Un ponte autosufficiente e innovativo stampato in 3D
È stato completato il prototipo del “Da Vinci’s Bridge“, il primo ponte stampato in 3D utilizzando materiali di scarto della lavorazione del marmo. Questo progetto pionieristico, nato dalla collaborazione tra il Politecnico di Bari e aziende leader nel settore della stampa 3D, unisce tecnologia avanzata, ecosostenibilità e design, ispirandosi al genio di Leonardo da Vinci.
Il progetto, guidato dal professor Giuseppe Fallacara del Politecnico di Bari, si basa sul disegno visionario di Leonardo per un ponte auto-supportante, originariamente concepito per collegare il quartiere Pera (l’attuale Galata) con Costantinopoli attraverso il Corno d’Oro.
La storia di un progetto che ha 500 anni
Il sultano Bayezid II nel 1502-1503 chiese a Leonardo da Vinci di progettare, tra la Punta del Serraglio e Pera, un ponte che avrebbe dovuto utilizzare principi geometrici e architettonici dell’arco centinato, della curva parabolica e della chiave di volta.
Il risultato avrebbe dovuto essere un ponte ad unica campata, un arco ribassato che si biforcava alle due estremità, lungo circa 300 metri, alto 41 e largo 24. Il sultano tuttavia non approvò il progetto, che rimase nell’archivio del Topkapi dove è stato rintracciato qualche decennio fa, e recentemente riesumato dal Primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan.
Il prototipo stampato in 3D, progettato come ponte pedonale, ha invece una luce di sei metri e, pur riprendendone le forme, adatta l’idea originale alle esigenze moderne, combinando sostenibilità e innovazione.
Materiali di scarto e stampa 3D
Un elemento distintivo del ponte è l’uso di una malta a basso impatto ambientale composta da polveri lapidee di scarto e un legante a base di calce, sviluppata dalla start-up pugliese B&Y.
Questa soluzione mostra le potenzialità del riutilizzo di materiali di scarto nel settore delle costruzioni.
La stampa 3D è stata realizzata con il supporto di WASP, azienda specializzata nella fabbricazione additiva con materiali sostenibili. I conci, stampati con la tecnologia WASP 3MT LDM Concrete, sono stati assemblati sfruttando il principio della stereotomia, che permette al ponte di autosostenersi.
Progettare secondo il principio della stereotomia: un’arte antica al servizio dell’architettura
La stereotomia è una disciplina che affonda le sue radici nell’antichità e che ha come obiettivo la progettazione e la realizzazione di strutture architettoniche in pietra, attraverso la definizione precisa della forma e delle dimensioni di ciascun elemento che le compone.
In altre parole, la stereotomia è l’arte di “tagliare la pietra” in modo tale che i singoli conci si incastrino perfettamente tra loro, creando strutture complesse e resistenti senza l’utilizzo di leganti.
Progettare secondo il principio della stereotomia significa quindi realizzare architetture di grande valore, che uniscono bellezza, funzionalità e durabilità. È un approccio che richiede una profonda conoscenza della geometria, della meccanica e dei materiali, ma che offre risultati straordinari nel design, nell’innovation building e nel restauro degli edifici.
Sviluppi futuri e applicazioni architettoniche
Il “Da Vinci’s Bridge” rappresenta un punto di partenza per nuove applicazioni nel settore architettonico. Il progetto ha coinvolto un team multidisciplinare, con la partecipazione di esperti del Politecnico di Bari e aziende come WASP e Gurrado Marmi.
I prossimi passi includono l’analisi delle proprietà meccaniche dei materiali utilizzati e l’ottimizzazione del processo di stampa. Questo progetto apre nuove possibilità per costruzioni più sostenibili e tecnologicamente avanzate.
Ma il futuro di questo settore di attività è molto più roseo di quanto si immagini. Sia la stereotomia che la stampa 3D consentono di realizzare forme geometriche complesse e intricate, che sarebbero difficili o impossibili da ottenere con metodi tradizionali.
Entrambe le discipline si stanno evolvendo verso l’utilizzo di nuovi materiali, dalle pietre naturali ai materiali compositi, ampliando le possibilità creative e applicative, anche pescando progressivamente sempre di più nell’economia circolare, quindi nel recupero dei materiali di scarto più adatti ai diversi progetti.
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