Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..
Vent’anni fa, gli americani guardavano i programmi allora più di moda – American Idol, la seconda stagione del successone Lost, o un’altra all’esordio, Grey’s Anatomy, che sembrava promettere bene – su un televisore in media di una trentina di pollici: da noi in Italia, anche meno.
Ora dispositivi con il triplo della diagonale sono sempre più comuni nelle case italiane, e abbordabili anche senza rinunciare a diverse mensilità di stipendio: schermi che, considerata la distanza solitamente abbastanza ridotta tra il divano e la parete di fronte, offrono in tutto e per tutto un’esperienza paragonabile a quella del cinema (e i popcorn si possono preparare nel microonde di casa).
E infatti insieme al proliferare della tv streaming, con una quantità sempre maggiore di programmi a disposizione a pochi euro al mese (a proposito, su SOSTariffe.it si possono trovare le offerte più convenienti per i diversi servizi), l’evoluzione del televisore ha sancito, se non proprio la fine, un ridimensionamento epocale delle tradizionali pellicole da vedere nelle sale cinematografiche; il colpo di grazia l’ha dato al Covid, che ha mostrato anche a chi ancora era restio all’intrattenimento audiovisivo casalingo le potenzialità di questa scelta.
Ma se è sempre più numeroso chi parla di subscription fatigue per lo stress di dover gestire diversi abbonamenti ad altrettante piattaforme, ognuna col suo catalogo di film, serie, documentari e quant’altro, anche la crescita degli schermi, prima o poi, dovrà finire; proprio come si evita di sedersi nella prima fila al cinema, così non sarà auspicabile superare di molto gli 80 pollici, tranne per i fortunati che possono contare su salotti con l’estensione di una piazza d’armi.
Ma allora, dove trovare l’innovazione, che con sé porta la necessità di sostituire il proprio apparecchio (problema già affrontato dagli smartphone, che una volta si cambiavano ogni due anni e oggi rimangono nelle nostre tasche per un lasso di tempo sempre più lungo)? La risposta non può che arrivare dalla rivoluzione attualmente in corso, ovviamente quella dell’intelligenza artificiale, che si farà strada sempre di più anche nei nostri televisori, compresi quelli più grandi ormai fotografatissimi nelle fiere (come i nuovi Hisense da 100 pollici, che possono essere acquistati per circa 3.000 euro, cifra impensabile fino a pochi mesi fa).
Gemini per Google TV Streamer, la guida per non perdersi
Poche settimane fa Google ha presentato il nuovo Google TV Streamer, destinato a prendere il posto occupato finora dalla Chromecast, il dispositivo che ha permesso di rendere “smart” anche TV che non lo erano ma avevano una presa HDMI libera. Tra le novità c’è proprio la presenza di una serie di funzionalità AI basate su Google Gemini, così come per gli altri apparecchi della gamma Nest per la smart home.
Il primo compito dell’intelligenza artificiale sulla tv sarà quello di aiutare a orientarci tra le centinaia di migliaia di contenuti a cui abbiamo accesso, ormai sempre meno gestibili navigando con il proprio telecomando; Google TV Streamer promette l’accesso a oltre 700.000 film e spettacoli attraverso le diverse app di streaming, con più di 800 canali gratuiti per la tv in diretta, e quindi sarà necessario avere l’intelligenza artificiale di Google pronta a fornire algoritmi migliori e più “mirati” rispetto a quelli già garantiti dalle piattaforme tradizionali.
Ma non ci sarà solo la possibilità di ricevere raccomandazioni più mirate sui nostri gusti: Gemini potrà anche metterci a disposizione comodi riassunti dei film, delle serie o delle singole stagioni, e aggiornare in tempo reale i pareri degli utenti per avere una recensione artificiale sì, ma guidata dalle opinioni umane. In più Google TV Streamer è pensato come hub digitale per gestire una casa sempre più connessa, in modo da controllare i vari gadget direttamente dal divano.
Il contenuto non c’è? Lo creiamo noi
Ma il cambiamento non riguarda ovviamente solo i cosiddetti dongle, che alla fine rimangono dispositivi esterni. Il CES 2024 ha messo in mostra i televisori con funzionalità avanzate di Samsung, LG, TCL e Hisense, basate sull’intelligenza artificiale: si parte dalle più semplici, come la riduzione del “rumore” nell’immagine, fino a quelle più complesse, come l’identificazione e l’isolamento di oggetti di interesse nelle immagini, attraverso algoritmi in grado di regolare dinamicamente contrasto e colore per dare un maggiore impatto visivo.
Inoltre, l’AI viene utilizzata anche per ottimizzare la mappatura dei toni HDR nei film e negli spettacoli ad alta gamma dinamica e persino per “rimasterizzare” i contenuti più vecchi che non sono stati prodotti in formato HDR, grazie a un database di immagini preesistenti che viene usato per elaborazioni ulteriori. Insomma, la versione “video” di quello che fanno ChatGPT e gli altri chatbot di intelligenza artificiale generativa, ovvero rifarsi a un gigantesco pregresso (nel caso di OpenAI, con diversi problemi di trasparenza per quanto riguarda il copyright e la legittimità del “prelievo”) per prevedere statisticamente cosa fare in futuro.
LG ha già annunciato una funzione per i suoi migliori televisori OLED chiamata AI Director Processing, che può analizzare lo schema cromatico previsto dal regista per ogni scena di un film e, nelle parole della casa sudcoreana, “migliorare l’espressione dei colori” di conseguenza. Per quanto riguarda Samsung invece l’innovazione si chiama AI Motion Enhancer Pro, prevista per i suoi televisori a 8K di quest’anno e che farà la gioia di tutti gli appassionati di sport, in particolare quelli con la palla o un pallone: l’IA viene utilizzata per rilevare il tipo di palla e sostituirla efficacemente sullo schermo, fotogramma per fotogramma, non solo per ridurre, ma per eliminare completamente la sfocatura del movimento, in modo da non perdere mai di vista il centro del gioco.
Infine, l’IA dà la risposta anche a un annoso problema: a che serve avere un televisore ad altissima definizione – 8K, appunto – se poi la grande maggioranza dei contenuti è a 4K o inferiore? L’intelligenza artificiale entra in gioco anche per l’upscaling: calcolando che un televisore 4K ha 8,3 milioni di pixel sul suo schermo, mentre un televisore 8K ne ha 33 milioni, l’IA crea milioni di nuovi pixel per riempire lo schermo, sempre basandosi su un database visivo per creare nuovi pixel “plausibili”, con linee lisce e dettagli non troppo accentuati. Quasi meglio di un regista vero.
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