Parte la nuova pipeline baltica
È stato inaugurato a Goleniów, in Polonia, alla presenza del presidente polacco, Andrzej Duda, e del primo ministro, Mateusz Morawiecki, del primo ministro danese, Mette Frederiksen, e del ministro dell’Energia norvegese, Terje Aasland, il nuovo gasdotto baltico (Baltic pipeline) che dalla Norvegia, via Danimarca, porterà gas naturale in Polonia e via via verso altri Paesi limitrofi.
È un nuovo concreto passo verso l’abbandono del gas russo, a favore di fonti europee, più sicure e affidabili, che nel tempo potrebbero garantire agli Stati dell’Unione e dell’Eurozona maggiore stabilità ed autonomia energetica.
Secondo quanto riportato da Euronews, Morawiecki avrebbe dichiarato che “l’era del dominio russo nel campo del gas sta volgendo al termine. Un’era segnata da ricatti, minacce ed estorsioni. Dobbiamo fare tutto il possibile per eliminare l’energia come strumento del potere nelle mani di Mosca“.
Il commissario Ue per l’Energia, Kadri Simson, ha definito il gasdotto “un progetto chiave per la sicurezza degli approvvigionamenti nella regione, che svolgerà un ruolo prezioso nella mitigazione dell’attuale energia crisi in corso, e il risultato di un’efficace politica UE di diversificazione delle fonti di gas”.
Addio al gas russo? L’Europa compie un nuovo passo verso l’autonomia energetica
Addio Mosca, quindi? I polacchi non vedono l’ora di poter dire ad alta voce “żegnaj Moskwie”, soprattutto in relazione alla dipendenza energetica che ha segnato gran parte dei Paesi europei dell’Est, fino a Germania e Italia.
Un’infrastruttura che è costata sino ad ora almeno 1,6 miliardi di euro, grazie al cofinanziamento di Bruxelles (circa 267 milioni di euro del fondo Connecting Europe Facility) e investitori privati, tra cui alcune imprese energetiche polacche e le danesi Gaz-Systema ed Energinet.
La pipeline consentirà di importare fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Norvegia verso la Polonia e di trasportare 3 miliardi di metri cubi di gas dalla Polonia alla Danimarca.
Un’inaugurazione della nuova infrastruttura che arriva praticamente il giorno dopo le esplosioni e le perdite di gas subite dalle due reti Nord Stream 1 e 2 che coinvolgono sempre la Danimarca, assieme alla Svezia, alla Germania e la Finlandia.
Nord Stream sotto attacco
Se ancora ieri qualcuno parlava apertamente di sabotaggi e non di incidente, con il passare delle ore si è preferito attendere e monitorare le fughe di gas in corso, che dovrebbero terminare una volta che il gas contenuto nella rete finisca (il Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione, ma era pronto e quindi al suo interno c’è del gas).
La ministra degli Esteri svedese, Ann Linde, ha affermato che “si tratta probabilmente di un sabotaggio, ma al momento non intendiamo speculare su chi possa esserne il responsabile”.
“Ho parlato con la premier danese Mette Frederiksen dell’azione di sabotaggio del Nord Stream – si legge in un tweet della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – è fondamentale ora indagare sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sul perché. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile“.
Sul fatto è intervenuto anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in occasione di una conferenza stampa a Washington con il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar: “Le fughe di gas dal Nord Stream sono sotto indagine, i primi report indicano che siano state causate da un attacco ma sono solo le prime notizie”.
Nord Stream obiettivo militare, come tutte le infrastrutture energetiche europee
Il pericolo concreto è che Nord Stream 1 e 2 possano divenire obiettivi militari e quindi un’ennesima scusa per estendere il conflitto tra Russia e Ucraina ad altri Stati limitrofi, tra cui certamente la Polonia e i Paesi Baltici.
Un secondo problema di non minore gravità è che queste infrastrutture energetiche, così strategiche per il nostro continente, sono troppo vulnerabili ed esposte agli attacchi e ai sabotaggi.
Dal 27 settembre i paesi che si affacciano sul Baltico hanno rafforzato le misure di sicurezza nelle centrali energetiche. Nessuno può escludere che la Russia decida di attaccare le infrastrutture dei paesi della Nato.
E sebbene il gasdotto che collega la Russia all’Europa fosse ormai fermo per la guerra in Ucraina (almeno il Nord Stream 1, mentre il 2 non è mai entrato in funzione), ad Amsterdam il prezzo del gas – che era rimasto più o meno stabile negli ultimi giorni, anche dopo la chiusura dei rubinetti da parte di Gazprom ad agosto – all’arrivo della notizia delle fughe di gas dal Mar Baltico, il prezzo del combustibile fossile è schizzato fino ai 207 euro al megawattora (+19%).
https://www.key4biz.it/gas-polonia-danimarca-e-norvegia-inaugurano-rete-baltica-dopo-i-danni-al-nord-stream-infrastrutture-energetiche-a-rischio/417527/