L’economia dovrebbe avere come obiettivo la gestione delle risorse scarse del pianeta, al fine di soddisfare i bisogni individuali e collettivi. Oggi però questi obiettivi sono stati sostituiti da obiettivi meramente contabili che spesso niente hanno a che vedere con la realtà.
Questo modo di pensare l’economia, secondo John Maynard Keynes, aveva pervaso il secolo precedente al suo: “Il secolo XIX aveva esagerato sino alla stravaganza quel criterio che si può chiamare brevemente dei risultati finanziari, quale segno della opportunità di una azione qualsiasi, di iniziativa privata o collettiva. Tutta la condotta della vita era stata ridotta a una specie di parodia dell’incubo di un contabile”.
Se Keynes vivesse ancora oggi, vedrebbe in Italia un esempio di questo modo di ragionare.
Sto parlando della vicenda delle modifiche introdotte da Eurostat nel Manuale del Deficit e del Debito Pubblico, che ha portato Istat alla revisione del deficit degli anni scorsi.
Il Superbonus 110% prevede la concessione di crediti d’imposta cedibili a chi riqualifica il proprio immobile sia da un punto di vista energetico che sismico. Fino all’intervento di Eurostat, questi crediti, non essendo rimborsabili, ma solo utilizzabili per ridurre le tasse in 5 rate annuali, erano stati considerati “crediti d’imposta non pagabili” e come tali registrati solo come mancato gettito per lo Stato nell’anno di utilizzo, cioè 20% all’anno in 5 anni.
La modifica consiste nel sostituire il concetto di “non pagabile” con “perdibile”, arrivando a sostenere che se anche un credito è “non pagabile”, perché mai rimborsato dallo Stato, diventa “pagabile” se si riduce la probabilità di “perderlo”. Avete capito bene, anche se non è rimborsabile, se c’è una probabilità molto alta di utilizzarlo, allora diventa “pagabile” lo stesso e deve essere inserito nel bilancio il 1° anno come spesa, anche se lo Stato non pagherà mai niente.
Prendiamo ad esempio i buoni sconto di un Supermercato.
Un Supermercato decide di dare ai clienti che oggi fanno una spesa consistente, 5 buoni sconto di importo pari al 20% della spesa da detrarre uno all’anno nei prossimi 5 anni. Normalmente questi buoni sconto vengono registrati solo come mancato incasso nel momento in cui vengono effettivamente utilizzati. Invece, secondo la nuova interpretazione di Eurostat, se c’è una probabilità molto alta che saranno utilizzati nel futuro, allora devono essere “tutti” registrati come spesa il 1° anno, anche se il 1° anno non c’è alcuna spesa reale.
Questa modalità è però il frutto di un ragionamento perverso, perché costringe a registrare come spesa il primo anno, uno sconto sugli incassi futuri che nella realtà non è mai una spesa, ma sempre e solo una minore entrata futura.
Per chi vuole ascoltare il ragionamento di Luca Ascoli di Eurostat, consigliamo questo video della sua audizione in Commissione Finanze del 14 febbraio 2023:
https://www.youtube.com/watch?v=ZIUm9GiEoSU
Nonostante tutto ciò, Luca Ascoli sostiene che questa modifica non aumenta il debito pubblico, ma non modifica neanche il deficit come importo totale, modifica giustamente solo il momento della sua registrazione contabile, senza alcun impatto sulla cassa.
Tornando al Supermercato, la sostanza sarà che i buoni sconto non sono comunque un costo, ma solo una minore entrata futura, tra l’altro compensata dall’aumento di entrate generato dall’incentivo. Ma nella contabilità risulterà un costo il primo anno che non corrisponde ad alcuna uscita reale, perché è solo una anticipazione della possibilità di una riduzione delle entrate future.
Come viene vissuta questa modifica dal mainstream
Ci sono state ben tre approvazioni del bilancio dello Stato, da parte dell’Unione Europea, e quindi di Eurostat, che avevano approvato il trattamento contabile precedente dei crediti d’imposta cedibili, quando erano stati considerati solo un mancato gettito futuro.
Oggi, alla luce della modifica, vengono aggiornati tutti e tre questi bilanci, ovviamente aumentando il deficit perché si inseriscono al 1° anno i mancati gettiti che sono avvenuti ed avverranno negli anni successivi. Nella sostanza non è cambiato niente nelle casse dello Stato, è solo un fatto puramente formale derivante dall’obbligo “meramente contabile” di registrare una riduzione delle entrate future come una spesa nell’anno di emissione dei crediti d’imposta.
Ma su tutti i giornali la notizia viene letta come un fatto sostanziale, cioè ecco, avete visto, il Superbonus 110% ha prodotto benefici attraverso l’aumento della spesa pubblica, anche se quella spesa non c’è stata, non c’è e mai ci sarà, perché compensata da maggiori entrate.
Nessuno però sottolinea un’altra conseguenza di questa modifica: lo spostamento temporale aumenta i deficit negli anni precedenti, ma migliora quelli di quest’anno e negli anni successivi, perché avendo registrato tutti i mancati gettiti come spesa il primo anno, non dovrà più essere registrata la riduzione delle entrate negli anni successivi.
Forse al Governo conviene questo aumento di deficit degli anni scorsi, che riguarda i governi precedenti, perché così non davrà più considerare la riduzione delle entrate di quest’anno e degli anni successivi. In pratica è solo un fatto meramente contabile, che sposta le stesse cifre da un anno all’altro della contabilità, senza che a questo corrisponda alcuna modifica delle spese reali dello Stato.
Ma nella mente perversa degli “economisti-ragionieri” l’aspetto contabile “conta” più della realtà.
Mi dispiace, caro Keynes, anche nel secolo XXI, siamo ancora immersi nella parodia dell’incubo di un contabile.
Ma stiamo provando a cambiare paradigma.
Il 24 marzo 2023 alle ore 14:30, nella Sala dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, proveremo ad immaginare e realizzare “Un Mondo Positivo” basato su politiche economiche espansive, rese oggi possibili da nuovi strumenti elettronici di scambio senza debito e di questo parleremo.
Se sei interessato a partecipare in presenza, compila questo form: PARTECIPA AL CONVEGNO
Paolo Becchi e Fabio Conditi
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