Difesa, industria mondiale da 2.400 miliardi di dollari. Leonardo e Fincantieri valgono il 14% del giro d’affari europeo

  ICT, Rassegna Stampa
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PRESENTAZIONE DEL REPORT DIFESA 2024

IL REPORT

Il Report Mediobanca sull’industria globale ed europea della Difesa

La crisi aperta con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la successiva operazione militare condotta da Israele su Gaza, i territori della Striscia, la Cisgiordania e soprattutto il Libano meridionale, hanno determinato un’escalation delle minacce alla sicurezza globale.

Il settore della Difesa richiede ingenti investimenti per assicurare la protezione e la stabilità delle nazioni e la spesa che ne deriva è tutta finalizzati all’aumento della protezione e all’innovazione tecnologica.

Secondo il Report “Difesa: Sistema Difesa nel mondo e in Italia pubblicato dall’Area Studi Mediobanca e illustrato in occasione dell’evento “The Defense era: capital and innovation in the current geopolitical cycle”, l’industria mondiale della Difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% sul 2022), pari a 306 dollari a persona.

Se a livello globale si considerano tutte le società con ricavi individuali rivenienti dalla sicurezza superiori al mezzo miliardo di euro, il giro d’affari dell’industria mondiale della Difesa sfiora i 615 miliardi di euro nel 2023 (+9,8% sul 2022).

Escludendo gli operatori per i quali non si ha visibilità di dati economico-finanziari (in massima parte i big asiatici) e quelli di minore dimensione, l’analisi dell’industria mondiale della Difesa si concentra sulle 40 principali multinazionali (TOP40) che rappresentano quasi il 60% del giro d’affari complessivo, con ricavi generati dal core business Difesa per 355 miliardi di euro nel 2023 (+6,9% sul 2022 e +18,6% sul 2019).

Leonardo e Fincantieri nella Top40

Delle 40 multinazionali con fatturato individuale superiore a un miliardo di euro nel comparto Difesa nel 2023, 17 hanno sede in Europa (quattro nel Regno Unito, quattro in Francia, due in Germania, Italia e Paesi Bassi, una ciascuna in Polonia, Spagna e Svezia), 16 negli Stati Uniti e sette in Medio Oriente e Asia (due in Corea del Sud e India, una ciascuna in Israele, Turchia e Taiwan).

Le prime cinque posizioni sono detenute esclusivamente da gruppi a stelle e strisce che da soli concentrano oltre la metà del giro d’affari generato dal core business Difesa: Lockheed Martin (€55,0mld nel 2023), RTX (€36,8mld), Boeing (€31,0mld), Northrop Grumman (€30,6mld) e General Dynamics (€26,8mld). Leonardo (€11,5mld) e Fincantieri (€2,0mld) si collocano rispettivamente in nona e 31esima posizione.

L’Italia, rappresentata da Leonardo e Fincantieri, conta per il 14% del giro d’affari europeo e per il 4% di quello mondiale. Il mercato è concentrato: le prime dieci multinazionali rappresentano oltre due terzi dei ricavi aggregati. Il grado di concentrazione è maggiore nel panel statunitense (i primi 10 operatori cubano il 92% del totale) rispetto a quello europeo (86%).

I player europei appaiono di un certo rilievo, ma sono ancora lontani dai colossi statunitensi: la loro dimensione media è pari a poco più di un terzo di quella dei gruppi oltre oceano. La classifica europea è guidata dalla britannica BAE Systems (€25,8mld), seguita da Airbus (€11,8mld), Leonardo (€11,5mld), Thales (€10,1mld) e Rheinmetall (€5,1mld); Fincantieri (€ 2,0mld) è 13esima.

Il gap europeo con gli USA

Le spese dell’Unione Europea in ricerca e sviluppo per la Difesa ammontano a meno di un decimo di quelle statunitensi: 10,7 miliardi di euro versus 130 miliardi.

L’industria della Difesa dell’UE soffre di un deficit strutturale su due fronti: minore focalizzazione sull’innovazione e minori investimenti rispetto agli Stati Uniti (circa un terzo), oltre a essere ancora frammentata, il che ne limita la portata e l’efficienza, aumenta i costi e ostacola l’interoperabilità, con il baricentro decisionale che rimane in mano ai singoli Stati membri. Per far fronte alla competitività globale e garantire la sicurezza a livello europeo, sono necessari una maggiore integrazione fra le industrie del settore e la costituzione di poli su importanti programmi sovranazionali.

In risposta alle attuali sfide, per le TOP40 si attende un incremento dei ricavi del 9% nel 2024, a un ritmo più che doppio rispetto a quello del PIL globale (+3,2%), trainato dai gruppi europei in accelerazione su quelli a stelle e strisce: nel 2024 si stima che i player del Vecchio Continente mettano a segno un +11% sul 2023 rispetto al +8% dei big a stelle e strisce. Per il 2025, in un contesto di disinflazione e tassi in discesa, ma di frammentazione del mondo in blocchi sempre meno dialoganti, si prevede una crescita del giro d’affari del 12%, comunque ancora superiore a quella del PIL mondiale (+3,2%).

Tale previsione si basa su un ambiente geopolitico relativamente stabile che continua a sostenere i budget per la Difesa, senza considerare i rischi legati a nuovi conflitti e a spinte protezionistiche che potrebbero determinarne un ulteriore aumento, ma include i potenziali effetti che l’amministrazione del neo-eletto Trump potrebbe avere sull’industria della sicurezza, traducendosi nell’acquisizione di ordini aggiuntivi di una certa rilevanza.

La Top100 delle maggiori aziende italiane attive nel settore della Difesa

Le 100 Maggiori Aziende italiane della Difesa (TOP100), ognuna con fatturato maggiore di 19 milioni di euro e con una forza lavoro superiore alle 50 unità nel 2023, sono tipicamente dual use, ovvero venditrici di prodotti e servizi sia nel mercato civile che in quello della sicurezza. Per questa ragione, il loro fatturato aggregato, pari a 40,7 miliardi di euro nel 2023, non è attribuibile interamente alla Difesa, ma solo in una sua porzione, stimabile nel 49% del totale e pari a circa 20 miliardi (+6,6% sul 2022 e +14,7% sul 2021).

Anche per la forza lavoro, che ammonta complessivamente a oltre181mila persone nel 2023, la quota riferita alla sola Difesa e basata in Italia si stima si attesti a oltre 54mila unità. Il valore aggiunto attribuibile all’industria della Difesa è pari a circa lo 0,3% del Pil italiano nel 2023.

Sui 40,7 miliardi di euro di ricavi aggregati spiccano il comparto dell’aerospace/automotive, che determina il 49,0% del giro d’affari complessivo, e la cantieristica navale (23,3%). Insieme a Leonardo e Fincantieri, le aziende che superano il miliardo di euro di ricavi sono solo otto che concentrano tre-quarti del fatturato aggregato.

Di primaria importanza è il contributo delle società a controllo statale italiano che si attesta al 59,3% dei ricavi aggregati. Rilevante la presenza di gruppi stranieri nella Difesa italiana: 36 delle 100 aziende hanno una proprietà estera che controlla il 25,1% del fatturato aggregato (di cui il 12,2% europeo e il 10,1% statunitense). Le aziende a controllo familiare italiano contano per il 15,6% del totale, sebbene siano più numerose (56) delle estere e quindi dimensionalmente più piccole.

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