Netskope ha pubblicato l’ultima edizione del Cloud Threat Report, che ha concentrato l’attenzione su una minaccia tradizionale ma sempre attuale: il phishing.
Secondo le rilevazioni dell’azienda, in ambito enterprise 8 utenti su 1.000 hanno seguito un link di phishing o hanno tentato di accedere a siti contraffatti nel solo terzo quarto del 2022.
La percentuale è simile in quasi tutti i settori presi in considerazione, con l’eccezione dei servizi finanziari, in cui la percentuale scende allo 0,5%. Piuttosto uniforme è anche la distribuzione geografica, che vede però un’incidenza sensibilmente superiore nell’area mediorientale, in cui si sono registrati valori doppi rispetto alla media.
I messaggi di posta elettronica continuano a essere il vettore d’attacco più comune, ma certamente non l’unico: una delle tendenze più interessanti rilevate dalla ricerca è infatti l’affiancamento di molti canali, tra cui motori di ricerca, social media e blog personali. Sempre più spesso vengono utilizzate anche applicazioni cloud molto diffuse, come i servizi di storage e le suite di produttività.
Relazioni pericolose (tra servizi e applicazioni)
Una delle tendenze più preoccupanti è l’utilizzo di attacchi che sfruttano gli strumenti di autenticazione tramite servizi di terze parti, come Oauth; queste forme di autenticazione sono infatti molto diffuse e consentono l’accesso a un’enorme mole di informazioni.
Gli strumenti di attacco phishing stanno iniziando a sfruttare l’interconnessione tra i servizi per sfruttare l’accesso ai dati offerto alle applicazioni di terze parti.
La ricerca sottolinea come le aziende analizzate in media consentano l’accesso ai propri dati su Google a 440 applicazioni di terze parti; inoltre, il 44% delle applicazioni di terze parti collegate a Google Drive ha accesso a dati sensibili o addirittura all’intero contenuto dello storage remoto.
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