Ben 12 sospetti arrestati nel corso dell’operazione condotta dagli agenti dell’Europol, mentre gli USA mettono sotto processo uno degli autori di TrickBot.
Il giro di vite nei confronti dei cyber criminali sembra superare la dimensione di semplice annuncio e si tramuta in risultati concreti. A confermarlo, due notizie arrivate a distanza di poche ore l’una dall’altra e che riguardano una serie di arresti “eccellenti” nel settore del cyber crimine.
La prima, descritta in un comunicato stampa pubblicato su Internet dall’Europol, interessa 12 “individui” fermati con l’accusa di aver condotto attacchi ransomware in 71 diversi paesi per un numero complessivo di 1.800 vittime.
L’operazione, che avrebbe avuto luogo in Ucraina e Svizzera, avrebbe portato all’arresto dei sospettati e al sequestro di una modesta somma di denaro in contanti (52.000 dollari) e cinque automobili di lusso.
Stando a quanto emerge dal documento pubblicato dalle autorità europee, il gruppo sarebbe specializzato nella diffusione di malware attraverso campagne di attacco basate su diverse tecniche, tra cui brute forcing, phishing e SQL Injection.
L’operazione avrebbe colpito tutta la filiera: dalla “bassa manovalanza” fino a chi era addetto al riciclaggio del denaro proveniente dalle attività criminali.
Negli USA, invece, la notizia riguarda l’arresto di un presunto membro della gang autrice di TrickBot, il trojan per il furto di credenziali bancarie in circolazione da ormai parecchi anni.
Vladimir Dunaev, che le autorità statunitensi avrebbero arrestato in Corea del Sud, è accusato di essere uno degli sviluppatori del malware e, stando a quanto si desume dai documenti pubblicati (ma fortemente censurati) dal Dipartimento di Giustizia, sarebbe in buona compagnia.
Le numerose cancellature, infatti, nasconderebbero i nomi di alcuni associati che sarebbero stati identificati dagli investigatori e che, presumibilmente, si troveranno in cima alla lista dei ricercati dall’FBI.
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