“Non so cosa voglia dire fair share, ma se il significato è che ognuno faccia la propria parte noi di Google lo facciamo e con grande trasparenza”. È quanto ha detto Diego Ciulli, policy manager di Google, a proposito del dibattito sul fair share avviato dalle Telco. “Non c’è nessuna divergenza, anzi il nostro business è completamente allineato con Telco quando obiettivo è far arrivare contenuti alle persone, ai consumatori. Siamo davvero allineati per far crescere l’Italia del digitale”, ha continuato Ciulli secondo cui in questo Paese in particolare la collaborazione tra Google e il sistema Telco “è un caso di successo che crediamo sia un modello”.
““Un pacchetto di dati che sta per il 99% del proprio percorso dai server agli utenti su infrastrutture costruite da noi. Investiamo tantissimo nel supportare la rete e nel comprimere il traffico perché non abbiamo nessun interesse a intasare la rete. Anche l’Italia è coinvolta da questi investimenti. Ad esempio stiamo costruendo insieme a Sparkle un grande cavo sottomarino che parte da Genova, attraversa il Mediterraneo e arriva fino in India”.
Labriola, ‘nuove regole per le tlc, non si può aspettare’
In precedenza, il cosiddetto fair share, l’equo contributo che le tlc chiedono agli Ott, ha preso spazio a Comolake. Le telco hanno attaccato “Vanno definite nuove regole e rapidamente, ci stiamo dicendo che gli scenari cambiano velocemente; non possiamo aspettare 2 anni per un’analisi di mercato perchè fra due anni rischiamo di non esserci più”, dice l’ad di Tim Pietro Labriola, uno dei firmatari dell’appello alla Ue per il fairshare. “Guardiamo al futuro guardando con lo specchietto retrovisore. Le tlc prima erano un’industria verticale senza nessun processo tech. Oggi viviamo in un contesto in cui qual è differenza tra Ott e altri servizi delle tlc? Mi dovete spiegare perché whatsapp non ha nessun tipo di regola sulla modalità di erogazione dei servizi, di utilizzo della banda, mentre noi tlc siamo inquadrati in normative che fanno riferimento a un passato che non esiste più”.
“Le politiche europee degli ultimi venti anni sono state fallimentari. L’Europa aveva i più grandi operatori e costruttori di rete, oggi i più grandi sono americani e i costruttori da 4-5 giganti sono diventati due. I grandi player del digitale son tutti statunitensi. L’Europa ha chiaramente fallito” aggiunge l’ad di WIndtre Gianluca Corti.
Corti, l’ad di Windtre non fa sconti: “Oggi ci troviamo in una situazione in cui il modello di business è: le Telco investono e gli Ott fanno ricavi. C’è un notissimo Ott che ultimamente ha lanciato un’offerta 4K. Al cliente finale (al cliente finale, rpt) costa 5 euro, a noi raddoppia il costo operativo perché usa il doppio della banda. Noi abbiamo il raddoppio dei costi, poi se non funziona bene il cliente chiama noi perché gli Ott non hanno il call center”.
“Bisogna trovare un modello sano in cui gli Ott continuano a fare loro business e svilupparsi ma in qualche modo una parte di investimento richiesto alle Telco sia retribuito. Altrimenti noi paghiamo e loro guadagnano: è un modello che a lungo termine non può funzionare” conclude.
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