Spiaze Greta. La ripresa economica post-Covid e l’aumento della domanda di elettricità hanno portato a un forte aumento dei prezzi e della domanda di carbone. Da gennaio, il prezzo di riferimento del carbone a Newcastle è più che raddoppiato. Inoltre, nelle ultime settimane, Cina e India hanno annunciato piani per aumentare la produzione interna di carbone per un totale complessivo di 700 milioni di tonnellate all’anno. In prospettiva, la produzione di carbone degli Stati Uniti quest’anno ammonterà a circa 600 milioni di tonnellate. Ecco il prezzo del carbone e il suo recente andamento:
L’impennata della domanda di carbone in Cina e in India – così come negli Stati Uniti, dove l’uso del carbone è aumentato del 17% lo scorso anno – dimostra due cose:
- che l’energia elettrica nel mondo, fuori dalla UE, si produce con la fonte meno costosa e nella quantità che è necessaria. Solo qui siamo masochisti;
- è molto più facile parlare di riduzione delle emissioni che realizzare tagli significativi.
In aprile, la Cina ha annunciato che quest’anno aumenterà la produzione di carbone di 300 milioni di tonnellate. Il mese scorso, l‘India ha dichiarato di voler aumentare la produzione interna di carbone di oltre 400 milioni di tonnellate entro la fine del prossimo anno.
Se si aggiungono i 700 milioni di tonnellate di nuovo carbone che Cina e India estrarranno alla produzione attuale, si ottengono numeri da capogiro. Entro la fine del prossimo anno, la Cina produrrà circa 4,4 miliardi di tonnellate di carbone all’anno e l’India ne estrarrà circa 1,2 miliardi. Sommando questi dati si ottengono 5,6 miliardi di tonnellate di carbone, ovvero più di 9 volte la quantità di carbone che verrà estratta negli Stati Uniti quest’anno.
Circa 140 anni fa Thomas Edison usò il carbone per alimentare la prima centrale elettrica di Lower Manhattan. Il carbone persiste perché può essere utilizzato per produrre le enormi quantità di elettricità di cui i consumatori mondiali hanno bisogno a prezzi accessibili. In effetti, la quota del carbone nella produzione globale di elettricità è rimasta intorno al 35% dalla metà degli anni Ottanta.
In India, la spinta a produrre più carbone ha portato il governo a concedere una “dispensa speciale” al Ministero del carbone, che consente all’agenzia di allentare i controlli ambientali e le consultazioni pubbliche per consentire alle miniere di produrre più carbone. Come ha spiegato un media, la mossa è arrivata dopo che il governo “ha ricevuto una richiesta dal Ministero del carbone “in cui si afferma che c’è un’enorme pressione sull’offerta di carbone nazionale nel Paese e che si stanno facendo tutti gli sforzi per soddisfare la domanda di carbone per tutti i settori””.
La settimana scorsa John Hanekamp, consulente dell’industria carbonifera di St. Louis, mi ha detto che “la produzione incrementale di carbone in India e Cina sta superando la capacità di generazione a carbone che è stata ritirata negli Stati Uniti e in Europa. Qualunque cosa i politici pensassero di ottenere sbarazzandosi del carbone, in realtà non hanno fatto altro che aumentare il costo dell’energia“, ha detto. “Non abbiamo cambiato nulla, se non renderci più poveri di energia“.
Qualsiasi siano le politiche ESG europee, che contano per un nulla nell’ambito mondiale, tre punti sono chiari:
- nei prossimi dieci anni la domanda mondiale di energia sarà soddisfatta da fonti fossili;
- che il carbone è molto lontano dallo scomparire, anzi probabilmente sarà il re della produzione di energia stabile;
- che le decisioni della UE sono ininfluenti nel quadro mondiale, anzi il fatto di voler produrre energia da fonti teoricamente rinnovabili, ma praticamente incredibilmente costose, non farà altro che portare alla decadenza economica e industriale dell’Occidente e alla sua sostituzione da parte di paesi che si fanno molti meno scrupoli in materia.
Se si volesse effettivamente abbandonare il carbone la preoccupazione primaria sarebbe quella di fornire energia sia rinnovabili, sia economicamente competitive a livello internazionale, senza balorde forzature che non conducono a nulla. Invece si pensa di stravolgere le leggi economiche sulla base dell’ideologia. Purtroppo, cara Greta, mi sa che anche se pesti i piedi non impedirai che Cina, India e altri paesi producano l’energia che gli serve dalle fonti per loro più convenienti. Se veramente avesse voluto ottenere qualcosa di serio gli scioperi doveva farli per avere una migliore ricerca scientifica o più energia nucleare. Quello che otterrà invece sarà l’opposto di quello che chiede.
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