L’escalation dei due conflitti in Ucraina e a Gaza
Sul piano geopolitico da due anni viviamo quella che è stata definita una escalation sia dei fronti bellici (Ucraina e poi Gaza) sia di quelli potenziali (Taiwan) e soprattutto l’estensione dei primi due conflitti alle frontiere occidentali della Russia e in Medio Oriente.
Difficile stabilire sino a quando durerà questa fase di instabilità, non solo per la stagione di incertezza politica che vivono i Paesi occidentali – in primis gli Stati Uniti d’America e il loro fedele alleato Regno Unito entrambi alla vigilia di due importanti scadenze elettorali – ma soprattutto per la crescente irrilevanza dimostrata sul piano politico e diplomatico – resasi particolarmente evidente dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele – da parte di un’Unione europea che rimane troppo divisa al suo interno, incapace di fare quel salto di qualità nel suo processo di integrazione che, solo un forte sussulto proveniente dai suoi Paesi fondatori potrebbe riuscire ad imprimere per impedire un secondo e definitivo tramonto dell’Occidente.
Come difendere le ragioni dell’Occidente e continuare a difendere la democrazia oggi
Mai come in questa fase drammatica della storia di questo ventunesimo secolo occorre difendere le ragioni dell’Occidente, i suoi valori e principi, e al contempo, creare le condizioni perché continui ad essere in grado – come nel Novecento – di difendere la democrazia e combattere ogni forma di totalitarismo ma anche e soprattutto di incidere sul piano diplomatico e militare sulla scena internazionale.
Chi ha effettivamente a cuore come primo obiettivo quello di evitare lo scoppio di una terza guerra mondiale e il superamento della nuova guerra fredda con l’Oriente nel nuovo quadro non più bipolare di oggi deve a mio parere spingere essenzialmente a realizzare due finalità:
Da un lato ribadire mezzo secolo dopo i dieci principi contenuti nell’Atto finale della Conferenza di Helsinki:
1. Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità
2. Non ricorso alla minaccia o all’uso della forza
3. Inviolabilità delle frontiere
4. Integrità territoriale degli Stati
5. Risoluzione pacifica delle controversie
6. Non intervento negli affari interni
7. Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo
8. Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli
9. Cooperazione fra gli Stati
10. Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionale
Dall’altro lato occorre, a ottant’anni dalla Conferenza di Jalta, ridisegnare gli equilibri geopolitici planetari e le sfere di influenza delle varie potenze grandi e medio-grandi che caratterizzano il nuovo ordine mondiale pentapolare (Stati Uniti, Unione Europea, Cina, India e Russia) e comunque multipolare all’interno del quale poter convivere salvaguardando lo spirito di Helsinki contenuto in quei dieci principi
Restituire lo scettro del primato della politica conferirle l’esercizio e l’estensione della sua sovranità su scala planetaria rivitalizzando i processi decisionali sia quelli interni ai singoli Stati sia nell’ambito delle istituzioni europee e degli organismi internazionali
Combattere il declino dell’Occidente, difendere la democrazia, ribadire i nostri valori devono tornare ad essere i cardini dell’azione politica e diplomatica, ribadire il primato della sfera politica ovvero conferire alla politica un nuovo scettro, una nuova piena e compiuta sovranità rispetto agli effetti prodotti dalla globalizzazione dei mercati e dal crescente preponderante dominio della tecnoscienza.
Ne consegue la necessità di rivitalizzare non solo i processi decisionali interni ai singoli Stati per favorire l’autentica sovranità del popolo in luogo dei regimi autoritari, dei populismi e di altre forme ibride come le cosiddette democrature, e quelli in seno all’Unione europea ma anche quelli di un organismo come l’Onu a cominciare dall’abolizione del potere di veto sia dei singoli membri del Consiglio europeo nell’Unione sia dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza nell’Onu.
Creare una task force politica contro le intrusioni del mondo economico e della tecnoscienza
Una vera e propria task force politica contro le intrusioni del mondo dell’economia e della tecnoscienza capace in qualche modo di riaffermare la sovranità della politica intesa come arte per la ricerca della mediazione e della ricomposizione degli interessi particolari in nome di una sovranità politica da esercitarsi anche al di fuori della dimensione nazionale, non solo su scala continentale, nel nostro caso su scala europea, ma anche su scala globale ovvero in nome degli interessi supremi del nostro pianeta.
Solo esercitando una sorta di sovranità planetaria i contraenti di questo patto potranno ridisegnare le sfere di influenza di questo nuovo ordine multipolare, chi traendone beneficio, chi perdendo posizioni, e, al contempo, saranno chiamati a sottoscrivere e aggiornare la Charta di Helsinki, a garanzia appunto di un auspicabile ritorno del primato della politica sugli altri poteri forti, dominanti e troppo sovente prevaricatori che hanno caratterizzato questo primo quarto del nuovo secolo, facendo della cosiddetta disintermediazione la principale leva del loro successo e del loro controllo su individui sempre più spiati sorvegliati e conseguentemente privi di agire liberamente ma piegati a queste nuove forme di dominio assoluto sull’umanità.
Una task force politica per decidere le grandi opzioni planetarie, globalizzare le regole del gioco e non solo i mercati finanziari, temperare la crescita dell’intelligenza artificiale con un nuovo esercizio responsabile e largamente condiviso della sovranità politica.
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