Davos, industria 4.0 a rischio: servono competenze digitali per 1 miliardo di persone entro il 2030

  ICT, Rassegna Stampa
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La trasformazione digitale ha cambiato radicalmente il nostro modo di fare impresa, di produrre e di lavorare. Nuove opportunità di business si sono aperte per le aziende di tutto il mondo, ma presto si sono presentate anche sfide imponenti per l’economia globale e locale nel suo insieme.

A Davos, in occasione dell’edizione 2020 del Forum economico mondiale, si è fatto il punto tra domanda di innovazione proveniente dal mercato e livello di competenze raggiunto dai lavoratori dell’industria. Con la digital transformation, infatti, è arrivata anche una nuova idea di industria e di fabbrica, l’industry 4.0 e la smart manufacturing.

La ricerca

Due modelli di produzione che favoriranno una rapida crescita economica, soprattutto nei Paesi più sviluppati, ma che necessitano di competenze avanzate e percorsi formativi del tutto nuovi rispetto al passato. Il Report “Jobs of tomorrow mapping opportunity in the new economy”, presentato a Davos, illustra lo scenario mondiale dell’industria e del lavoro 4.0.

Solo quest’anno, grazie al digitale, a livello mondiale si attendono 6 milioni di nuovi posti di lavoro, ma ad una condizione: i lavoratori devono formarsi e maturare nuove competenze.

La quarta rivoluzione industriale ha elevato la domanda di competenze digitali avanzate per oltre 1 miliardi di persone entro il 2030. Entro il 2022, cambierà il 42% circa delle competenze digitali di base necessarie attualmente per svolgere impieghi tradizionali.

I settori in cui le competenze digitali saranno sempre più richieste e che vedranno i cambiamenti più grandi sono quelli delle vendite/retail, delle risorse umane, dell’assistenza e della salute, dell’educazione.

Il futuro delle competenze

Per il momento, stando ai livelli attuali di digital skills raggiunti in tutto il mondo, entro il 2022 l’industry 4.0 creerà 133 milioni di nuovi posti di lavoro nelle economie più grandi. Ma la domanda di addetti pronti a lavorare con le macchine e i robot, in un ambiente completamente automatizzato, crescerà ulteriormente negli anni, come visto, causando criticità da non sottovalutare.

In futuro i settori con la maggiore domanda di lavoratori saranno il cloud, il digital marketing, lo sviluppo di contenuti, l’intelligenza artificiale, i big data e le piattaforme analytics, il settore della cultura e dei media.

Secondo calcoli per difetto, eseguiti da Accenture, senza le dovute competenze digitali richieste dall’innovazione, le economie più sviluppate rischiano di perdere quasi 11.500 miliardi di dollari di Pil entro il prossimo decennio.

Le nuove competenze digitali rappresentano una sfida per i lavoratori, certamente, ma anche per il sistema Paese. Serve un’azione più incisiva da parte del Governo, che al momento sta perseguendo il Piano nazionale “Impresa 4.0”, volto a sostiene i processi di trasformazione tecnologica delle imprese di tutto il territorio nazionale, entro cui rientra il credito d’imposta per la formazione 4.0, finalizzato a “stimolare gli investimenti delle imprese nella formazione del personale nelle materie aventi a oggetto le tecnologie rilevanti per il processo di trasformazione tecnologica e digitale”.

Ulteriore misura varata dal Governo italiano, a sostegno della formazione e l’innovazione, sono i voucher per consulenza in innovazione, per l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.

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