Draghi: “Rinnovabili unica strada, indipendenti da gas russo entro il 2024”. Il video

  ICT, Rassegna Stampa
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Draghi, informativa al Senato e alla Camera sulla guerra in Ucraina

Siamo ormai giunti all’85° giorno di guerra, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (o dall’inizio dell’operazione militare speciale come la definisce Mosca). Stamattina il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, è stato nell’aula del Senato della Repubblica e nell’aula della Camera dei Deputati per l’informativa sul conflitto.

Dopo aver illustrato i contenuti del suo viaggio negli Stati Uniti, dove ha incontrato il Presidente Joe Biden, posto in evidenza la nuova minaccia di una crisi alimentare globale e passato in rassegna le ultime mosse della NATO, la possibilità di un ingresso di Finlandia e Svezia, con un accenno anche al prossimo vertice bilaterale con Ankara, il Premier ha affrontato due problemi di non poco conto: il percorso di affrancamento dalle forniture di gas e petrolio provenienti dalla Russia e la necessità sempre più pressante di potenziare la nostra capacità di generare energia pulita dalle fonti energetiche rinnovabili.

Rinnovabili unica via, ma quali sono questi ostacoli burocratici da distruggere?

Il Governo si è poi mosso con la massima determinazione per eliminare i vincoli burocratici che limitano l’espansione delle rinnovabili in Italia. L’energia rinnovabile resta infatti l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili, e per raggiungere un modello di crescita davvero, davvero sostenibile”, ha precisato Draghi.

Sembra quasi che le “barriere burocratiche” da “distruggere”, di cui ha parlato nell’informativa, siano ostacoli posti lì da altri Paesi, da potenze straniere, di cui oggi ci dobbiamo sbarazzare. Qualcosa di cui quasi non siamo responsabili e di cui le forze che oggi sono al Governo (e che hanno governato negli ultimi 20 anni) non sapevano nulla.

Intanto, in Europa, da un lato si batte la strada delle rinnovabili come unica soluzione praticabile per assicurarsi maggiore autonomia e soprattutto continuare sulla transizione ecologica, vedi la presentazione ieri del piano REPowerEU, dall’altro i Paesi del Nord cercano soluzioni su misura, cercando la fuga e frantumando il quadro generale.

Indipendenza energetica dalla Russia, ancora un paio di anni

Per quel che riguarda, invece, l’indipendenza energetica dai combustibili fossili russi, “Le stime del Governo indicano che potremo renderci indipendenti dal gas russo nel secondo semestre del 2024. I primi effetti di questo processo si vedranno già a fine 2022”, ha assicurato Draghi.

Continuiamo a spendere soldi per tappare le falle e impedire che la barca affondi, senza pensare ad un modo più proficuo di investire queste fondamentali risorse finanziarie, “circa 30 miliardi di euro solo per quest’anno, per mitigare gli aumenti dei prezzi dei carburanti e ridurre le bollette”, ha precisato il Premier.

Il Governo, nel frattempo, sta cercando nuove forniture di gas e petrolio in giro per l’Africa e il Medio Oriente e il Caucaso. In particolare, Draghi ha riferito dell’intesa firmata con il Governo dell’Algeria per “un sostegno allo sviluppo di energia rinnovabile e di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio” e per “lo sviluppo di progetti di reti di trasmissione dell’energia elettrica in Algeria e di interconnessione elettrica tra l’Algeria e l’Italia”.

Invece di pianificare una transizione davvero green a livello nazionale, quindi di prossimità a case, imprese e industrie, si favoriscono gli investimenti in altri Paesi. Va benissimo un’Algeria green, ma quanto sappiamo della situazione politica in quel Paese? il Governo di Algeri è in grado di assicurarci stabilità politica nei prossimi anni?

La carta Algeria di Draghi, ma quanto è sicura?

Secondo quanto riportato da Emanuele Rossi in un articolo pubblicato su formiche.net, tra Algeria e Marocco tornano a soffiare forti i venti di guerra. Al momento non ancora su campo aperto, ma il rischio appare molto elevato, con conseguente destabilizzazione di tutta l’Africa del Nord, fino al Sahel, e nei fatti rappresenta una minaccia molto seria ai piani europei e italiani di diversificazione delle forniture energetiche.

La stessa Algeria, con cui stringiamo accordi energetici per gli anni futuri, ha recentemente partecipato alle esercitazioni militari in Ossezia del Nord al fianco della Russia, suo partner nelle forniture militari e nella cooperazione economico-commerciale anche in materia energetica.

La firma del protocollo di cooperazione italo-algerina è stato firmato al palazzo presidenziale di Algeri alla presenza di Draghi, accompagnato ovviamente dall’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. C’era anche il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. La domanda è, chi ha proposto di accordarsi con l’Algeria per liberarci dalle forniture energetiche russe quando questo stesso Paese è alleato di Mosca? In che situazione ci siamo messi? Quanto sono davvero sicure queste forniture di gas? Chi vigilerà sul modo in cui le risorse finanziarie saranno spese?

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