorsi al Tar per l’elezione del Cda Rai”… Il Tar del Lazio non ha concesso la cosiddetta “sospensiva” e quindi concreto è il rischio che Camera e Senato possano comunqueconvocare le elezioni, ignorando quel che ha deciso il tribunale amministrativo, che ha preso atto della complessità della materia ed ha fissato una udienza pubblica per il 23 ottobre 2024.

I 4 ricorrenti, guidati da un giurista del calibro di Roberto Zaccaria (che pure è stato Presidente della Rai dal 1998 al 2002 e deputato dal 2004 al 2013 del Pd/L’Ulivo), hanno deciso di promuovere una rinnovata azione di contestazione, e stamattina hanno illustrato le ragioni di questo nuovo ricorso, questa volta all’organo “superiore” (rispetto al Tar), qual è il Consiglio di Stato

Secondo i ricorrenti, il sistema delle nomine Rai previsto dal “Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi” (Tusma) presenterebbe anche profili di illegittimità costituzionale, ai sensi della sentenza della Consulta n. 225 del 1974, ponendosi in contrasto con il recente “European Media Freedom Act” (cosiddetto “Efma”), il regolamento europeo che impone a tutti i servizi pubblici radiotelevisivi indipendenza nella “governance” e nel finanziamento, e trasparenza nelle nomine secondo criteri predeterminati e non discriminatori. 

Elezioni del Cda Rai: se non si cambiano le regole, rischio di procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea?!

Un conflitto che potrebbe addirittura acuirsi con le previsioni della riforma del premierato e la nomina governativa dei vertici Rai, esponendo ancor di più l’Italia al rischio di una procedura d’infrazione che scatterebbe automaticamente tra meno di 15 mesi in caso di mancato adeguamento al regolamento Ue.

A lanciare l’allarme, è stato oggi il professor Roberto Zaccaria, “regista” e coordinatore dell’iniziativa legale, illustrando oggi nella Sala Stampa della Camera dei Deputati il ricorso in appello presentato al Consiglio di Stato dai 4 candidati Nino Rizzo NervoPatrizio RossanoStefano RolandoGiulio Enea Vigevani, con il sostegno delle associazioni Articolo21InfoCivicaSlc-Cgil e TvMediaWeb (Vigevani è anche l’avvocato che ha firmato il ricorso, insieme al collega Giovanni Pravisani). L’iniziativa è stata aperta dal saluto del deputato del Partito Democratico Gianni Cuperlo

Ha sostenuto Roberto Zaccaria: “il nostro scopo è quello di illuminare la vicenda che riguarda le nomine Rai, ribadendo il concetto di indipendenza che è fondamentale e che ricorre sia nella giurisprudenza costituzionale che nella normativa europea riguardo ai vertici dei servizi pubblici (…) in una fase di riforme costituzionali sul premierato, l’aspetto della nomina dei vertici Rai che risale all’esecutivo, con addirittura la designazione dell’Amministratore Delegato con delibera del Consiglio dei Ministri, è un elemento di fortissima preoccupazione che ora si accentua ancora di più”.

L’avvocato Giovanni Previsani ha dichiarato: “siamo tra Scilla e Cariddi. La Camera non è intervenuta sino ad ora… se dovesse farlo, noi faremo due atti, al Consiglio di Stato e una diffida al Segretario Generale della Camera. La nostra iniziativa serve a dire: avete messo in calendario una nomina che è illegittima, fermatevi”. Ha aggiunto Zaccaria: “è un atto minato alla base”.

L’ “European Media Freedom Act” (Emfa): “i Membri del Cda dei fornitori dei media di servizio pubblico nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie”

Gianni Cuperlo (già Presidente, per un breve periodo, tra il 2013 ed il 2014, del Pd) ha sostenuto: “è positivo e importante che questo incontro si svolga in questo luogo, alla Camera dei Deputati, sia per il merito della conferenza stampa che per il clima che sta accompagnando questa stagione politica”. È di oggi, ha proseguito, “la notizia che il programma di Serena Bortone è stato escluso dai palinsesti invernali Rai, una scelta che sa molto di vendetta per la vicenda delle scorse settimane con la rimozione della partecipazione di Scurati da quello stesso programma”. L’indipendenza della Rai dal potere esecutivo, ha sottolineato l’esponente del Partito Democratico, “è un principio sancito da una sentenza della Consulta risalente addirittura al 1974 e confermato dal Regolamento Europeo di quest’anno. Sono questioni che possono presupporre anche una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese, al netto del preoccupante clima che questa nuova stagione politica e questo Governo stanno manifestando”.

Osservazione “antropologica”: conferenza stampa non granché affollata, una ventina di persone, e tutte di età intorno ai 60 anni, soltanto due donne presenti, tra le quali la firma di punta del “Corriere della Sera” in materia di politica della televisione, Antonella Baccaro. Si confida che questa presenza della giornalista del maggiore quotidiano italiano stimoli finalmente una copertura mediatica che finora è stata molto modesta (a parte questo quotidiano online “Key4biz”): come se lo stesso sistema dell’informazione, nel suo complesso, non ritenesse (non ritenga?!) la questione delicata e strategica al tempo stesso.

L’ex Sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita (governi Prodi, D’Alema, Amato) si è espresso in modo lapidario: “questo Cda non s’ha da fare… e non si farà! Questa iniziativa – comunque la si giudichi – incepperà il meccanismo”. Temiamo pecchi di ottimismo, ma tra qualche giorno si vedrà…

Questa mattina alla Camera sono intervenuti anche eccellenti esperti come Enzo Cheli (Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale) e Flavio Ferraro (ordinario Diritto Unione Europea presso l’Università di Napoli).

Ricordiamo che l’“European Media Freedom Act” (Emfa) prevede che “i Membri del Consiglio di Amministrazione dei fornitori dei media di servizio pubblico (siano) nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie”.

Si ricordi che la legge vigente in Italia è piuttosto generica, rispetto ai pre-requisiti ed anche schizofrenica: possono infatti auto-candidarsi “magistrati, anche a riposo, della Corte di Cassazione o del Consiglio di Stato”, oppure “professori ordinari di università in materie giuridiche” oppure “avvocati con venti anni d’esercizio alle spalle”… Questi tre “filtri” sono abbastanza chiari.

Requisiti per l’elezione nel Cda Rai? Un assai generico “persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti

Subito dopo però la “barriera all’entrata” si abbassa, e di molto, e le maglie si allargano simpaticamente, perché la norma prevede che, “in mancanza del requisito precedente”, si possano comunque candidare tutte le “persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti”, che si sono “distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale” con “significative esperienze manageriali”.

E nessuno, fino ad oggi, ha messo in atto una procedura di valutazione minimamente valida.

Che effetto avrà questa seconda rinnovata azione di protesta?! 

Temiamo essa finirà per cadere nell’indifferenza della partitocrazia.

Nel calendario di Camera e Senato, l’elezione dei 4 membri del Cda Rai non è stata ad oggi ancora calendarizzata. Stava per esserlo prima delle elezioni europee, ma la questione è stata rimandata a dopo l’esito delle votazioni. Potrebbe essere fissata una data nella riunione di calendarizzazione dei lavori da parte della Capigruppo prevista tra pochissimi giorni, ovvero per martedì 25 giugno.

I ricorrenti prevedono che entro 20 giorni possa esservi un pronunciamento del Consiglio di Stato (organo di rilievo costituzionale) e quindi sperano che i Presidenti di Camera e Senato non fissino una data, per l’elezione, prima di questa presa di posizione…

Ad oggi, tutto tace. 

Tace anche la parlamentare che – forse più di altri – sarebbe titolata ad intervenire in materia, qual è la senatrice Barbara Floridia (M5s), Presidente della Commissione bicamerale di Vigilanza sulla Rai, la quale pure aveva manifestato una qualche perplessità sulla attuale procedura della elezione dei 4 membri di nomina parlamentare, alla luce dell’approvazione dell’“Emfa”, ma la sua critica non ci sembra sia emersa con particolare veemenza. Son passate settimane dalla sua dichiarazione del 28 marzo 2024: “a rischio la legittimità del prossimo cda Rai… è un problema che va affrontato”. Negli 3 mesi, non è stato affrontato, né dalla Camera né dal Senato.

Nessun partito – a parte il Pd (anche attraverso Matteo Orfini ed Irene Manzi) – ha sposato la causa dei ricorrenti in modo particolarmente convinto, sebbene sia Alleanza Verdi Sinistra (Avs) sia il M5s si sono espressi favorevolmente.

Renato Parascandolo (Articolo21): “perché in 8 anni nessun partito presente in Parlamento si è dato da fare per ottenere una pronuncia della Consulta sulla incostituzionalità della legge Renzi?”

Va segnalato quel che ha scritto Renato Parascandolo (uno dei più pugnaci tra gli attivisti di Articolo21) in un intervento di ieri: “la ‘legge Renzi’ del 2015 è palesemente in contrasto con la sentenza n. 225/1974 della Corte Costituzionale in cui si afferma che “gli organi direttivi del Servizio pubblico non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo”. Inoltre, la nomina del Cda della Rai, disciplinata dall’art. 63 del Tusma, non prevede una commissione giudicante nominata con criteri trasparenti tali da garantirne l’obiettività né criteri di valutazione della competenza dei candidati. Questo eccesso di discrezionalità risulta ancora più insostenibile dopo l’entrata in vigore del Regolamento Europeo sulla Libertà dei Media (Mfa che, nell’art. 5, impone espressamente che i componenti degli organi amministrativi dei gestori dei servizi pubblici radiotelevisivi siano scelti con procedure e criteri trasparenti, non discriminatori e oggettivi. Certo, c’è da stupirsi che in otto anni nessun partito presente in Parlamento si sia dato da fare per ottenere una pronuncia della Consulta sulla incostituzionalità della legge Renzi, ma ancora più sorprendente è il documento presentato dal rappresentante del Governo italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata, nella Commissione Quarta del Senato e a Bruxelles, a commento dell’Mfa (n.d.r. Parascandolo si riferisce ad un intervento dell’allora Presidente della IV Commissione – Politiche dell’Unione Europea del Senato, ancora oggi senatore di Fratelli d’Italia, durante l’iter del “Mfa”). Il Governo, infatti, declassa il “Regolamento Europeo sulla Libertà dei Media” a un provvedimento di “armonizzazione minima”, una gradazione – quella tra minima e massima armonizzazione – che è propria delle Direttive e non dei Regolamenti che, per loro natura, essendo autoapplicativi, non consentono agli Stati membri alcuna discrezionalità, tanto più quando si tratta di tutelare una pietra angolare della democrazia come la libertà di informazione”. 

La questione è delicata e controversa, sia in termini di diritto, sia in termini sostanziali: “nel caso specifico, poiché l’articolo 5 del Mfa prescrive modalità concrete e dettagliate per l’attuazione dei criteri di trasparenza e non discriminazione nelle nomine, è obbligatorio adottare, nei rispettivi ordinamenti nazionali, sia il livello minimo che quello massimo di protezione indicato dal Regolamento che, entrando in vigore, sostituisce le norme contrastanti. Al contrario, il Governo non solo riduce il Regolamento a una norma complementare, quindi da affiancare a quella nazionale senza sostituirla, ma si spinge fino a sostenere che la normativa attuale offra una tutela più avanzata rispetto a quella prevista dall’Mfa”. E qui si affoga nelle sabbie mobili interpretative…

Perché i Presidenti di Camera e Senato non mettono in atto una “correzione di rotta” nel processo “pre-elettorale” dei 4 membri del Cda Rai? Una proposta IsICult per evitare il rischio di “crash”

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale ha proposto una semplice “correzione di rotta”, che è nella “disponibilità” ovvero nelle facoltà dei Presidenti di Camera e Senato (e dei rispettivi Segretari Generali delle due camere): nulla impedisce loro di definire, nei prossimi giorni, una “procedura” che consenta di superare, almeno in parte, la vaghezza del dettato normativo.

Riproduciamo quel che abbiamo – da anni ma anche recentemente (anche su queste colonne) – proposto e riproposto. Una semplice implementazione procedurale.

Si è ancora in tempo, prima di rimettere in scena una nuova “elezione” farsa.

Elezione del Cda Rai: la “correzione” è a portata di mano: basta che…

Basta un semplice regolamento che rechi la firma dei Presidenti di Camera e Senato.

Ricordiamo una volta ancora che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, già tre anni fa – anche sulle colonne di “Key4biz” – propose che la procedura selettiva prevedesse un minimo di tecnicalità:

  • una programmatica dichiarazione di intenti…
  • una forma standardizzata per la presentazione dei curricula
  • delle audizioni da parte della Commissione Parlamentare di Vigilanza…
  • uno schema interrogativo, una griglia di poche ma essenziali domande, a mo’ di questionario, affinché gli aspiranti candidati possano esprimere la loro “idea” di Rai che sarà…

Mettere in atto questa “correzione di rotta” potrebbe consentire a Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa la civile chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.

Tutto fermo rispetto al Consiglio di Amministrazione Rai, e… tutto congelato sul fronte della riforma della Legge Cinema e Audiovisivo

Sul fronte altro – non meno delicato – del settore cinema e audiovisivo, l’intera comunità professionale (imprenditori, artisti, tecnici, i lavoratori tutti) resta in ansiosa attesa che il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) apponga la propria firma e manifesti il proprio placet rispetto ai decreti di riforma della “Legge Franceschini”, annunciati ormai da un anno (nel mentre, tutto il settore cine-audiovisivo è sostanzialmente fermo, bloccato, paralizzato)…

Abbiamo segnalato su queste colonne della rubrica IsICult per “Key4biz, venerdì della scorsa settimana, che il Direttore Generale Nicola Borrelli ha dichiarato che il decreto forse più atteso (perché intorno ad esso ruota la gran parte delle sovvenzioni pubbliche), quello relativo al “Tax Credit”, era di imminente emanazione: se non “ad horas”, questione di giorni (vedi “Key4biz” del 14 giugno 2024, “Borrelli (Mic): “Bozza in stato avanzato sui decreti Tax Credit per cinema e audiovisivo”. Ad horas? Mentre, i quotidiani perdono 8% lettori: chiudono dopo 38 anni “TrovaRoma” e “TuttoMilano”)… 

Una settimana è ormai trascorsa dalle dichiarazioni del Dg in un’occasione convegnistica calabra (in quel di Scilla, la terza edizione dell’“Audiovisual Producers Summit – Avs”), e nulla ancora appare sul sito web del Ministero.

L’attesa è non meno esasperante anche per altre “anime” del settore (a parte i produttori, appunto): basti pensare agli organizzatori di festival e rassegne e iniziative di promozione. 

Sono ormai trascorsi i primi 6 mesi dell’anno 2024, ed i bandi relativi all’anno 2024 non sono stati ancora pubblicati (eppure dovrebbero regolare le attività dal 1° gennaio al 31 dicembre). 

Basti pensare che, delle centinaia di iniziative festivaliere sostenute dalla Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) che si sono tenute nel primo semestre… tutte restano “sospese”, perché, non essendo stato pubblicato il decreto “promozione” per l’anno 2024, non si ha previsione di quando le commissioni di selezione (anche queste, non ancora nominate) potranno valutare se una iniziativa è meritevole o meno del sostegno dello Stato. Una situazione grave, penosa, ai limiti del surreale: una “spada di Damocle” burocratica. E (quasi) nessuno protesta, perché strisciante è il timore di ritorsioni: chi si lamenta (pubblicamente) teme di correre il rischio di veder penalizzata la propria istanza…

Si ha notizia che il Ministro Gennaro Sangiuliano abbia chiesto agli uffici di accelerare le procedure, ma intanto passano le settimane (anzi i mesi) e nulla accade. 

Tutto fermo. Tutto congelato. 

Le ragioni di questi ormai intollerabili ritardi burocratici sono incomprensibili.

Comitato dei Lavoratori #Siamoaititolidicoda: nuova iniziativa di protesta giovedì 27 giugno, al Maxxi, in occasione della premiazione dei “Nastri d’Argento” 2024

E le ripercussioni di questa “stagnazione burocratica” si hanno anche nella “parte bassa” – per così dire – della “filiera” del settore cine-audiovisivo, ovvero nei lavoratori che non beneficiano dei riflettori (tecnici, maestranze…): dopo la manifestazione di protesta del 4 giugno (vedi “Key4biz” del 5 giugno 2024, “La protesta dei lavoratori cine-audiovisivo: “Siamo ai titoli di coda”, mentre tiene banco il dossier Cinecittà”), i lavoratori riuniti nel Comitato #Siamoaititolidicoda hanno convocato oggi una nuova iniziativa per giovedì della prossima settimana, 27 giugno 2024… un “sit-in” di fronte al Maxxi di Roma (Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo), in occasione della serata della premiazione dei “Nastri d’Argento 2024” (il premio promosso dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani – Sngci, presieduto da Laura Delli Colli). 

Recita il comunicato: “dopo la recente manifestazione del 4 giugno, avendo tentato più volte di sensibilizzare le istituzioni ad avviare dei dialoghi costruttivi per accelerare le fasi di emissione dei decreti attuativi e alla ricerca di misure di sostegno per il comparto del cine-audiovisivo, ancora più fermamente ritorniamo in piazza a manifestare per far comprendere che non possiamo e non vogliamo sparire nel silenzio”. 

Precisano: “il nostro intento è far comprendere che il cinema non gode di buona salute”. Hanno ragione ed hanno il coraggio di dichiararlo a chiare lettere.

Per quella data (giovedì prossimo 27 giugno), i tanto attesi decreti del Ministero della Cultura avranno finalmente visto la luce?! Se lo augura il settore cine-audiovisivo tutto.

Clicca qui, per la videoregistrazione (su RadioRadicale) della conferenza “Nomine Rai: illegittimità costituzionale e Ue”, Sala Stampa della Camera dei Deputati, Roma, 20 giugno 2024

 [ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. Ha collaborato Luca Baldazzi. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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