Crisi Tlc, le proposte di Asstel. Tensione Governo-sindacati. ‘Reskilling per uscire dal tunnel’

  ICT, Rassegna Stampa
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Clima teso fra Governo e sindacati oggi al il Forum annuale sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia – edizione 2024 – “Connessi per l’Italia Persone, infrastrutture e servizi per il futuro del Paese” organizzato da Assotelecomunicazioni-Asstel e dalle Organizzazioni Sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.

La crisi della industry delle Tlc pesa sul processo di digitalizzazione del Paese e il dialogo fra Governo e sindacati non sembra fluido, a fronte di un rinnovo del CCNL che si trova in stand by da due anni. I sindacati puntano il dito contro la mancanza di dialogo. Oggi ha fatto scalpore l’assenza della ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone, mentre il ministro del Mimit Adolfo Urso si è trattenuto il tempo del suo intervento per poi andare via per inderogabili impegni istituzionali. E’ restato invece il sottosegretario alla Trasformazione Digitale Alessio Butti, che ha replicato anche a muso duro alle contestazioni dei sindacati in relazione ad esempio all’apertura del Governo ad investimenti esteri e agli hyperscalers, fra cui Google per i cavi sottomarini e Starlink (ma non solo) per la copertura satellitare, con particolare riferimento alla sperimentazione in alcune regioni in prospettiva di copertura complementare nelle Aree Grigie. Sperimentazione che Butti, anzi, rivendica.

In questo contesto tutt’altro che idilliaco, i numeri della crisi della filiera sono impietosi, con una flessione del 35% del fatturato dal 2010 al 2023, in fumo 15 miliardi, e una crisi occupazionale che rischia di peggiorare visto l’aumento dell’età media dei lavoratori, la maggior parte dei quali supera i 50 anni. Ma a saltare all’occhio è il “dialogo fra sordi” fra Governo e sindacati che lamentano una mancanza di dialogo e confronto perdurante sui temi centrali del lavoro e della politica industriale.

Vedi anche: Labriola (TIM) a Key4biz: “Un piano industriale europeo per rilanciare le TLC”

Urso a Key4biz: “Equo compenso per TLC da OTT? Non sarà ripresentata norma in Italia. Sì a partecipazione costi, ma a livello Ue”

 Sarmi (Asstel): ‘Operatori diventino orchestratori del nuovo ecosistema’

“Le telecomunicazioni stanno affrontando una trasformazione importante: dalla tradizionale filiera in cui ogni attore opera in una sequenza lineare ben definita, contribuendo a una fase specifica della catena del valore, si sta passando ad un ecosistema. Questo cambia le relazioni con cui gli attori tradizionali e nuovi interagiscono, competono e collaborano tra di loro per offrire connettività e servizi di valore al cliente. Gli Operatori hanno tutte le caratteristiche per essere gli orchestratori di questo ecosistema. Il nuovo ecosistema delle telecomunicazioni è più integrato e interdipendente rispetto alla tradizionale filiera e ciò implica che gli attori devono arricchire le loro competenze distintive per esserne protagonisti», ha così esordito Massimo Sarmi, Presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel.

«Negli ultimi sette anni gli Operatori italiani hanno investito circa 7 miliardi di euro all’anno, esclusi quelli per le licenze, per lo sviluppo delle infrastrutture Tlc ad altissima velocità (VHCN) e per il 5G, con un’incidenza sui ricavi di circa il 26%. Ad integrazione degli investimenti privati, per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale Europeo, il PNRR ha destinato quasi 5,3 miliardi di euro per lo sviluppo delle reti VHCN e 5G, dal 2021 al 2026. 

Sempre nel 2023 i ricavi degli Operatori Tlc in Italia sono stati pari a 27,2 miliardi di euro (+0,1 miliardi rispetto al 2022). Dopo cinque anni di calo, i ricavi degli Operatori italiani registrano, dunque, una lieve stabilizzazione. I primi sei mesi del 2024, secondo le semestrali di alcuni dei principali Operatori, sembrano confermare questa tendenza del mercato, con un’ulteriore crescita del mercato fisso (+2,5%) controbilanciata dalla diminuzione del mercato mobile (-3,5%). 

Nel 2023, i flussi di cassa degli Operatori si sono ridotti da 0,7 del 2022 a 0,5 miliardi di euro. Questo andamento è dovuto in particolare alla frammentazione del mercato e alla dinamica dei prezzi, inferiori a quelli dei principali mercati europei. Negli ultimi anni si assiste, inoltre, ad un’evoluzione del mercato dovuta anche alle scelte di alcuni Operatori Tlc quali: alcune operazioni di consolidamento, di condivisione di componenti infrastrutturali e di separazione dell’infrastruttura di rete fissa. La connettività, sia mobile che fissa, viene percepita quasi come una commodity e i margini di profitto sono contenuti. Ciò che farà la differenza sarà la capacità di ampliare le offerte: per la clientela affari, con soluzioni a maggior valore aggiunto come il cloud computing, la cybersecurity e l’integrazione dell’IA nella gestione delle infrastrutture; per la clientela diffusa, con nuovi servizi digitali quali ad esempio media e audiovisivi. 

La legislatura europea si è conclusa con la pubblicazione del Libro Bianco sulle telecomunicazioni. In Europa si sta comprendendo quanto sia importante l’obiettivo di realizzare un mercato unico delle telecomunicazioni, riducendo l’attuale frammentazione per creare un numero ristretto di Operatori paneuropei che possano offrire piattaforme di servizio competitive a livello globale.

Il Governo, che ha già intrapreso significativi passi con il PNRR, deve continuare a porre la sua attenzione su misure rappresentate anche da Asstel, quali: un sostegno per garantire la mitigazione strutturale del costo dell’energia, in linea con le azioni di politica comunitaria, e una rapida attuazione, nei territori, delle normative sulla semplificazione delle procedure connesse alla realizzazione delle reti di nuova generazione.  Inoltre, è importante che il Governo continui ad agire in ambito europeo per garantire una competizione equa nel mercato digitale assicurando il “Level Playing Field” tra Tlc e Big Tech, che passa per la revisione della “neutralità della rete” e per la definizione di regole comuni per tutti gli attori del mercato digitale, anche mediante modifiche al Codice delle Comunicazioni Elettroniche.  A ciò si aggiunge, in ambito nazionale, il percorso avviato sulla possibile contribuzione delle Big Tech agli investimenti sostenuti dalle Tlc al fine di adeguare le reti alla crescita del traffico dati e sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione. Sarebbe, inoltre, auspicabile un intervento di chiarimento a livello nazionale che consenta una omogeneità di applicazione sul territorio dei nuovi valori dei limiti elettromagnetici in Italia e definisca una modulistica unificata dei procedimenti autorizzatori. Per quanto riguarda la piattaforma antipirateria (cd. Piracy shield) andrebbe prevista una adeguata copertura dei costi sostenuti dagli Operatori ed è altresì necessario definire un corretto inquadramento in termini di responsabilità degli Operatori stessi. Per quanto riguarda, poi, il Piano Transizione 5.0, è necessario che l’interpretazione attesa sulla portata del Piano sancisca l’inclusione delle reti e dei servizi Tlc tra gli investimenti incentivati.

L’evoluzione in ecosistema è influenzata principalmente da quattro aree di cambiamento: l’aggiornamento a livello europeo della regolamentazione delle Tlc, il rafforzamento della politica industriale dedicata alle Tlc, lo sviluppo di nuove strategie di business e l’accrescimento di competenze distintive che sappiano cogliere tutte le potenzialità dei nuovi mercati digitali”, ha concluso il Presidente Massimo Sarmi.

Tlc, Urso: in crisi senza precedenti, Big tech partecipino a costi

Il settore delle Tlc sta affrontando una “crisi senza precedenti”. Per questo occorre intervenire con politiche industriali che lo sostengano e tornino a farne uno dei settori di punta dell’Italia. Lo ha sottolineato il ministro per le Imprese e il Made in Italy a margine del Forum Asstel.

Parlando in generale del settore Urso ha spiegato che “questa è una riflessione che si è aperta anche in sede europea. Io credo che si possa e si debba sviluppare in maniera congrua, ovviamente anche in sintonia con quello che si può fare a livello europeo. Certamente è importante che ci sia una partecipazione ai costi anche per facilitare gli investimenti del settore delle telecomunicazioni da parte di coloro che sempre più usufruiscono di questo servizio”.

“Il settore delle telecomunicazioni è sempre più centrale. È un orgoglio del Made in Italy e tanto più lo deve diventare oggi, in un mondo sempre più interconnesso. L’attuale contesto globale richiede oggi più che mai un settore delle telecomunicazioni forte, competitivo e inclusivo“, aggiunge Urso.“L’Europa – aggiunge – deve affrontare contemporaneamente tre transizioni: quella green, quella digitale e quella geopolitica. Quest’ultima avrà un’accelerazione con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. E in questa transizione l’Europa deve puntare assolutamente ad un’autonomia strategica, tanto più in settori industriali e anch’essi strategici come quello delle telecomunicazioni. Ciò significa promuovere fornitori europei di fiducia, preferendoli come partner strategici nei negoziati commerciali”.

“Il settore delle telecomunicazioni è sempre più centrale e un orgoglio del Made in Italy. L’attuale contesto globale richiede oggi, più che mai, un settore delle telecomunicazioni forte, competitivo e inclusivo. È essenziale che gli operatori nazionali, grazie alla loro presenza sul territorio e alla capacità di integrare i servizi cloud con le infrastrutture esistenti, possano offrire soluzioni di grande valore che garantiscano sicurezza e vicinanza al cliente in un mercato privo di confini territoriali. È quindi prioritario incentivare gli investimenti nell’infrastruttura, nel cloud e nel 5G, promuovendo la condivisione e l’integrazione delle reti”.

Così, su X, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso riprendendo il suo intervento al Forum nazionale delle telecomunicazioni 2024 organizzato da Asstel.

“L’Europa deve affrontare contemporaneamente le transizioni verde, digitale e geopolitica. In quest’ultima, l’Ue dovrà assolutamente puntare a un’autonomia strategica, soprattutto in settori industriali come quello delle telecomunicazioni. Ciò significa promuovere fornitori europei di fiducia, preferendoli come partner strategici nei negoziati commerciali”, ha aggiunto Urso.

Tavolo con i sindacati

Saccone (Slc-Cgil): ‘La crescita è lontana, puntare sulla riprofessionalizzazione’

Il fattore lavoro non può essere soltanto una voce di costo, ha detto Riccardo Saccone, Segretario Generale SLC-CGIL: “Anche quest’anno il Forum delle Tlc discuterà di una filiera che non riesce a ritrovare la strada della reindustrializzazione. Si contengono le perdite, ma di certo si è ben lontani da una crescita. Un settore che paga, non da ora, l’assenza di una visione, di politiche industriali. Con l’aggravante che di questo passo rischiamo di vanificare anche gli effetti positivi degli ingenti fondi stanziati dal PNRR. La divisione della rete dai servizi dell’ex Monopolista rischia poi, perdurando l’assenza di politiche industriali, di condannare il Paese alla irrilevanza tecnologica senza peraltro apportare alcun beneficio alle storture del mercato fin qui denunciate. Forse bisognerebbe davvero fermarsi tutti e decidere, una volta per tutte, di sedersi tutti, sindacato aziende ed Istituzioni, per ragionare su come correggere gli errori di questi anni. Perché il declino di questi anni non è un destino ineludibile, basterebbe decidere di sfruttare l’opportunità a tempo del PNRR per rimettere al centro politiche di crescita e sviluppo, ad iniziare dal fattore lavoro. Parliamo di un settore sempre meno attrattivo per i giovani talenti ed il cui perimetro occupazionale si restringe di anno in anno. Occorre investire in formazione e riprofessionalizzazione se vogliamo evitare che la transizione digitale diventi una trappola per migliaia di lavoratrici e lavoratori, ad iniziare dalla parte più esposta della filiera, i call center e gli appalti di rete, ma ripensando più in generale lo sviluppo delle professionalità.  Il Forum delle Tlc deve essere il luogo da dove partono proposte ed impegni per ridare al settore delle Tlc il posto che gli compete nel mondo produttivo del Paese. Ad iniziare da una veloce chiusura del rinnovo del Contratto. Le lavoratrici ed i lavoratori del settore hanno diritto non solo ad una risposta seria alla perdita reale di potere di acquisto di questi anni, ma anche alle loro legittime aspirazioni di migliorare il riconoscimento economico delle loro competenze. Ci aspettiamo anche dal Forum risposte chiare e comportamenti conseguenti»,

Faraone (Fistel-Cisl): ‘Separazione tra rete e servizi cambio di paradigma strutturale’

“Il mondo delle telecomunicazioni in Italia sta vivendo una fase di profonda trasformazione strutturale e tecnologica. Sebbene il 2023 abbia registrato una lieve inversione di tendenza nei ricavi, dopo anni di declino, le sfide per il futuro industriale e occupazionale restano significative. La separazione tra rete e servizi rappresenta un cambio di paradigma per un’industria che sta abbandonando lo schema tradizionale delle Telco. Anche gli altri protagonisti della filiera sono impegnati a definire nuove strategie per rafforzare gli aspetti industriali e finanziari, sui cui piani industriali restano da parte nostra incertezze, perché questi cambiamenti possono generare paure e confusione tra i lavoratori che temono una mancata valorizzazione delle competenze e un minor senso di appartenenza. Resta importante che l’implementazione delle infrastrutture essenziali per il Paese prosegua velocemente e in un ambiente di collaborazione tra imprese, pur all’interno di un sano modello competitivo senza che questo, anche in ragione del ruolo del Governo, possa penalizzare la realizzazione del PNRR e le necessarie risposte per i cittadini. La digitalizzazione richiede nuove professionalità, specialmente in ambiti come machine learning, cybersecurity, data protection e big data analytics. È indispensabile investire nella formazione continua, in reskilling e upskilling e in collaborazioni con scuole e università. Sul piano organizzativo, lo smart working sta diventando un aspetto cruciale per bilanciare produttività e qualità della vita dei lavoratori, per questo è necessaria una evoluzione dello schema comune di riferimento presente nel CCNL Tlc. Altro tema fondamentale riguarda il settore dei servizi di CRM-BPO, parte fondamentale della filiera delle Tlc, per il quale servono misure specifiche partendo dalla contrattazione nazionale e di secondo livello che consentano una valorizzazione degli aspetti organizzativi, salariali e professionali. In questo contesto, il rinnovo del CCNL assume un’importanza cruciale, specialmente in un periodo caratterizzato da alta inflazione, mentre le aziende continuano a investire una quota significativa dei loro ricavi in infrastrutture. Avremmo auspicato, nella Legge di Bilancio, una maggiore partecipazione delle Big Tech agli investimenti necessari per potenziare la rete, in luogo di un aggiornamento della web tax che rischia di penalizzare le PMI italiane. Inoltre, l’avvio del Fondo di Solidarietà per la filiera Tlc rappresenta un passo importante, ma per renderlo pienamente operativo fin da subito continuiamo a chiedere un intervento economico aggiuntivo. L’evoluzione delle Tlc non può più limitarsi alle telecomunicazioni tradizionali, ma deve ampliarsi verso i nuovi servizi digitali. Solo una collaborazione tra Istituzioni, imprese e sindacati permetterà di raggiungere questi obiettivi ambiziosi, garantendo un futuro sostenibile e innovativo per l’intera filiera delle telecomunicazioni in Italia”, ha dichiarato Alessandro Faraoni, Segretario Generale Fistel Cisl.

Ugliarolo (Uilcom-Uil): ‘Manca un dialogo e un confronto con il Governo’

«Continua, purtroppo, il contesto di forte difficoltà nella filiera delle Tlc. Malgrado gli innumerevoli appelli alle Istituzioni, ad oggi, non abbiamo mai potuto avere un vero confronto per entrare nel merito dei problemi di questo settore. 

In tutti questi lunghi mesi abbiamo continuato a farci carico, come parti sociali insieme alle aziende, delle continue ristrutturazioni attraverso l’utilizzo di politiche difensive. 

Pensiamo che questa filiera abbia la necessità di ridarsi una vera prospettiva di rilancio con interventi strutturali che portino vere risposte di crescita. Occorre rendere il mondo delle Tlc nuovamente appetibile per i nostri giovani, per le nuove figure che si affacciano al mondo del lavoro e per i nostri laureati. Per fare tutto questo occorre un vero aiuto anche da parte delle nostre Istituzioni. Diverse sono le incongruenze che persistono. Occorre un rilancio che passi da una vera politica industriale per tutta la filiera», commenta Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil.

“L’evoluzione verso l’ecosistema Tlc rappresenta una sfida cruciale per lo sviluppo economico del Paese. Per accompagnare questo processo in atto è necessario implementare nuovi e più moderni modelli di organizzazione del lavoro. Sarà fondamentale continuare a investire sulle persone e sulle competenze. Le tecnologie cambiano rapidamente e vi è una crescente necessità di professionisti qualificati per costruire e gestire le reti di nuova generazione e per sviluppare nuovi servizi. In questo quadro, il ruolo della formazione, in particolare quella certificata, diventa centrale. Sarebbe auspicabile un sostegno economico pubblico per rafforzare gli strumenti di gestione delle transizioni lavorative, quali ad esempio il Fondo di Solidarietà per la filiera Tlc, necessari a favorire il consolidamento e l’accrescimento delle competenze delle persone che operano nell’ecosistema. Il Fondo è attivo dal 1° gennaio 2024 e per accelerarne l’attività è necessario un sostegno economico pubblico, aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori, nel primo triennio di avvio delle attività. È fondamentale offrire nuove opportunità di lavoro ai giovani – concludono il Presidente di Asstel, Massimo Sarmi e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, Riccardo Saccone (SLC-CGIL), Alessandro Faraoni (FISTEL-CISL), Salvo Ugliarolo (UILCOM-UIL). “Anche per questo serve collaborazione tra imprese, Istituzioni e mondo dell’education per preparare le ragazze e i ragazzi alle evoluzioni in corso, rafforzando l’istruzione professionale e STEM. È determinante proseguire il confronto con le Istituzioni per dare esito positivo al percorso avviato per favorire il riconoscimento del CCNL Tlc quale “contratto di riferimento” per le attività di CRM-BPO. Il CCNL Tlc è stato già preso a riferimento in diversi atti normativi e amministrativi, dimostrando il forte grado di rappresentatività del CCNL stesso e del suo sistema di rappresentanza. Riteniamo che un dialogo costante con le Istituzioni – che privilegi la costruzione di proposte di sistema – sia necessario per supportare i processi di evoluzione di tutti i segmenti dell’ecosistema Tlc verso condizioni di miglioramento della competitività e della produttività, favorendo anche un continuo sviluppo delle condizioni di occupabilità delle persone e di ricerca di nuovi equilibri nel bilanciamento tra esigenze aziendali e quelle delle persone”

 Di Raimondo (Asttel): ‘Investimenti costanti nonostante il calo dei ricavi’

“Gli investimenti delle Telco sono rimasti costanti negli ultimi anni, nonostante il calo dei ricavi – ha detto Laura Di Raimondo, Direttore di Asstel – il settore si sta affidando sempre di più allo smart working per le 200mila persone occupate della filiera”. Eppure, resta la difficoltà di attrarre i giovani verso le materie STEM e il mismatch fra domanda e offerta resta alto al 60%.

Tavola rotonda Tlc

Open Fiber, Gola: attivazioni record a ottobre ma utilizzo rete resta basso

“Stiamo migliorando da punto di vista commerciale, nel mese di ottobre abbiamo fatto il record storico di attivazioni di clienti in fibra. Abbiamo attivato 96 mila clienti in fibra in un mese di cui 21mila in aree bianche”, lo ha detto l’ad di Open Fiber Giuseppe Gola. “Se vado a vedere la situazione del sistema Italia rispetto all’utilizzo della infrastruttura – ha aggiunto- la situazione resta sbilanciata. Lo sviluppo della infrastruttura è a buon punto, abbiamo raggiunto, con l’altro operatore wholesale, una copertura che supera il 60% di unità immobiliari ma l’utilizzo resta basso al 27% con una media Ue 54% e in questo dobbiamo fare ancora molto”, ha aggiunto Gola.

E mentre Andrea Missori, presidente e ad di Ericsson in Italia porta ad esempio l’India e lo sviluppo lampo del 5G in quel paese, sottolineando l’importanza di una rete 5G standalone per il lancio di nuovi servizi a valore aggiunto, “ci sono certamente persone disposte a pagare di più per servizi ad hoc su Giubileo, Olimpiadi e molto altro ancora”, l’ad di Tim Pietro Labriola dice che 5 operatori in Italia sono troppi.

Labriola (Tim): 5 operatori sono troppi, costi troppo alti

“Oggi è complesso gestire un operatore di telecomunicazioni in Italia, per n fattori che vanno dalla linea dei ricavi su tutta la parte della struttura dei costi”, ha detto Pietro Labriola, che ammonisce: “Preparatevi, le nostre reti peggioreranno”. L’ad fa un quadro di un mercato in cui i costi per i clienti sono molto bassi, a fronte di investimenti richiesti molto alti: “Sulla base dei costi che un operatore deve gestire, stare sotto il 20-25% di quota di mercato, non è sostenibile economicamente. Chi accetta un livello di competizione e liberismo fino agli estremi poi deve prendersene la responsabilità”.

In Italia, “siamo 5 operatori, siamo troppi. E non lo dico io, lo stanno dicendo a livello comunitario – dice ancora Labriola – Noi dobbiamo uscire fuori di metafora. Se siamo in 5 che abbiamo difficoltà, progressivamente impoveriremo il paese se non troviamo una soluzione”. Sulla top line “l’unica possibilità è permettere quello che è stato permesso in altri paesi, tipo in Uk con l’adeguamento all’inflazione dei prezzi della telefonia”.

Per Labriola, “siamo arrivati alla fine di un percorso e le cose devono cambiare”, e aggiunge che “senza reti di telecomunicazione la digitalizzazione non esiste”.

L’Arpu in Italia è di 10 euro al mese, a fronte dei 30 euro in Germania. Da noi l’FTTH costa come l’FTTC.

Renna (Fastweb): ‘Paradigma non funziona, cambiare le regole’

“Senza digitalizzazione non c’è competitività. Eppure oggi abbiamo visto che oltre al fatto che i ricavi sono decresciuti ormai in maniera significativa, tutto il margine di questo settore viene reinvestito nelle reti. Il paradosso è che su queste reti transitano una quantità di servizi che generano 80-90 miliardi di valore. L’operatore spende tutto quello che guadagna in infrastruttura che permette agli OTT di generare un business altamente remunerativo”, ha detto l’ad di Fastweb Walter Renna. “È evidente – aggiunge – che non può più reggere un sistema in cui gli operatori di tlc investono in infrastrutture, sono ingessati di regole procedure, e avanza pochissimo per l’innovazione. Gli OTT possono continuare a crescere, investono in innovazione e continuano a portare l’asticella della qualità di rete verso l’estremo. È chiaro che il paradigma non può più funzionare, bisogna cambiare le regole”. 

Levi (Iliad): ‘Le reti devono essere al centro della politica industriale’

Sulla stessa linea Benedetto Levi, ad di Iliad: “E’ un problema di metodo – ha detto Levi – le reti devono- essere al centro della politica industriale. Le telecomunicazioni hanno un grande impatto su tutti i settori dell’economia. Battaglie contro la pirateria (piracy shield) sono sacrosante, ma non possono essere tutte a carico delle Tlc che non possono essere usate come i tappabuchi per ogni problema, ma devono diventare il fulcro del sistema”.

Casalta (Vodafone), ‘Essenziale estendere durata licenze per uso dello spettro’

“Le telco sono un settore nevralgico per l’evoluzione socioeconomica del Paese, il mercato italiano non soffre di una crisi di domanda ma i ritorni sugli investimenti continuano a essere inferiori al costo del capitale”. E’ quanto ha sottolineato Sabrina Casalta, Cfo Vodafone Italia. “Per correggere questa dinamica e creare condizioni di mercato che favoriscano gli investimenti necessari – ha aggiunto – è fondamentale una politica industriale per il settore con interventi strutturali e politiche mirate. In questo contesto diventa essenziale un’estensione della durata delle licenze per l’uso dello spettro, attraverso meccanismi di rinnovo delle frequenze di prossima scadenza che consentano agli operatori di liberare risorse necessarie all’intera filiera”.

Corti (WindTre) ‘Con ritardi sul 5G passi indietro per tutto il Paese

“I problemi del settore sono sul tavolo da anni e sono sempre gli stessi. Il nostro è un appello corale sui temi strutturali su cui serve una politica industriale. Al Governo non chiediamo soldi, chiediamo regole che consentano di dare ritorno agli investimenti. Chiediamo una politica di settore: organica, sistematica, capace anche di mettere un freno a provvedimenti estemporanei. Rispetto ai nodi strutturali il settore è molto coeso. Siamo in grado di proporre soluzioni, idee e siamo pronti a confrontarci. Con la speranza di rivederci qui l’anno prossimo con almeno 2 o 3 dei problemi finalmente risolti”. Lo afferma l’ad WindTre Gianluca Corti. “Qui parliamo della competitività del sistema industriale italiano – aggiunge – Se l’Italia continua a rimanere indietro sul 5G l’impresa italiana rimarrà indietro rispetto ai competitor europei e tutto il sistema Paese farà passi indietro”. 

Per quanto riguarda gli investimenti dall’estero, benvengano ma Corti mette in guardia il Governo: attenzione che chi investe continuino a farlo e che non provochi l’interruzione degli investimenti dalle telco.

Butti, in Europa mancano interventi strategici su Tlc

In Europa il settore delle Tlc attraversa “criticità evidenti“, manca però di “interventi di carattere strategico” e di “un piano coordinato”, ha detto il sottosegretario all’Innovazione tecnologica e transizione digitale Alessio Butti. Secondo il sottosegretario “si investe poco in infrastrutturazione, ma spesso gli Stati membri ci mettono del loro. Alcuni agiscono in modo isolato, generando politiche digitali disomogenee che impediscono un vero mercato unico europeo”. A livello nazionale, ha dettoButti, il governo è a “completa disposizione per una strategia nazionale” sulle telecomunicazioni “che metta insieme gli interessi” dei lavoratori, delle imprese e dello Stato. “Le cose si cambiamo insieme” ha aggiunto, ricordando “la costituzione di un tavolo costantemente aggiornato presso il dipartimento”. “Concordiamo su alcuni aspetti – ha sottolineato -, come sul fatto che con la trasformazione digitale c’è la necessità che i beni immateriali viaggino su reti performanti, resilienti e sicure”.

Tlc: Butti, ‘questione fair share va affrontata a livello europeo’

Il contributo delle Big tech ai costi delle reti di Tlc, ovvero con termine tecnico il ‘fair share’, va affrontato a livello europeo per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica e transizione digitale, Alessio Butti. “La questione del fair share non può essere affrontata a livello domestico. Il fair share penso sia anche a livello europeo non dico un feticcio ma qualcosa che è stato definitivamente accantonato con il perimetro che aveva inteso il commissario Breton e riproporlo a livello domestico non è utile per il sistema degli operatori, non per il sistema Paese e non per quello che insieme vogliamo fare in prospettiva europea” ha sottolineato.

“Se veramente vogliamo impegnarci per fare in modo che, dopo la separazione della rete, ci si concentri in modo particolare sullo sviluppo dei servizi e concentrarci sullo sviluppo dei servizi continentali significa ragionare in termini di servizi paneuropei” ha precisato. “Io credo e ribadisco che il fair share così come c’era stato presentato, – ha concluso Butti – e che il governo italiano non aveva contestato ma aveva solamente cercato, con una mia lettera nell’agosto del 2023 indirizzata a Breton, di capire quali fossero gli elementi scientifici, numerici, tecnici, sui quali WIC (l’ agenzia tedesca), aveva elaborato un documento. Abbiamo contestato quello, alla fine abbiamo avuto ragione noi”, ha proseguito Butti.

“Ecco perché credo che una valutazione sul fair share possa evidentemente coinvolgere gli Stati sovrani ma deve essere elaborata in presenza di numeri attendibili e non sconfessabili a livello europeo. Non è un caso che la settimana scorsa il governo abbia risposto a un question time in Parlamento e abbia ribadito che è in corso una sorta di consultazione che non impegna ovviamente il governo italiano per quanto concerne l’aspetto domestico, ma impegna il governo italiano in sede europea, perché è lì che si deve affrontare la questione”.

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RISULTATI – RAPPORTO SULLA FILIERA DELLE TELECOMUNICAZIONI 2024. LE PROPOSTE 

I dati del Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia 2024, realizzato in collaborazione con gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, hanno evidenziato che anche il 2023 è stato un anno di crescita per i volumi di traffico dati (+13% per il traffico dati fisso, +26% per quello mobile), ma anche di una sostanziale stabilizzazione dei ricavi del settore. Questi ultimi, infatti, dopo anni di tendenza in diminuzione, sono aumentati dello 0,3%, pari a circa 100 milioni di euro, rispetto al 2022, raggiungendo 27,2 miliardi di euro. Complessivamente però, dal 2010 al 2023, i ricavi complessivi hanno fatto registrare un calo del 35%, dovuto a diminuzioni del 47% per il radio-mobile e del 22% per le comunicazioni fisse. Tale calo è superiore a quello degli altri principali Paesi europei. Inoltre, nel 2023 Paesi limitrofi come Francia e Germania registrano trend positivi grazie alla crescita dei ricavi business e alla differenziazione dei canoni delle offerte in funzione del livello di servizio (es. diverse velocità di download/upload nei pacchetti a fronte di un prezzo unico in Italia). I primi sei mesi del 2024, secondo le semestrali di alcuni dei principali Operatori, sembrano confermare questa tendenza del mercato, con un’ulteriore crescita del mercato fisso (+2,5%) controbilanciata dalla diminuzione del mercato mobile (-3,5%).

Gli altri segmenti della filiera mostrano le seguenti dinamiche:

  • il mercato complessivo dei fornitori di apparati di rete (comprensivo, quindi, sia dei ricavi generati in Italia sia di quelli all’estero, in qualsiasi settore) registra un leggero calo (-1%) e vale 4,4 miliardi. Il calo è frutto di dinamiche contrapposte: crescono i ricavi provenienti da settori diversi dalle Tlc (+9%), come ad esempio Digital Solutions e Utilities, mentre sono in calo i ricavi provenienti dal settore Tlc (-8%) anche per via del rallentamento degli investimenti degli Operatori a cui si è assistito negli ultimi anni;
  • la vendita dei terminali in Italia vede un calo del 2,5%, a causa esclusivamente del ripiegamento dei volumi di vendita degli smartphone (-11,1%). Il valore complessivo del mercato sfiora i 5,5 miliardi di euro nel 2023;
  • il mercato degli Operatori di Customer Management (CRM-BPO) è in calo dell’1% e vale circa 1,9 miliardi di euro. La componente legata al settore telecomunicazioni vede però il proprio valore in diminuzione rispetto a quello che accade in molte altre industry. Tale dinamica è stata accentuata anche dalla progressiva uscita di scena di alcuni attori da questo mercato e da alcune crisi aziendali;
  • i ricavi complessivi degli attori che si occupano di realizzare e gestire le torri per le comunicazioni (per qualunque industry) arrivano a valere 2,4 miliardi di euro, registrando una crescita del +8% rispetto al 2022.

Nonostante le dinamiche di mercato, proseguono gli investimenti degli Operatori Tlc in particolare per la costruzione delle reti a banda ultra-larga, radio e in fibra. Nel 2023, gli investimenti di circa 7,0 miliardi di euro confermano l’incidenza del 26% sul fatturato totale degli Operatori Tlc, percentuale stabile da ormai 3 anni. Nonostante gli investimenti sembrino stabili tra il 2022 e il 2023, in un quadro a prezzi costanti, considerando fattori come l’inflazione, vedrebbero nel 2023 una diminuzione del loro valore di circa il 5%. Anche in prospettiva, gli investimenti sono destinati a essere rilevanti, per raggiungere gli obiettivi del Digital Decade Policy Program.

Secondo i dati DESI 2024, la copertura VHCN (Very High Capacity Network – reti FTTH, FTTB, cable docsis 3.1) a metà 2023, pur crescendo di oltre il 10% rispetto all’anno precedente, rimane distante dalla media europea: 59,3% Ita vs 73,4% Eu. Tuttavia, il gap si riduce se si considera solo la copertura in fibra e non quella docsis, assente in Italia, che permette la trasmissione dati attraverso il cavo televisivo: in questo caso la media Eu si ferma al 64,0%, valore non distante da quello registrato in Italia. Gli investimenti infrastrutturali degli Operatori continuano anche nel 2023: dalle prime stime la copertura VHCN delle abitazioni è cresciuta di circa il 10%, raggiungendo a settembre 2024 un valore tra il 55% e il 65%. Il valore di penetrazione delle reti FTTH (ossia il numero di clienti attivi sulle abitazioni coperte) in Italia è nettamente inferiore a quello di Paesi limitrofi (come Francia e Spagna) e superiore a quello della Germania (dove, però, il valore assoluto delle abitazioni coperte con FTTH è ridotto avendo l’alternativa del cavo).

Sempre secondo quanto emerge dalle analisi DESI 2024 – che considerano la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing – il 5G in Italia copre il 99,5% delle zone abitate, dato che colloca il nostro Paese tra quelli con la maggiore copertura 5G in Europa, superando nettamente la media EU che è pari a 89,3%. Non bisogna però fermarsi alla prima lettura: i valori della Commissione Europea considerano, come riportato precedentemente, la copertura ottenuta con il cosiddetto Dynamic Spectrum Sharing (condivisione dinamica dello spettro, o DSS). Considerando la copertura 5G Non Stand Alone (NSA), in Italia a settembre 2024, secondo le stime elaborate su dati pubblici degli Operatori, si raggiunge più del 75% della popolazione, con una crescita di circa il +7% rispetto a settembre 2023. A livello di disponibilità 5G (ossia la percentuale di utenti con telefoni 5G e tariffe 5G attive che trascorrono la maggior parte del tempo connessi a reti 5G) emerge una forte disparità tra i diversi Paesi a livello mondo: l’Italia si posiziona nella parte bassa della classifica, con un valore pari al 17%.

Le difficoltà economiche del settore sono ben rappresentate dalla dinamica del saldo di cassa disponibile per gli Operatori Tlc (EBITDA – CAPEX): nel 2010 questo valeva 10,5 miliardi di euro disponibili per il servizio del debito finanziario, per il pagamento delle imposte e per la remunerazione degli azionisti; nel 2023 tale valore è pari a 0,5 miliardi di euro: se confrontato con il valore del 2022 (-3,8 miliardi di euro) si assiste ad una crescita importante. Quest’ultimo valore era tuttavia fortemente caratterizzato dal pagamento della maxi rata di 4,5 miliardi di euro per le frequenze 5G. Al netto di questa operazione straordinaria si assisterebbe ad un calo del 25% rispetto al 2022. I numeri in particolare dell’ultimo triennio evidenziano una situazione che pone forti punti interrogativi sulla sostenibilità prospettica dell’Industry.

In un contesto tecnologico in continua evoluzione, la filiera Tlc non è immune ai cambiamenti e sta vivendo un profondo cambiamento, che la sta trasformando da una filiera, quindi da un modello lineare in cui ogni attore opera in una sequenza ben definita e le interazioni sono limitate e circoscritte, a un vero e proprio ecosistema, al cui interno sono presenti molteplici attori con caratteristiche differenti e, in alcuni casi, persino provenienza da altri mercati (es. utility, cloud) che si interfacciano l’uno con l’altro, dando vita a una rete di relazioni complesse. L’evoluzione verso tale ecosistema sarà influenzata da quattro grandi macro-fattori: l’aggiornamento della regolamentazione di settore; lo sviluppo di una politica industriale dedicata che accompagni le trasformazioni di business e i trend tecnologici in atto; per una rapida diffusione delle infrastrutture e dei nuovi servizi lo sviluppo di nuove strategie da parte degli attori della filiera (ingresso in nuovi mercati, valorizzazione del core business); la trasformazione del mercato del lavoro e la costruzione delle competenze necessarie.

A livello nazionale sono necessari una serie di interventi a sostegno della filiera e della sua trasformazione in ecosistema e azioni che favoriscano il completamento di quelli già adottati. In particolare, Asstel ha richiesto una serie di interventi: l’introduzione di misure per la mitigazione strutturale del costo dell’energia, per rispondere ai forti rincari rispetto ai valori registrati negli anni ante-crisi pandemica; l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, come l’accesso ad adeguati sistemi di incentivazione e a strumenti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili; una rapida attuazione delle misure di adeguamento dei limiti elettromagnetici; un consolidamento della semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione delle reti attraverso l’uniforme applicazione sul territorio del decreto legislativo correttivo del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE); la definizione di strumenti per massimizzare la collaborazione Tlc – Big Tech; sancire l’inclusione dell’offerta di reti e servizi di telecomunicazioni nei benefici previsti dalle misure del Piano 5.0 così da favorire gli investimenti utili a realizzare una infrastruttura di rete sicura, necessaria a supportare la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, nella direzione della transizione ecologica indicata dal legislatore; il corretto inquadramento in termini di responsabilità ed il sostegno economico relativamente al piracy shield previsto dalla legge a tutela del copyright su eventi live, diventato operativo per gli eventi sportivi dal 1° febbraio 2024.

La trasformazione in atto della filiera Tlc richiede l’implementazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, il rafforzamento e l’ampliamento delle competenze dei lavoratori, il coinvolgimento dei giovani in un’ottica di ricambio generazionale. Sono queste le sfide su cui sono principalmente impegnate le imprese associate ad Asstel.

In questo contesto è centrale il tema della formazione permanete e certificata (con programmi strutturali di upskilling e reskilling) e quello delle competenze, con le imprese che segnalano difficoltà a trovare candidati con competenze tecniche adeguate. In particolare, le competenze più critiche da sviluppare internamente e/o acquisire sul mercato sono: Intelligenza Artificiale e Machine Learning, Cybersecurity e Data Protection, Big Data Analytics.

Gli Operatori Tlc nel 2023 hanno coinvolto in attività di upskilling e reskilling quasi il 98% del totale dei dipendenti, in crescita rispetto al 97% del 2022. Mediamente nel corso del 2023, ciascuna persona coinvolta ha seguito circa 5 giornate di formazione. Tra gli altri attori della filiera Tlc, si stima un numero medio di 4 giornate di formazione per persona. 

Una strada parallela alla formazione interna è il recruiting esterno. In questo caso, si riscontrano difficoltà legate a una carenza in Italia di persone con competenze in alcune discipline: per la formazione terziaria nelle materie STEM (Università + ITS) si prevede infatti un mismatch annuale tra domanda riferita a tutti i settori produttivi e offerta di circa 13.000 persone nel periodo tra il 2024 e il 2028 (carenza ancora più marcata se si guarda al gender gap in quanto nel 2023 solo il 39% dei laureati STEM è donna). Questa problematica è sentita anche dalla filiera: infatti, dal 56% delle imprese associate viene evidenziata una mancanza sul mercato delle professionalità richieste e solo il 21% delle imprese associate ritiene il sistema scolastico qualitativamente e quantitativamente adeguato.

In questo scenario, in coerenza con il processo di evoluzione in atto verso l’ecosistema Tlc, il cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro acquista maggior centralità. Ormai la totalità delle aziende implementa soluzioni di smart working a conferma della maturità sul tema. Tra le iniziative introdotte dalle imprese in ambito del lavoro si segnalano, oltre allo smart working, la possibilità di avere un’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro per i propri dipendenti e modelli di organizzazione del lavoro per obiettivi.

Rispetto a questo quadro Asstel e le Organizzazioni Sindacali hanno individuato nella definizione del Fondo di Solidarietà per la filiera Tlc uno strumento strategico per sostenere il riequilibrio strutturale del comparto e in grado di accompagnare le azioni di formazione, riqualificazione e riorganizzazione rese necessarie dai processi innovazione tecnologica e di trasformazione. Il Fondo è attivo dal 1° gennaio 2024 e, per garantirne per il primo triennio di attività il pieno perseguimento dei propri obiettivi è necessario un sostegno pubblico economico aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori.

Sempre nell’ottica di accompagnare l’evoluzione del lavoro nell’ecosistema Tlc è necessario prevedere e sostenere strumenti di gestione delle transizioni lavorative e generazionali.

Guardando poi al ruolo del CCNL Tlc è necessario avviarne un’evoluzione – coerente con la trasformazione in atto – sia del perimetro che del modello, che si concentri su: competenze, produttività e nuovi modelli di organizzazione del lavoro.

In questo contesto una particolare attenzione riguarda le attività di CRM-BPO, per le quali va definita un’area distintiva all’interno del CCNL Tlc che ne colga le specificità, unitamente al riconoscimento del CCNL Tlc quale contratto di riferimento per tali attività e all’implementazione di un modello di certificazione.  

Vedi anche: Labriola (TIM) a Key4biz: “Un piano industriale europeo per rilanciare le TLC”

Urso a Key4biz: “Equo compenso per TLC da OTT? Non sarà ripresentata norma in Italia. Sì a partecipazione costi, ma a livello Ue”

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