Con l’adozione dello smart working in tutte le maggiori aziende, i pirati puntano ad attaccare i dipendenti sulle piattaforme mobili. Più 37% in tre mesi.
Nessuno dica di non essere stato avvisato: l’introduzione precipitosa dello smart working legata all’emergenza Covid-19 è stata da subito indicata da tutti gli esperti di sicurezza come un problema a cui prestare attenzione.
Una conferma, adesso, arriva da una ricerca pubblicata da Lookout. Nello studio (consultabile a questo indirizzo) viene evidenziato un aumento esponenziale degli attacchi di phishing diretti ai dipendenti di grande aziende sui loro dispositivi mobili.
Lo scenario in cui si inserisce il fenomeno è quello di un lavoro in remoto (di “smart” per la verità ha ben poco) che ha costretto tutti i lavoratori a spostare buona parte delle comunicazioni su strumenti digitali e in particolare su smartphone.
Un’occasione che i cyber criminali hanno colto al volo, attrezzandosi immediatamente per sfruttare la situazione attraverso campagne di phishing mirate.
Rispetto ai “normali” attacchi rivolti ai computer, quelli che prendono di mira gli smartphone, spiegano gli esperti di Lookout, sono più insidiosi. Sfruttano infatti una pluralità di vettori come SMS, messaggi su varie piattaforme e su social network che possono facilmente trarre in inganno le potenziali vittime.
La portata di questi attacchi è spaventosa: nello studio viene stimato un aumento del 37% dall’ultimo trimestre 2019 al primo trimestre 2020.
Uno degli elementi di criticità è anche il fatto che i dispositivi mobili, tipicamente adibiti a un uso “promiscuo” che mescola le attività professionali con quelle private, rappresentano uno strumento che gli utenti usano con una maggiore leggerezza rispetto a quelli aziendali.
A peggiorare la situazione, c’è il fatto che il lavoro in remoto pone i lavoratori al di fuori di quel perimetro “protetto” che in azienda consente di intercettare e bloccare sul nascere attacchi di questo genere.
Insomma: secondo i ricercatori, il rischio aumenta anche a causa del fatto che gli strumenti di protezione che di solito preservano i dipendenti finiscono per abbassare la percezione del livello di minaccia.
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