Il dipartimento di giustizia statunitense ha dichiarato di aver smantellato la botnet 911 S5, operativa dal 2014. L’operazione ha coinvolto diverse forze dell’ordine internazionali e si è conclusa con l’arresto di YunHe Wang, un cittadino cinese di 35 anni a capo della rete criminale.
“Secondo l’accusa presentata il 24 maggio, dal 2014 al luglio 2022, Wang e altri avrebbero creato e diffuso malware per compromettere e accumulare una rete di milioni di computer Windows residenziali in tutto il mondo” si legge nel comunicato del Dipartimento.
I dispositivi erano associati con più di 19 milioni di indirizzi IP unici; di questi, oltre 600.000 erano localizzati negli Stati Uniti. Il gruppo guidato da Wang ha guadagnato milioni di dollari vendendo ad altri cybercriminali l’accesso agli IP infettati.
Stando alle informazioni condivise dal Dipartimento, Wang ha diffuso il malware usando programmi VPN come MaskVPN e DewVPN e servizi pay-per-install che includevano il malware in versioni piratate di software. La botnet 911 S5 poteva contare su 150 server dedicati distribuiti in tutto il mondo, 76 dei quali messi a disposizione da provider statunitensi.
I cybercriminali che hanno sfruttato la rete di Want hanno colpito i dispositivi compromessi per commettere vari tipi di crimine, come frodi, cyberstalking, minacce, coordinamento di operazioni per l’esportazione illegale di beni e condivisione di materiale per lo sfruttamento minorile.
Molti attaccanti hanno colpito anche programmi di supporto economico alla popolazione, in particolare durante gli anni della pandemia, provocando una perdita di quasi 6 miliardi di dollari alle compagnie assicuratve.
“Questo caso chiarisce che il lungo braccio della legge si estende oltre i confini e nelle ombre più profonde del dark web, e il Dipartimento di Giustizia non smetterà mai di lottare per chiedere conto ai criminali informatici” ha affermato Merrick B. Garland, procuratore generale degli Stati Uniti.
Wang ha utilizzato i proventi della botnet per acquistare oltre venti immobili negli Stati Uniti, in Cina, a Singapore, in Thailandia e negli Emirati Arabi Uniti; dopo l’arresto sono stati individuati anche più di una dozzina di account bancari locali e internazionali, più di venti portafogli di criptovalute e altrettanti domini sul web.
L’uomo ora è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica, frode informatica sostanziale, associazione a delinquere finalizzata alla frode telematica e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro, e rischia una pena massima di 65 anni di carcere.
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