L’operazione ha consentito di intercettare centinaia di milioni di messaggi e ha portato a una raffica di arresti in Belgio, Olanda e Francia.
Una maxi-retata che ha coinvolto 1.500 poliziotti nel solo Belgio. È questo il risultato di un’operazione dell’Europol che ha preso di mira il sistema di chat crittografata di Sky ECC, azienda canadese specializzata nella fornitura di strumenti di comunicazione “sicuri”.
Come si legge nel comunicato stampa pubblicato da Europol nella giornata di ieri, gli arresti fanno seguito a un’attività di monitoraggio iniziata a metà febbraio, che ha permesso alle forze di polizia di intercettare le comunicazioni di circa 70.000 sospetti, acquisendo informazioni su centinaia di attività criminali.
Il bilancio dell’operazione, per quanto riguarda il Belgio, è di 48 arresti a cui si aggiunge il sequestro di 1,2 milioni di euro e 17 tonnellate di cocaina. Operazioni simili sono iniziate anche in Francia e Olanda.
Gli investigatori a capo dell’operazione, che ha visto la partecipazione di Francia, Belgio e Olanda, hanno concentrato la loro attenzione su Sky ECC già dall’anno scorso, quando un’operazione simile aveva portato a decine di arresti in seguito all’hackeraggio della rete di Encrochat.
In seguito allo smantellamento di Encrochat, spiegano gli investigatori, molte organizzazioni criminali avevano deciso di ricorrere ai servizi di Sky ECC, che offriva un servizio simile: telefoni sicuri (con fotocamera, microfono e GPS disabilitati) e un sistema di crittografia proprietario per proteggere le comunicazioni.
Il sistema di codifica, che l’azienda canadese considerava talmente sicuro da aver pubblicamente offerto 5 milioni di dollari a chi fosse riuscito a violarlo, sembrerebbe essersi dimostrato molto meno resiliente di quanto i suoi autori sostenessero.
Dalle parti di Sky ECC, però, negano tutto. In un comunicato pubblicato sul sito ufficiale dell’azienda, viene fornita una ricostruzione diversa della vicenda. Il sistema violato dagli investigatori, secondo Sky ECC, sarebbe una versione “fake” distribuita illegalmente.
Una strategia di difesa piuttosto originale, che (almeno per il momento) consente all’azienda canadese di sostenere che i suoi sistemi non siano stati intaccati in alcun modo. Nel comunicato, inoltre, si sostiene che le policy aziendali prevedano “tolleranza zero” nei confronti dell’uso dei sistemi di comunicazione sicura da parte di criminali.
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