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Con l’introduzione del regolamento eIDAS 2.0, l’Unione Europea sta ridefinendo il futuro della E-Identity, aprendo nuove frontiere per un’identità digitale più sicura, interoperabile ed efficiente a livello continentale.
L’identità digitale gioca un ruolo sempre più cruciale nel mondo interconnesso di oggi. Con l’adozione del regolamento (UE) n. 1183/2024 denominato eIDAS 2.0, l’Unione Europea si propone di evolvere e ridefinire l’intero ecosistema della stessa, introducendo innovazioni che promettono infatti di migliorare la sicurezza, l’interoperabilità e l’efficienza dei servizi fiduciari. Questo articolo, si propone quindi di analizzare e approfondire, le caratteristiche chiave del nuovo regolamento europeo, le sue implicazioni con riguardo ai vari attori coinvolti e le sfide che accompagneranno la sua applicazione.
E-Identity: Caratteristiche e innovazioni
Quando si parla di eIDAS 2.0 ci si riferisce quindi alla proposta di modifica del Regolamento (UE) n. 910/2014. La proposta di revisione è stata adottata dalla Commissione Europea per affrontare appunto i limiti della precedente versione 1.0 e per rispondere alle nuove esigenze di un mercato sempre più digitalizzato. Esaminiamo allora nel dettaglio le sue principali innovazioni:
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Evoluzione da 1.0 a 2.0 e introduzione dell’European Digital Identity Wallet (EDIW)
La versione passata, si concentrava sulla creazione di un quadro giuridico che permettesse il riconoscimento reciproco delle identità digitali tra gli Stati membri. Tuttavia, nonostante alcuni successi, ha incontrato diverse criticità tra cui: frammentazione delle soluzioni nazionali, scarsa interoperabilità, e una limitata adozione da parte di cittadini e imprese.
Con la versione 2.0, la più importante innovazione introdotta dall’Unione Europea è costituita dall’European Digital Identity Wallet (EDIW), un portafoglio digitale che permetterà ai cittadini europei di:
- Autenticarsi e accedere a servizi pubblici e privati in tutta l’UE.
- Conservare e condividere attributi qualificati in modo sicuro e controllato.
- Effettuare transazioni elettroniche avanzate, come la firma di documenti digitali, direttamente dal portafoglio.
Più precisamente si tratta di uno strumento, di una forma di E-Identity che sarà riconosciuta e utilizzabile non solo entro i confini nazionali, ma anche in tutti i Paesi dell’Unione Europea, i quali saranno tenuti a garantirne il riconoscimento. Il portafoglio digitale europeo fungerà da contenitore della E-Identity, suddiviso in sezioni simili alle tasche di un portafoglio tradizionale, dove potranno essere archiviati tutti i documenti digitali verificati o verificabili ed assumerà la forma di un’applicazione digitale.
L’obiettivo appare duplice: semplificare l’accesso ai servizi digitali in tutta Europa e garantire una maggiore autonomia e controllo dei cittadini sui propri dati.
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eIDAS 2.0: Implementazione di Identity Provider qualificati
Gli Identity Provider qualificati (Qualified Identity Providers) saranno responsabili della gestione dei profili digitali degli utenti. Non si tratta di una novità assoluta di eIDAS 2.0, poiché esistevano già delle forme di provider qualificati sotto eIDAS 1.0, ma la vera innovazione consisterà nel loro ruolo integrato con il wallet digitale europeo.
Si parla di enti, sia pubblici che privati, autorizzati a fornire e gestire identità digitali certificate secondo i requisiti imposti dal recente regolamento. A differenza di altri sistemi di autenticazione digitali meno strutturati, i Qualified Identity Providers dovranno però soddisfare una serie di criteri rigorosi.
Questi fornitori saranno certificati secondo standard europei rigorosi, garantendo che i dati personali siano trattati in modo sicuro, affidabile e conforme alla normativa.
Questa implementazione favorirà però anche, la competizione tra provider pubblici e privati, incentivando innovazione e miglioramento continuo dei servizi offerti.
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Framework per l’interconnessione transfrontaliera
Nonostante le premesse (eIDAS 1.0) fossero valide, ovvero promuovere l’interoperabilità tra i vari sistemi di identificazione adottati dai diversi Paesi, la realizzazione pratica si è rivelata più complessa del previsto. Il progetto di questa vasta infrastruttura sembra aver trascurato un elemento cruciale. Invece di optare per un sistema centralizzato unico, si è scelto di far comunicare tra loro le soluzioni sviluppate dai singoli Stati membri, senza però considerare le differenze negli “identificativi univoci” utilizzati da ciascun Paese.
Ad esempio, in Italia si adotta il Codice Fiscale, in Germania il Tax Identification Number (TIN) e in Francia il Numéro d’inscription au Répertoire des Personnes Physiques (NIRPP). Di conseguenza, l’identificativo valido in un determinato Paese risultava incompatibile con i servizi digitali del Paese in cui l’utente necessitava di accedere.
Una delle grandi ambizioni di eIDAS 2.0 è allora quella di garantire invece un’integrazione completa tra i sistemi di E-Identity dei vari Stati membri. Attualmente, molti Paesi utilizzano come sopra affermato, soluzioni non completamente compatibili, creando barriere per i cittadini che vogliono accedere a servizi fuori dai confini nazionali.
Grazie al nuovo framework, il riconoscimento dei profili digitali sarà immediato e standardizzato, semplificando l’accesso ai servizi pubblici e privati a livello europeo.
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Gestione degli attributi qualificati
L’attestato elettronico di attributi, sopra citati, è un attestato in forma elettronica che consente l’autenticazione degli stessi.
Con l’edizione 2.0, la loro gestione assume quindi un’importanza strategica. Oltre a permettere l’identificazione dell’utente, il sistema consentirà la verifica e l’utilizzo di specifici, come:
- Titoli accademici (ad esempio, lauree e certificazioni professionali).
- Documenti di guida (patenti, certificati di idoneità alla guida).
- Certificati medici (ad esempio, attestati di vaccinazione o documenti sanitari richiesti per viaggi internazionali).
Questo approccio migliorerà la trasparenza e l’efficienza, riducendo la necessità di documentazione cartacea.
Tuttavia, la gestione di tali dati pone sfide significative in termini di protezione, privacy e fiducia da parte dei cittadini. Ciò richiederà misure rigorose per proteggere i dati sensibili da accessi non autorizzati, come ad esempio una crittografia avanzata o autenticazione multi-fattore (MFA). I rischi di abuso o violazione della privacy potrebbero infatti minare la fiducia dei cittadini nel sistema.
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Services evoluti
I Trust Services (servizi fiduciari) sono al centro del regolamento. La versione 2.0 introduce infatti miglioramenti significativi nei seguenti ambiti:
- Firme elettroniche avanzate e qualificate: strumento essenziale per validare digitalmente documenti ufficiali.
- Sigilli elettronici: utilizzati per garantire l’autenticità di documenti elettronici emessi da enti o organizzazioni.
- Timestamps qualificati: per garantire la validità temporale delle operazioni digitali.
- Servizi di consegna elettronica certificata: che assicurano la tracciabilità e l’integrità dei messaggi inviati elettronicamente.
Questi servizi saranno pienamente integrati nel nuovo ecosistema digitale, contribuendo a rafforzare la fiducia degli utenti nelle transazioni digitali. I Trust Services qualificati saranno invece essenziali per garantire che le transazioni digitali siano affidabili e sicure. Le imprese che offrono tali servizi dovranno adeguarsi alle nuove specifiche tecniche e normative per poter operare nell’ecosistema di recente creazione.
E-Identity: Conseguenze ed effetti del regolamento 1183/2024
La transizione al nuovo regolamento avrà impatti significativi su più livelli:
In Italia, lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e la CIE (Carta d’Identità Elettronica) sono i principali strumenti di identità digitale, insieme anche alla CNS (Carta Nazionale dei Servizi).
L’implementazione dell’eIDAS 2.0 richiederà quindi l’adeguamento di tutti questi strumenti identificativi.
- SPID dovrà evolversi o essere integrato nel quadro dell’EDIW, migliorando l’interoperabilità con gli altri Stati membri.
- CIE, già conforme agli standard europei, potrebbe essere ulteriormente valorizzata come supporto fisico complementare al wallet digitale.
- CNS (Carta Nazionale dei Servizi), uno strumento già diffuso per l’accesso ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione, richiederà un’evoluzione tecnologica e funzionale per essere compatibile con il nuovo quadro regolamentare europeo. L’obiettivo sarà garantirne l’integrazione con l’EDIW e mantenere un ruolo significativo come soluzione di identificazione e firma digitale sicura, evitando il rischio di obsolescenza.
L’introduzione della edizione 2.0 richiederà un notevole adeguamento delle infrastrutture IT nazionali. Tra le priorità vi saranno:
- L’adozione di protocolli di sicurezza avanzati per la gestione dei profili digitali.
- L’implementazione di piattaforme interoperabili per il riconoscimento e l’autenticazione transfrontaliera.
- Il supporto alla certificazione degli Identity Provider qualificati.
La necessità di standardizzare le procedure di identificazione remota sarà un fattore chiave per garantire l’omogeneità nell’UE. Questo comporterà lo sviluppo di linee guida comuni per processi come l’onboarding digitale, riducendo i rischi legati a frodi o accessi non autorizzati.
Occorre sottolineare che il nuovo regolamento avrà un impatto significativo anche sulle procedure di Know Your Customer (KYC), specialmente nei settori bancario e assicurativo. Le aziende potranno verificare rapidamente l’identità dei clienti grazie all’accesso ai portafogli digitali, semplificando i processi di registrazione e migliorando l’esperienza utente.
Dibattiti e riflessioni attuali
Nonostante l’enorme potenziale dell’eIDAS 2.0, il regolamento sta costituendo sempre oggetto di dibattiti e interrogativi su temi cruciali.
Infatti, viene enfatizzato il principio di privacy by design, imponendo che il controllo sui dati personali rimanga nelle mani degli utenti. Tuttavia, ciò dovrà essere bilanciato con l’esigenza di creare un sistema semplice e intuitivo. Il successo di esso, infatti, dipenderà molto anche dalla capacità di equilibrare protezione e user experience. La salvaguardia, fondamentale per proteggere dati sensibili e garantire fiducia, deve convivere con un’esperienza utente intuitiva e fluida, indispensabile per assicurare un’adozione su larga scala. La sfida è ambiziosa: costruire un sistema che sia al tempo stesso impenetrabile e semplice da usare.
In merito alla creazione di un sistema paneuropeo di identità digitale si registrano interrogativi sulla sovranità digitale. Questo concetto, sempre più centrale nel dibattito tecnologico e politico europeo, riguarda la capacità degli Stati membri e dell’Unione Europea nel suo complesso di mantenere il controllo su dati, infrastrutture e processi legati alla gestione dell’identità digitale, senza dipendere da attori esterni o perdere autonomia decisionale. Sarà fondamentale quindi, garantire che il controllo dei dati rimanga in mano agli Stati membri, evitando che grandi aziende tecnologiche extra-UE, come i colossi statunitensi o cinesi possano assumere un ruolo dominante.
Ciò potrà avvenire attraverso l’incentivazione, lo sviluppo e l’adozione di soluzioni tecnologiche prodotte in Europa, come cloud nazionali o piattaforme open-source, per ridurre la dipendenza da fornitori esterni. Ancora, regolamenti europei come il GDPR e lo stesso regolamento 2.0 dovrebbero essere integrati con clausole che impediscano alle aziende extra-UE di accedere o gestire i dati sensibili dei cittadini europei.
La compatibilità tra sistemi digitali sviluppati in contesti normativi, tecnologici e culturali diversi presenta infatti numerose complessità: paesi diversi utilizzano protocolli e infrastrutture non sempre compatibili. Ad esempio, l’UE potrebbe utilizzare standard come il Qualified Electronic Signature (QES), mentre altre nazioni adottano sistemi proprietari o meno rigorosi.
L’obiettivo è creare un ambiente in cui i cittadini europei possano accedere a servizi digitali al di fuori dell’UE e, allo stesso tempo, permettere a cittadini stranieri di utilizzare i propri strumenti di identificazione digitale per accedere a servizi europei. Tuttavia, raggiungere questo traguardo richiede un equilibrio tra esigenze tecniche, normative e geopolitiche.
Saranno necessari quindi accordi bilaterali e standard internazionali per garantire una cooperazione efficace.
Conclusioni
Il Regolamento 1183/2024 rappresenta un passo fondamentale verso una gestione più integrata, sicura e accessibile dell’identità digitale in Europa, gettando le basi per un futuro in cui la fiducia, la sicurezza e l’interoperabilità saranno i pilastri fondamentali di una nuova era della E-Identity. Grazie all’introduzione dell’European Digital Identity Wallet, i cittadini e le imprese potranno beneficiare di un sistema più trasparente e interconnesso. Tuttavia, la sua implementazione richiederà investimenti significativi, un forte coordinamento tra gli Stati membri e un approccio attento alle sfide legate alla privacy, alla sicurezza e all’usabilità.
Se gestito correttamente, il nuovo regolamento potrebbe non solo rivoluzionare l’identità digitale europea, ma anche diventare un modello per il resto del mondo, promuovendo una visione della stessa centrata sui diritti dei cittadini e sulla fiducia reciproca tra istituzioni e utenti.
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