
“Ci siamo resi conto che le tipologie di attacco, ma la stessa modalità con cui facciamo analisi del rischio, stanno cambiando. Ovviamente partiamo da una buona consapevolezza e da ottimi talenti e professionisti che abbiamo in Italia”. Così il direttore generale AgiD, Mario Nobile, al CyberSec2025 in corso a Roma, nella caserma Salvo D’Acquisto. “Cosa dobbiamo fare oggi? Noi abbiamo tre elementi da tenere in considerazione. Il primo è la velocità. La velocità di tutto quello che sta succedendo non è quella di dieci anni fa. Non possiamo più permetterci un approccio a fasi, a step successivi, a silos. Il silos della protezione dei dati personali, sulla cybersecurity etc. Perché con questa velocità tra cinque anni saremo fuori da ogni mercato come italiani e come europei – ha sottolineato – Il secondo aspetto è quello degli investimenti. Noi abbiamo un anno particolare davanti: nel 2026 termineranno gli investimenti Pnrr e torneremo alla normalità. Chiedere risorse pubbliche è complesso perché l’Italia ha 3mila miliardi di debito pubblico. Ma a fronte di 3mila miliardi di debito pubblico ha un flusso annuale di 400 miliardi di risparmio privato. È arrivato il momento di creare le condizioni per cui i nostri fondi pensione, i nostri esponenti del capitalismo familiare possano investire in Italia con delle garanzie di rendimento. Possano investire nelle start-up, nell’ecosistema, nel mondo universitario, negli spin-off e in tutto quello che il nostro mondo genera, 400 miliardi sono tanti. Piccole percentuali di questa cifra sarebbero per noi una svolta epocale”. Infine Nobili cita il rapporto pubblicato da Mario Draghi, “terzo punto: semplificare la regolazione europea”.
L’intervento di Nobile ha poi valorizzato e rimarcato i principi di velocità, investimenti ed efficientamento normativo. Gli attacchi ai sistemi possono essere di varia tipologia. Sul tema, “in Italia abbiamo una grande consapevolezza e degli ottimi professionisti“, ha sottolineato Nobile.
Ha poi aggiunto: “Serve che le regole e le regolazioni in sede UE siano semplificati, ovviamente senza perdere i nostri principi fondanti. L’onere della prova va invertito, per evitare che un singolo danno abbia effetti sistemici”. Parola d’ordine, quindi, Easing European Regulation.
“Dobbiamo limitare la regolazione a quello che è strettamente necessario”, chiude Nobile.
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