Il quotidiano economico Italiaoggi ci fornisce delle cifre socialmente impressionanti, che dovrebbero far pensare la nostra classe dirigente , se avesse ancora un interesse minimo negli italiani e nella propria sopravvivenza politica.
Ecco i dati pubblicati dall’associazione dei consulenti del lavoro, quindi gente che conosce bene il proprio lavoro e che si chiama “Gli italiani ed il lavoro dopo la grande emergenza”, come se l’emergenza fosse finita,
Il Covid ha causato una riduzione del reddito per 7,5 milioni di lavoratori, con la drammatica conseguenza che oltre la metà delle famiglie italiane ha dei problemi nelle spese quotidiane. Abbiamo ancora 1,8 milioni d’italiani con le attività bloccate dai lockdown senza lavorare, magari in cassa integrazione e più di un milione di persone è convinto di perdere la propria occupazione nei prossimi mesi.
Abbiamo 2,6 milioni di dipendenti che vedono a forte rischio il proprio futuro lavorativo sull’onda dello sblocco dei licenziamenti. Di quelli che lavorano abbiamo 7,5 milioni di individui che ha registrato una riduzione dei propri redditi. Entrando nel dettaglio, il 32,5% degli occupati ha infatti registrato una diminuzione delle entrate che, nel 16,1% è stata tra il 10-30%, per il 10,8% superiore al 30%, mentre solo per il 5,6% si è fermata su valori più bassi. «Il cedimento dei redditi», sottolineano dalla Fondazione, «ha determinato comportamenti molto diversificati nella spesa delle famiglie, accrescendone per molti versi gli stessi effetti. La maggioranza (56,1%) ha infatti incontrato problemi nel far fronte alle spese quotidiane: problemi che, nel 44,2% dei casi hanno portato a tagliare consumi non di primaria necessità, nel 16,7% alla riduzione di quelli essenziali (salute, alimentari), mentre nel 4,4% a chiedere prestiti e indebitarsi». Naturalmente il taglio dei consumi non fa altro che acuire e diffondere ovunque la crisi.
L’Italia ha bisogno di una ripresa , di un “Fondo, ma questi soldi non devono essere impegnati in assurdi ed improduttivi piani “Verdi”, ma subito in vero lavoro produttivo e in rilancio dei consumi per le famiglie ce hanno subito dei tagli dei redditi molto forti. Invece, come si legge dalle tabelle del PNRR, ci si attende che questo produca ancora una compressione ulteriore dei consumi. Al contrario ci sarebbe bisogno di un piano di de fiscalizzazione di massa, di tagli nei costi dei servizi pubblici, d’investimenti diffusi anche a livello locale per far ripartire le economie livello cittadino. Invece ci si culla in paroloni come “Colmare il divario di genere”, ignorando che l’Italia questo valore è fra i più bassi nella UE. Un piano che conduce ulteriormente a ridurre i consumi, come il PNRR (basta leggere il mio articolo precedente) è un piano che porta al limite della rivolta sociale. Quindi finiamola con questi coprifuoco, che non hanno senso alcuno e cerchiamo di spingere la gente a vivere con serenità, parole che non si accompagna a quella di Speranza, il ministro.
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