F. De Leo: “Autostrade e Rete Unica, due dossier pesanti per i nuovi vertici di CDP. Ma occorre cambiare registro”

  ICT, Rassegna Stampa
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Consueto appuntamento con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kauffman & Partners (Madrid) per la consueta intervista sui temi della crescita e sui nuovi paradigmi dell’innovazione. Questa volta il focus è su un argomento molto focalizzato ed agganciato alla contingenza dettata dalle nuove nomine pubbliche fatte dal premier Mario Draghi. Oggetto dell’intervista è in sostanza Cassa Depositi e Prestiti (CDP), il suo ruolo nell’economia del Paese, la partite più rilevanti in corso, il rapporto con l’Europa, i vincoli di legacy e la necessità, anche in questo caso, di cambiar lenti, per abbracciare un nuovo paradigma che aiuti e sostenga il Paese nel nuovo ordine che sarà disegnato dalle dinamiche post pandemia. Ecco di seguito lo scambio che ne è nato.

Key4biz. Giovedì scorso il Governo ha provveduto a cambiare i vertici di CDP. Nelle prossime settimane dovrebbero definirsi due questioni chiave: l’assetto di ASPI (Autostrade per l’Italia) e Open Fiber. Due sfide importanti per il nuovo vertice di CDP…

Francesco De Leo
Francesco De Leo

Francesco De Leo. I nuovi vertici di CDP sono chiamati ad una sfida senza precedenti. È un’eredità pesante di un Paese che sembra avere smarrito la propria vocazione industriale e che deve fare i conti con gli effetti prolungati di una pandemia che ha rimesso in discussione molte certezze. Per certi versi, la prima difficoltà da superare sarà quella di venire a capo di un intreccio di interessi che hanno tenuto il Paese ingessato, sulla base di scelte che potevano essere valide tre anni fa, ma che per effetto dei cambiamenti che stiamo vivendo sembrano un retaggio del secolo scorso. In una certa misura, ASPI e Open Fiber sono due facce della stessa medaglia. Ho il timore, guardando a come sono state gestite sino ad ora le due partite, che si voglia restituire al Paese sì una sua identità industriale, ma puntando ad una visione più orientata al passato, che non mirata ad affrontare il futuro. In fin dei conti, sarebbe auspicabile che ci fosse una maggiore consapevolezza che ASPI ed Open Fiber sono due primarie infrastrutture strategiche, destinate nei fatti ad essere sempre più interconnesse. Sono due pilastri importanti per rilanciare in Italia una nuova stagione di innovazione con al centro la mobilità futura, che trovano in Enel la dimensione internazionale per allargare il perimetro del campo di gioco dell’Italia su scala globale.

Key4biz. Le sue parole esprimono comunque ottimismo. Si direbbe che lei guardi a CDP come si guarda a un catalyst del cambiamento.

Francesco De Leo. Credo che i nuovi vertici abbiano un’opportunità storicamente irripetibile. Ed è l’opportunità di rivedere in particolare le scelte fatte nel recente passato, guardando al nuovo contesto dell’economia globale, che vede un’accelerazione senza precedenti della convergenza fra energia, telecomunicazioni ed infrastrutture intelligenti. Sono convinto che assisteremo ad una svolta decisa. Occorre più industria e meno finanza, più focus su tecnologia ed innovazione, più coraggio ed indipendenza nelle scelte per rientrare in partita nei tavoli dove sono in gioco le alleanze che disegnano il futuro dell’Europa. Il nostro Paese non può più permettersi divisioni su questioni marginali, deve superare le conflittualità pur legittime, ma non può muoversi fuori dal contesto delle regole europee ed ha bisogno di raccogliere intorno ad obiettivi condivisi tutte le risorse disponibili, nessuna esclusa. Se non sarà così, non riusciremo a riagganciare il treno dell’innovazione. E, per tornare su CDP, si è avuta l’impressione che questi ultimi due anni siano stati particolarmente difficili per la Cassa, posta di fronte a scelte fra loro in contraddizione a cui non era semplice dare risposta. Ora è però importante archiviare il passato e riagganciare il futuro, perché il tempo non è più dalla nostra parte e la posta in gioco non è mai stata così alta.

Key4biz. E allora da dove ripartire? Dalle infrastrutture? Ma in che direzione?

Francesco De Leo. L’anno di pandemia ha contribuito a ridefinire le priorità e ha modificato il contesto di mercato e le attese degli investitori. I nuovi vertici di CDP hanno pertanto un’occasione unica per scrivere un capitolo nuovo e si possono permettere di riesaminare le scelte fatte anche nel recente passato, senza fare torto a nessuno, ma tenendo presente che il “new normal” richiede di guardare al futuro con le nuove lenti del cambiamento, che ha preso una direzione diversa rispetto a quanto ci si attendeva. Non si può guardare al XXI secolo con tecnologie del secolo scorso. Sarebbe come continuare a investire sulle carrozze a cavallo, quando si sta affermando il motore a scoppio. Così oggi il futuro passa dalla formidabile spinta innovativa legata all’applicazione pervasiva dell’intelligenza artificiale, allo sviluppo di microprocessori di nuova generazione, ai progressi fatti nell’energy storage, alla possibilità di avere reti iperconnesse che trasformano le infrastrutture fisiche di un tempo nelle nuove “information superhighways”. Il futuro non passa dal rame, ma dalla fibra e dallo sviluppo del 5G. L’elettrificazione dell’automobile è una sfida senza precedenti e la mobilità futura trasforma le autostrade in un asset strategico, che richiede la più grande campagna di investimenti dal secondo dopoguerra ad oggi. La direzione del cambiamento in corso è chiara e non lascia margini di interpretazione. Così come cambia inevitabilmente il ruolo di CDP, con una proiezione anche in chiave geopolitica, che fino a ieri non aveva, ma che a tutti gli effetti diviene oggi centrale per la competitività del sistema-Paese e per la sicurezza nazionale. Si tratta anche in questo caso di un cambio di paradigma ed i nuovi vertici di CDP hanno la possibilità di esprimere una leadership autonoma, che impone una nuova prospettiva e programmi di investimento che vanno nella direzione del futuro. Ecco perché appare giusto rivedere le scelte fatte anche nel recente passato, ma oggettivamente non più al passo con i tempi.

Key4biz. Ammeto di non aver pensato prima d’ora alla proiezione geopolitica del ruolo di CDP. Non se ne è mai parlato e sarebbe una novità. Perché dovrebbe essere così?

Francesco De Leo. Perché il contesto in cui CDP si dovrà muovere nel prossimo futuro è quello dell’Europa e delle grandi trasformazioni che ridisegnano un nuovo assetto dell’economia globale, ridisegnano quello che Henry Kissinger avrebbe definito come un nuovo ordine mondiale (a new world order). Meno Italia e più Europa e vorrei dire più Italia in Europa nel solco del Next Generation EU. Non era così in passato, e neppure due anni fa, ma oggi il campo di gioco è cambiato e l’Europa che troveremo alla fine di questo percorso sarà irreversibilmente più integrata ed interconnessa. Quindi la grande capacità di fuoco di CDP avrà un ruolo chiave nella proiezione internazionale del nostro Paese su scala globale. È un campo di gioco “grande”, non più il campo “piccolo” a cui ci si era abituati, un perimetro minore, concentrato solo sulle italiche vicende che si trascinano stancamente da troppo tempo. E ciò che abbiamo davanti è una sfida senza precedenti, che arriva in un momento difficile, e nel pieno corso di una transizione che rimette in gioco assetti consolidati e alleanze anche fra i nostri partner europei.  Ma è al tempo stesso una chance senza precedenti per i nuovi vertici di CDP che possono rilanciare la vocazione industriale del nostro Paese in una stagione di innovazione che è destinata a mobilitare risorse ed investimenti con una scala dimensionale che davvero non ci preclude obiettivo alcuno.

Key4biz. Quella che indica è una CDP ad ampio spettro, con una capacità di gioco che va dal compito istituzionale di governare e proteggere il risparmio postale delle famiglie italiane ad un cambio di prospettiva con un protagonismo internazionale di altra tempra. Forse è una iperbole eccessiva?

Francesco De Leo. A dire il vero la scelta dei nuovi vertici, che provengono da una lunga esperienza in Europa, lascia pensare che si sia già molto più avanti di quello che siamo disposti ad immaginare. D’altra parte non potrebbe essere diversamente, anche per il prestigio acquisito in pochi mesi dal Governo Draghi a livello internazionale. L’adesione dell’Italia al dettato europeo è fuori discussione e la scelta dei nuovi vertici di CDP è una garanzia in più per i nostri partner europei. Il Paese ha dimostrato di sapere avviare una politica di modernizzazione delle infrastrutture chiave, senza timori di passi indietro o scelte di retroguardia, che sarebbero viste come un ritorno al passato. Certo è che non si può dire che questi due ultimi anni siano stati semplici. Alcune scelte hanno certamente contribuito a creare incomprensioni ed hanno allertato in più di un’occasione l’attenzione di Bruxelles, e questo di sicuro non ha giovato. Le scelte del Governo Draghi hanno al contrario contribuito a rasserenare il clima con l’Europa e gli investitori internazionali e così oggi è possibile scrivere una nuova pagina nelle relazioni con i nostri partner europei. Non era affatto scontato, ma ora è così è ed è una buona notizia. Detto questo, molto dipenderà anche dai primi passi dei nuovi vertici di CDP. Ci sono molti dossier aperti con l’Europa ed è arrivato il momento di fare chiarezza.

Key4biz. Cosa si aspetta, secondo lei, l’Europa dal nuovo corso che sta per iniziare in CDP?

Francesco De Leo. Quel che ho detto prima: più industria e meno finanza, più innovazione, più tecnologia e meno conflitti di interesse. In sintesi un maggiore respiro europeo, in grado di rilanciare una nuova stagione di alleanze fuori dagli stretti confini nazionali, per rispondere alle sfide del cambiamento e ad una pandemia che ha messo in luce come sia imprescindibile un maggiore coordinamento degli investimenti su scala europea.

Key4biz. Quindi si apre un nuovo ciclo, con un ruolo più “europeo” anche per CDP? Va bene, ma sarebbe utile indicare dove risiedano le preoccupazioni dell’Europa, non trova?

Francesco De Leo. Alcune delle scelte fatte in questi ultimi due anni, pur legittime, hanno destato sorpresa e preoccupazione in Europa, anche per la lettura che ne è stata data all’estero dagli osservatori e dai mercati finanziari. Nello specifico sono due i dossier sotto stretta osservazione. Il primo è quello della cosiddetta “Rete Unica”, con CDP che gioca un doppio ruolo come azionista di TIM ed al tempo stesso di Open Fiber. Il secondo è l’offerta di acquisto delle quote di Atlantia in ASPI (Autostrade per l’Italia), che ha finito per trascinarsi troppo a lungo e che, a tutti gli effetti, è stata percepita come una ri-nazionalizzazione mascherata, in netta controtendenza rispetto alle regole del mercato unico europeo. Due partite importanti che agli occhi dell’Europa hanno contribuito ad ingessare il Paese, a creare diffidenza e che ci hanno allontanato dai tavoli in cui si ridisegnano gli assetti che governeranno l’economia nel prossimo futuro. L’Europa chiede maggiore trasparenza, linearità nella definizione dei ruoli e chiarezza negli obiettivi. C’è in gioco l’accesso ai fondi del Next Generation EU e non abbiamo margini di errore. Da questo punto di vista, i nuovi vertici di CDP sono una garanzia, e questo ci riavvicina all’Europa. Più agilità ed attenzione ad intercettare il cambiamento, e meno rigidità nell’impostazione delle scelte di fondo, per rilanciare la vocazione industriale del nostro Paese.

Key4biz. Quindi meno finanza e più industria, più innovazione e più Europa. Da dove ripartire?

Francesco De Leo. Per superare la tirannia del presente e l’eredità del recente passato occorre un’azione coordinata di alto profilo. Non ci sono né scorciatoie, né mezze misure perché ci riporterebbere d’un colpo indietro nel passato. C’è un problema di policy e di scelte organizzative coerenti, mirate ad obiettivi che non possono essere fra loro conflittuali. L’Europa ha visto con crescente preoccupazione e diffidenza l’ingresso di fondi speculativi stranieri (in paticolare extra UE), che hanno sempre puntato alla massimizzazione dei profitti di breve termine, mentre qui in ballo c’è il futuro e la competitività dell’Unione Europea con progetti di investimento che necessariamente si realizzano su un arco di tempo in alcuni casi di 5-7 anni, in altri di 10-12 anni. Nessuno chiede di fare a meno della finanza internazionale, non è possibile e non è nemmeno lontanamente immaginabile. Ma non si può certo trascurare la vocazione industriale del Recovery Fund, che non può realizzarsi senza rilanciare una nuova stagione di alleanze fra i protagonisti in Europa della trasformazione oggi in corso. È arrivato il momento di fare una scelta campo ed essere coerenti nella selezione delle priorità, puntando su nuovi talenti ed innovazione, superando una visione provinciale e datata del mondo. Con ogni probabilità, per riaprire definitivamente il dialogo con l’Europa occorre ripartire da una rivisitazione del dossier della Rete Unica, che ha ingessato il Paese per due anni senza trovare un punto di sintesi, e ripensare il ruolo delle infrastrutture autostradali che stanno avviandosi al più rilevante processo di trasformazione dal secondo dopoguerra ad oggi. Non ultimo, riconoscere che la forza dirompente della convergenza fra energia, telecomunicazioni e mobilità di nuova generazione si sta realizzando in un mondo plurale di reti iperconnesse, senza soluzione di continuità. Se non si fanno i conti con il “new normal”, si rischia di creare aspettative che saranno deluse. Il tempo non è più dalla nostra parte. Ne avevo già scritto a marzo 2019, quando venne pubblicata una research note dal titolo: “TIM Net-Co Spin-Off: A Risky Bet in a Turbulent Environment”. Quelle previsioni, e dico purtroppo, si sono avverate ed oggi siamo al punto di partenza. Per certi versi potrebbe essere un bene, perché’ le posizioni di allora sono state superate dagli eventi e dalla trasformazione tecnologica delle infrastrutture chiave del Paese. Arrivare tardi in qualche caso può essere un vantaggio, perché ci si risparmia dagli errori del passato.

Key4biz. I passaggi chiave da dove innescare questa transizione?

Francesco De Leo. È sufficiente prendere spunto da un documento discusso qualche mese fa a Washington, in preparazione per il piano “Build, back better” lanciato dal Presidente americano Joe Biden. I punti chiave sono quattro. Il primo è quello di un mandato dai vertici del Governo per fare una cesura con il passato (“a mandate from the top to break with the current doctrine”). Il secondo è una genuina competizione fra idee, che appare così lontana dal pensiero unico di questi anni che ha caratterizzato il nostro confronto nazionale. Il terzo è quello di un approccio in grado di mobilitare le risorse, le esperienze e le prospettive più differenti. Infine, il quarto è la disponibilità ad accettare che le idee migliori arrivino dai più giovani. Non occorre pretendere di essere i primi, è sufficiente avere l’umiltà intellettuale di imparare dai migliori. La nuova CDP ha tutto per riuscire nell’impresa e questa è una buona notizia per il Paese (e sappiamo quanto ce ne fosse bisogno). Troppe volte in molti ci hanno dati per spacciati, guardando all’Italia come ad un Paese schiacciato dalla tirannia di un passato che non è stato possibile scrollarsi di dosso. E quasi sempre queste attese sono andate deluse. Sarà così anche questa volta. Come amava ripetere Theodore Roosvelt: “È duro fallire, ma è ancora peggio non avere mai provato ad avere successo”.

Quando riparte una nuova stagione di innovazione non è importante da dove si parte, ma dove si punta ad arrivare.

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