Minerali come il litio, il cobalto e le terre rare alimentano le tecnologie energetiche pulite e le batterie dei veicoli elettrici. Poiché queste risorse sono al centro della transizione energetica pulita, anche i Paesi ricchi di petrolio, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti (EAU), stanno aumentando gli investimenti nelle catene di approvvigionamento dei minerali critici, nel tentativo di diversificare i loro portafogli economici e di ritagliarsi una partecipazione in questo settore in crescita.
Non si tratta di sostituire il petrolio, ma di entrare nei futuri settori strategici per mantenere una posizione di proficua dominanza nel settore energetico e della fornitura di materie prime.
.”Sauditi ed Emirati Arabi Uniti stanno emergendo come grandi protagonisti nello spazio dei minerali critici”, ha detto Gracelin Baskaran, senior fellow presso il Center for Strategic and International Studies. “Si tratta di Paesi dipendenti dal petrolio che si rendono conto che la transizione energetica pulita e i veicoli elettrici ridurranno la domanda globale di petrolio, quindi se vogliono crescere economicamente, non sarà solo per continuare un modello di solo petrolio”. Questo, ovviamente metterà i paesi arabi in concorrenza con la Cina, l’altro grande giocatore in questo settore.
In particolare gli Emirati Arabi Uniti stanno intensificando gli sforzi per ritagliarsi una partecipazione nel settore, tra l’altro siglando una partnership mineraria da 1,9 miliardi di dollari nella Repubblica Democratica del Congo e assicurando nuovi accordi nello Zambia, ricco di rame. Secondo quanto riferito, gli Emirati Arabi Uniti e l’Australia sono anche in trattative per un accordo di libero scambio che potrebbe vedere Abu Dhabi investire nel settore dei minerali critici di Canberra. E nel vicino Qatar, Doha ha fatto i suoi primi passi firmando accordi minerari con la Nigeria e sottolineando l’importanza della cooperazione nel settore dei minerali critici durante i colloqui con Washington.
Il capitale degli Emirati Arabi sta investendo molto nel settore dei metalli rari in un momento in cui molte società occidentali del settore stanno rallentanto le proprie ricerche e investimenti a causa dei prezzi di mercato non esaltanti. Al contrario i fondi degli emirati e anche suiditi sono in grado di investire nel settore senza timore riguardo i ritorni economici. Questo mette questi paesi in una posizione di vantaggio di lungo termine in questi settori.
L’entrata in questi settori però richiiederà agli investitori arabi anche un’evoluzione di carattere normativo. “Attirare investimenti internazionali sostanziali richiede condizioni fiscali competitive e regolamenti prevedibili per incentivare la partecipazione delle aziende private”, ha scritto Hamid Pouran, esperto di minerali critici presso l’Università di Wolverhampton, per il Middle East Institute. “È necessario implementare rigorose salvaguardie ambientali e sociali per garantire un’estrazione etica e sostenibile, e il miglioramento dell’efficienza energetica sarà fondamentale per i processi ad alta intensità energetica coinvolti nella raffinazione di minerali e metalli”.
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