“Mi ha fatto sentire di nuovo una persona completa”, questo il primo commento di Ann Johnson, 48enne, che è tornata a parlare, grazie a una voce artificiale.
Quasi 20 anni fa, all’epoca aveva 30 anni, ha avuto un ictus che l’ha lasciata paralizzata e le ha tolto la capacità di parlare. Comunicava solo con un comunicatore oculare utilizzabile con il battito dell’occhio o con un singolo movimento della pupilla.
Ora Ann riesca a far sentire di nuovo la voce, molto vicina all’originale. “Sentire una voce simile alla propria è emozionante”, ha detto la signora Johnson ai ricercatori.
I ricercatori hanno utilizzato il suo discorso al brindisi del suo matrimonio per sviluppare la voce
La signora Johnson insegnava matematica e educazione fisica al liceo ed ha avuto un ictus al tronco encefalico mentre si stava riscaldando per giocare a pallavolo. Dopo un anno in ospedale e in una struttura di riabilitazione, è tornata a casa dove ad aspettarla c’era anche la figlia di 23 mesi, che ora è cresciuta senza alcun ricordo di aver sentito parlare sua madre. Ora, grazie agli algoritmi di intelligenza artificiale, la figlia può ascoltare la mamma.
Johnson ha scelto l’avatar, un volto che le somigliava, e i ricercatori hanno utilizzato il suo discorso al brindisi del suo matrimonio per sviluppare la voce.
Come riporta il New York Times, la ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, dimostra che per la prima volta le parole pronunciate e le espressioni facciali sono state sintetizzate direttamente dai segnali cerebrali, e gli scienziati parlano di un notevole progresso nell’aiutare lei e altri pazienti a parlare di nuovo. Gli elettrodi – spiegano – hanno decodificato i suoi segnali cerebrali mentre lei cercava silenziosamente di pronunciare delle frasi. La tecnologia ha poi convertito tali segnali in linguaggio scritto e vocale e ha consentito a un avatar sullo schermo di un computer di pronunciare le parole e mostrare sorrisi e altre espressioni.
L’obiettivo degli scienziati è aiutare i soggetti che non possono parlare a causa di ictus o malattie come la paralisi cerebrale e la sclerosi laterale amiotrofica: per funzionare, l’impianto deve essere collegato tramite un cavo dalla testa a un computer, anche se gli esperti stanno sviluppando versioni wireless. E alla fine, i ricercatori sperano che le persone che hanno perso la parola potranno conversare in tempo reale attraverso immagini computerizzate di se stesse che trasmettono tono, inflessione della voce ed emozioni come gioia e rabbia.
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