L’idea di un solare senza la luce diretta del sole
Sappiamo tutti che le fonti energetiche rinnovabili sono centrali per il successo di ogni tipo di piano che punti a realizzare una transizione ecologica ed energetica dell’economia.
Il solare è una delle soluzioni più a portata di mano. Fino ad ora questo tipo di tecnologia ha sempre avuto un punto debole, la necessità di una duratura esposizione al sole splendente per generare energia elettrica, ma da oggi non più.
L’idea è venuta a Carvey Ehren Maigue, studente della Mapua University nelle Filippine, che ha inventato un nuovo modello di pannello, l’AuREUS (acronimo che sta per Aurora Renewable Energy and UV Sequestration), che non funziona grazie alla luce solare diretta, ma si basa sull’esposizione ai raggi ultravioletti della nostra stella.
In questo modo, anche se il cielo è nuvoloso o piove, i pannelli continueranno a generare energia elettrica regolarmente, il tutto inoltre a partire dagli scarti alimentari.
Un pannello ottenuto da scarti alimentari
Il ricercatore è infatti partito dagli scarti di frutta e verdura, dove si trovano delle particelle molto particolari, definite luminescenti (“luminescent particles”), in grado di assorbire i raggi ultravioletti.
La tecnologia combina particelle luminescenti organiche, che assorbono la luce ultravioletta e la convertono in luce visibile, e un film solare che poi trasforma quella luce visibile in energia elettrica.
Il primo prototipo di questo pannello solare speciale è una sottile pellicola di resina della grandezza di 90×60 cm, ottenuta dagli avanzi alimentari, che applicata alla finestra ha iniziato a produrre energia elettrica, con cui Ehren Maigue riesce a ricaricare due smartphone al giorno.
Tante le applicazioni possibili
Una pellicola solare smart anche adesiva che può essere applicata su una finestra, sul vetro di un’automobile, dei trasporti pubblici, dei centri commerciali, su ogni superficie esposta al sole sostanzialmente.
Un’idea che funziona e che potrà funzionare anche sul mercato, grazie alle tante applicazioni, come nel settore dell’abbigliamento (vestiti che ricaricano i nostri device personali ad esempio), tanto che nel 2020 ha vinto il Sustainability Award della James Dyson Foundation.
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