Democrazia Futura. L’assassinio dei fratelli Rosselli 

  ICT, Rassegna Stampa
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Silvio Maestranzi

Silvio Maestranzi regista e sceneggiatore di lungo corso, rievoca L’assassinio dei fratelli Rosselli, lo “sceneggiato in tre puntate da lui girato e diretto mezzo secolo fa e trasmesso dalla Rai nel 1974”. “Quella era una televisione impegnata – commenta il regista altoatesino – che cercava di spiegare e rappresentare certi fatti della politica e della storia senza peli sulla lingua. Che io ricordi nella realizzazione di quella fiction non ci fu alcuna limitazione censoria”.

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Esattamente 50 anni fa terminavo le riprese dello sceneggiato (ormai chiamato fiction) tra i più impegnativi della mia attività di regista.

Fu il Direttore Angelo Romanò che mi fece leggere la sceneggiatura e mi dette l’incarico.

Il testo era scritto in modo appassionante da Gian Pietro Calasso, Giovanni Bormioli e da Aldo Rosselli figlio di Nello. Raccontava minuziosamente uno dei delitti più feroci del fascismo, non solo, apriva un sipario su un misterioso e complicato “giallo” della storia contemporanea. Cercava di spiegare i retroscena politici del delitto e l’identità degli esecutori. Rivelava i legami del controspionaggio italiano con la Cagoule, il movimento terroristico di destra che aveva come scopo ultimo la caduta della Terza Repubblica e nella fattispecie il rovesciamento del governo del Fronte Popolare. Descriveva i suoi torbidi rituali di iniziazione con gli adepti incappucciati (da cui ‘cagoule’) che avrebbero fatto invidia al Ku-Klux-Klan.

I cagoulards avevano intrapreso varie azioni per eliminare quanti più esuli antifascisti italiani fosse possibile tra cui Carlo Rosselli, già combattente in Spagna, che aveva fondato in Francia il movimento ‘Giustizia e Libertà’.

Per come sono stati inquadrati dagli autori questi vari elementi mi sembra interessante citare una recensione di Morando Morandini che a suo tempo scrisse:

“Direi che il tema centrale dello sceneggiato non sia tanto l’antifascismo in Francia negli anni Trenta quanto il rapporto tra il fascismo al potere in Italia e l’estrema destra francese. Non a caso si può parlare di una – internazionale fascista di fatto – che in quegli anni si veniva delineando attraverso l’Europa continentale e il cui catalizzatore fu appunto la guerra di Spagna.”

La sceneggiatura prevedeva inoltre l’inserimento di alcuni filmati di repertorio sulla guerra civile spagnola, che si stava combattendo in quei giorni dell’estate 1937, e sulle esequie pubbliche dei fratelli Rosselli a Parigi alle quali parteciparono in mezzo a una folla straripante, tutti i nomi della diaspora antifascista in Francia. Repertorio che avrebbe fatto da contrappunto e si sarebbe ben amalgamato con la nostra ricostruzione in bianco e nero e avrebbe dato maggior evidenza all’esule Carlo Rosselli quando proclamava così il suo antifascismo: “Oggi in Spagna, domani in Italia!”.

L’inserimento di filmati di repertorio in effetti riprendeva una formula narrativa già ampiamente sperimentata anche da me con i cosiddetti “Teatri-Inchiesta”, come ad esempio Padre Kolbe, Bernadette Devlin una vita per l’Irlanda, eccetera

Insieme allo scenografo Emilio Voglino iniziammo i sopraluoghi là dove erano accaduti i fatti più salienti, e cioè in Normandia. Esplorammo e fotografammo tutto il necessario finché non ci vennero in mente delle location italiane che somigliavano in tutto e per tutto a quelle d’oltralpe. Così decidemmo che non avremmo girato neanche un metro di pellicola in Francia e che tutti i set li avremmo allestiti in Italia con notevoli risparmi produttivi.

La nostra Normandia la trovammo tra i boschi della via Boccea vicino a Roma, e la cittadina termale che ospitava Carlo Rosselli, per le sue cure, fu girata ad Acqui Terme.

La produzione era tutta composta da personale Rai, e la cosa ci faceva inorgoglire.

Poche volte mi sono trovato in sintonia con una troupe che collaborava con tanto entusiasmo, da una parte per la condivisione con gli ideali di Rosselli, dall’altra per il compianto di fronte a quelle tante cruente pugnalate assassine che ne straziarono i due corpi gettati tra il fogliame di un boschetto. Due perché c’era anche quello di Nello, studioso e intellettuale, che era andato in vacanza con la moglie a trovare il fratello e fu vittima casuale dei sicari della Cagoule.                                             

Eravamo tutti convinti che la storia che stavamo raccontando sarebbe diventata un ottimo prodotto televisivo.

E così avvenne, perché poi sia le recensioni, ottime in particolare per le ambientazioni dei set esterni e interni, che gli indici d’ascolto ci gratificarono delle fatiche affrontate.

Quella era una televisione impegnata che cercava di spiegare e rappresentare certi fatti della politica e della storia senza peli sulla lingua. Che io ricordi nella realizzazione di quella fiction non ci fu alcuna limitazione censoria.

Ci fu solo un po’ di ritardo nella messa in onda, ma questo fatto riguardò anche altre due fiction, pronte nel cassetto.

La nostra sceneggiatura prevedeva un gran numero di personaggi perché il delitto era l’episodio culminante ma tutto sommato breve nella durata cinematografica.

Era narrato nella seconda puntata, seguito dai funerali a Parigi ai quali parteciparono, in mezzo ad una folla straripante, tutti i nomi della diaspora antifascista in Francia.

La prima puntata invece narrava la preparazione dell’esecuzione con altri personaggi e la terza, la ricerca dei colpevoli con le indagini della polizia francese a seguito delle quali il ministro degli interni Marx Dormoy, nel 1938, rese noto ufficialmente che gli autori del duplice delitto appartenevano alla Cagoule. Si scoprì che i Cagoulards avevano compiuto il loro misfatto in cambio di un centinaio di fucili forniti dai camerati italiani, armi che servivano per il loro tentativo di Colpo di Stato.

(Aggiungo a titolo di informazione storica che tre anni dopo nella Francia di Pétain, in cui erano stati scarcerati tutti gli imputati del duplice delitto, la Cagoule si vendicò facendo assassinare l’ex Ministro Dormoy).

Per formare un buon cast ebbi la fortuna di lavorare con Lio Beghin, un colto ed esperto programmista che già conoscevo e che mi seguì con i suoi preziosi consigli. Concordammo sul fatto che i cosiddetti ‘cattivi’ non dovevano per forza avere un volto marcato dal malaffare.

Infatti scegliemmo Nando Gazzolo che impersonò signorilmente ma in maniera sgusciante ed esaltata il capo della Cagoule. Per la famiglia Rosselli, così duramente colpita, Renzo Palmer interpretò Carlo, Pietro Biondi il fratello e Scilla Gabel la moglie del più giovane. E furono tutti molto convincenti. Anche Orso Maria Guerrini che impersonò un alto gerarca fascista coinvolto nell’operazione d’oltralpe e la cui figura non era difficile non riferirla a Galeazzo Ciano. Per tanti altri ruoli utilizzammo dei doppiatori con esiti molto interessanti.

Per finire, aggiungo una nota di colore: la rete fognaria di Parigi serviva alla Cagoule per nascondere le armi e per svolgere i suoi riti di affiliazione.

Il nostro scenografo ne ricostruì un buon tratto fra i ruderi di una fabbrica di mattoni in disuso, nel terreno semi paludoso di Saxa Rubra. Sì, là dove ora sorgono gli studi e gli uffici del Centro di Produzione Rai. Il passato è stato così fisicamente sepolto. Lì sotto c’erano radici della nostra storia…ma quella era solo fiction!

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